Il collezionismo di “memorabilia” dell’olocausto non è una novità: sono purtroppo in molti a nutrire un interesse morboso per tutto ciò che ha a che fare con lo sterminio perpetrato dal Terzo Reich nei campi di concentramento. Quello che stupisce è che, a distanza di quasi un secolo, nuovi oggetti continuino a emergere, a solleticare la curiosità di questi “collezionisti” e, soprattutto, a essere venduti alla luce del sole. Un ragionamento simile deve aver ispirato il tribunale israeliano che ha vietato la messa all’asta, a Gerusalemme, degli strumenti che venivano usati per marchiare i prigionieri di Auschwitz. A portare all’attenzione delle autorità la macabra asta è stato un comitato di sopravvissuti dell’Olocausto. Il 16 novembre, un’udienza deciderà sulla possibilità o meno di procedere con la vendita.
Offerti già più di 3000 Dollari per i “timbri” di Auschwitz
Alcuni degli aspiranti acquirenti hanno già offerto cifre superiore ai 3000 Dollari, per aggiudicarsi l’orribile trofeo, composto da “timbri” di metallo, con aghi intercambiabili che originariamente venivano disposti a formare i numeri. Con questi si marchiava una ferita nel braccio dei prigionieri, che poi veniva strofinata con inchiostro, creando un tatuaggio permanente che ancora oggi è il simbolo che identifica i sopravvissuti dell’Olocausto, che nei campi di concentramento erano identificati solo dal numero impresso sulla loro pelle. Il lotto, nel suo complesso, comprende 14 timbri e il libretto di istruzioni della fabbrica Aesculap, che li produceva. Ne esisterebbero solo tre al mondo, secondo la casa d’aste. Gli altri due si trovano rispettivamente al Museo di Medicina Militare di San Pietroburgo, in Russia, e nel museo di Auschwitz, in Polonia.
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I sopravvissuti dell’Olocausto chiedono che i timbri vadano in un museo
Il battitore d’asta Meir Tzolmanr ha dichiarato che un lotto del genere dovrebbe finire “alla persona giusta”, poiché si tratta di un reperto “scioccante”. Resta da capire se un privato disposto a sborsare migliaia di dollari per portarsi a casa uno strumento di tortura si possa considerare in alcun modo come “la persona giusta”.
La direzione del Memoriale dell’Olocausto di Israele ha pubblicamente definito l’asta “moralmente inaccettabile”. Dello stesso avviso Colette Avital, direttrice dell’associazione di sopravvissuti dell’Olocausto che ha denunciato l’accaduto: “questi strumenti sono stati usati per trasformare le persone in numeri. Il loro posto è in un museo”. Diverse organizzazioni di sopravvissuti hanno convenuto che un reperto del genere non dovrebbe essere posseduto da un privato, ma elevato a monito per la collettività, per incoraggiare la memoria storica.
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