In Germania proseguono i colloqui in vista di una possibile Ampelkoalition, ovvero di una coalizione “a semaforo”, così chiamata per via dei colori che caratterizzano i tre partiti coinvolti: il rosso dell’SPD, il giallo dell’FDP e il verde – ovviamente – dei Verdi.
Al termine dell’ultimo incontro esplorativo, tutti i leader dei partiti in questione si sono detti molto soddisfatti e hanno pubblicato un documento congiunto di tredici pagine nel quale delineano le possibili azioni di un governo comune. Da questo primo sommario di dichiarazioni di intenti si inizia a capire in che modo interessi e programmi politici così diversi come quello dei Verdi e dei liberali dell’FDP, per esempio, possano convivere e, soprattutto, chi concederà cosa a chi e quali punti verranno invece considerati non negoziabili dalle varie parti in causa.
Il terreno comune della “coalizione a semaforo”
Va detto che il documento contiene poche indicazioni strategiche concrete e perfino poche espressioni di intenzione che si possano ascrivere a una colorazione politica. Piuttosto, tende a reiterare alcuni concetti che costituiscono un terreno comune (o almeno un minimo comun denominatore) e a espanderli quanto più possibile per parlare all’elettorato di tutti i partiti cionvolti. Per questo il testo pecca di un certo abuso quasi dell’espressione “ridurre la burocrazia”, ma è carente di prese di posizione. Pochi i punti programmatici concreti. Naturalmente vale la pena di ricordare che si tratta di un documento emerso da un colloquio esplorativo e che, più che altro, denota il desiderio di far arrivare al governo la coalizione a semaforo ed esprime la disponibilità a collaborare. Chi, tuttavia, sperava che da questo testo emergessero risposte concrete ai dubbi sulla collaborazione fra centro-sinistra e liberali va inevitabilmente incontro a una delusione.
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Non si è ancora parlato di ministeri, ma il programma della coalizione a semaforo è stato annunciato in dai leader dei tre partiti con toni che hanno teso a esaltare la fiducia reciproca e lo slancio verso quello che Olaf Scholz (SPD) ha chiamato “un nuovo inizio”. Annalena Baerbock (Verdi) ha parlato di una coalizione basata sulla riforma e sul progresso, mentre il liberale Christian Lindner ha dichiarato che il suo partito ha sviluppato “una nuova immaginazione politica” attraverso il confronto con l’SPD.
Molte dichiarazioni di intenti, pochi progetti concreti
All’inizio del documento si enumerano le grandi sfide che attendono il prossimo governo federale: “il cambiamento climatico, la digitalizzazione, la tutela della prosperità, la coesione sociale e il cambiamento demografico”. Per affrontare questi temi in modo efficace, si rende necessario un programma che non potrà che essere frutto di attenta mediazione fra le diverse istanze. La coalizione, nel complesso, si autodefinisce “progressista” e indica il “rinnovamento sociale, ecologico, economico, digitale ” come proprio obiettivo.
In questi paragrafi introduttivi si leggono dichiarazioni di intenti generiche rispetto alla sburocratizzazione e all’accelerazione delle procedure che permettono gli investimenti e l’amministrazione della cosa pubblica. Si parla di digitalizzazione, includendo nelle proposte di strategia (che non scendono mai nel dettaglio) alcune parole chiave particolarmente popolari del momento, come “intelligenza artificiale” e “blockchain”. Sempre nell’ambito delle larghissime intese, si menziona il desiderio di migliorare la cooperazione fra governi locali e governo federale. Si inizia a parlare di investimenti, sempre senza entrare nello specifico, in riferimento alla qualità della vita tanto nelle zone urbane quanto in quelle rurali, menzionando la necessità di adeguare le infrastrutture informatiche e i trasporti per garantire tutti i servizi necessari anche alla popolazione che vive lontano dai grandi centri.
Abbiamo analizzato per voi il documento completo, che è consultabile a questo link, e lo abbiamo riassunto in alcuni punti principali.
Eliminazione del carbone entro il 2030 e investimenti sulle rinnovabili, ma niente limiti di velocità
In riferimento al cambiamento climatico, i partiti della coalizione dichiarano di voler rispettare il limite di 1,5 gradi stabilito dal trattato di Parigi e promettono una legge in merito entro la fine del 2022. In merito alle energie rinnovabili e alla necessità di accelerarne e facilitarne l’espansione si parla di “missione” più che di “impegno”, però si menziona l’idea di introdurre l’obbligo, per tutti i nuovi edifici privati, di adibire a pannelli solari tutte le superfici che siano adatte a questo scopo.
Si parla inoltre di destinare il due per cento della superficie nazionale alla produzione di energia eolica a terra e di aumentare “significativamente” quella prodotta in mare. La data per l’eliminazione del carbone viene fissata “idealmente” al 2030 e si pianifica di ridurre il costo dell’energia a carico dei consumatori. Queste e altre misure sul mantenimento della biodiversità e sull’incentivazione della mobilità sostenibile sono evidentemente fra i temi più sostenuti dai verdi. In questo senso, una concessione palese all’FDP è la rinuncia all’introduzione di un limite di velocità in autostrada.
Aumento del salario minimo
Sui temi del lavoro, il dibattito deve essere stato particolarmente acceso, dal momento che tanto l’SPD quando l’FDP partivano da premesse chiare e da promesse elettorali altrettanto chiare e scarsamente compatibili.
L’introduzione del punto corrispondente del documento (il terzo) è quindi un raffinato esempio di “cerchiobottismo” che mette insieme il sostegno ai sindacati e ai datori di lavoro, l’importanza della flessibilità negli orari e dell’estensione delle ore lavorative, da inserire nel quadro dei contratti collettivi attraverso una “possibilità limitata di deviare dalle norme attualmente esistenti”, l’autonomia delle parti nella contrattazione e la necessità di regolamentare i mini-job per evitare che siano usati come alternativa al part time o come scusa per offrire meno tutele ai lavoratori (come questo debba avvenire non è specificato). Verdi ed SPD hanno però mantenuto il punto sull’aumento del salario minimo a 12 Euro l’ora.
Pensioni, sussidi e sanità. Via l’Hartz IV, da sostituire con un reddito di cittadinanza
La sicurezza sociale e il welfare sono temi scottanti in Germania e anche in questo caso la nuova probabile coalizione non teme di pescare a piene mani dal calderone dei luoghi comuni, che vanno dal “non lasciare nessuno indietro” all’intenzione di offrire a tutti “opportunità concrete di partecipazione e prospettive di carriera”. In tema di pensioni, si parla di garantire un minimo del 48% dello stipendio, di non operare tagli di alcun genere e di non aumentare l’età pensionabile. Qui, per la prima volta, si parla di cifre, nello specifico di un investimento di 10 miliardi per il finanziamento parziale delle contribuzioni per le pensioni a lungo termine e della possibilità di permettere “al regime tedesco di assicurazione pensionistica di investire le sue riserve sul mercato dei capitali in modo regolamentato.”
Una delle misure che senza dubbio faranno più discutere è la sostituzione prevista dell’attuale reddito di base (il cosiddetto Hartz IV) con un reddito di cittadinanza pensato per “rispettare la dignità dell’individuo, permettere la partecipazione sociale ed essere accessibile in modo digitale e non complicato”, con lo scopo di facilitare la reintegrazione nel mercato del lavoro.
In questo paragrafo del documento si parla anche di sanità e di finanziamento delle strutture ospedaliere, nonché di creare una rete che spinga le varie strutture e professioni a cooperare. Non si menziona alcuna modifica all’attuale sistema assicurativo o meglio, si menziona esplicitamente il desiderio di non modificarlo.
Giovani e bambini
I punti del documento che hanno a che fare con i temi dell’infanzia, dell’adolescenza e dell’istruzione non brillano, va detto, per concretezza delle proposte. Si parla di “sollevare i bambini dalla povertà”, di “sburocratizzare” il sistema degli aiuti alle famiglie e di supportare i comuni nella digitalizzazione dell’istruzione.
Si può intuire una presa di coscienza del divario digitale che ha lasciato indietro moltissimi studenti in DAD per mancanza di mezzi informatici, ma non ci sono menzioni di interventi o strategie adottabili per risolvere il problema. In generale, il documento certifica un pieno sostegno all’attuale sistema educativo ed esprime l’intenzione di ampliare le offerte di formazione professionale per i giovani. Inoltre, si parla di abbassare l’età del diritto di voto per il Bundestag e per il Parlamento Europeo a 16 anni.
Impresa e innovazione: no alla patrimoniale e no ad aumenti delle imposte sul reddito e dell’iva
Sul tema del supporto alle PMI, specialmente nel confronto con le grandi multinazionali, dell’importanza dell’innovazione arriva, inaspettata un’altra dichiarazione programmatica corredata da una cifra. Si parla infatti di aumentare la quota di spesa pubblica per la ricerca e lo sviluppo al 3,5% del PIL.
Si fa un cenno anche alla tensione fra libero mercato e protezionismo, affermando la volontà di “rafforzare il libero commercio basato sulle regole, sulla base di standard sociali, ecologici e di diritti umani equi” e di avvalersi “del diritto europeo della concorrenza e della forza del mercato interno europeo, soprattutto per quanto riguarda le pratiche di concorrenza sleale dei regimi autoritari”
Edilizia: 400.000 nuove abitazioni all’anno
Il settimo punto del documento affronta la crisi degli alloggi e dichiara l’obiettivo di costruire 400.000 nuove abitazioni all’anno, 100.000 delle quali all’interno di progetti di edilizia pubblica e di creare una “alleanza per gli alloggi a prezzi accessibili” con tutti gli attori coinvolti. Non si menziona se gli attori in questione debbano includere anche le associazioni degli inquilini, ma si menziona l’idea di estendere gli attuali regolamenti a loro protezione.
Discriminazione, sicurezza, inclusione
In materia di immigrazione, si parla, senza scendere nel dettaglio, di introdurre un sistema a punti per facilitare la concessione della residenza permanente ai lavoratori qualificati che possono mantenersi da soli in Germania. Questa informazione, indubbiamente interessante, è inserita all’interno di un paragrafo la cui genesi deve essere stata particolarmente sofferta, poiché manca di un punto centrale e mette insieme, sotto l’ombrello della tutela della società democratica, la legge sulle persone transessuali, la disparità salariale, le quote rosa, la riforma delle forze di polizia, la rimozione del termine “razza” dalla Costituzione, la legge sulla salute riproduttiva, la lotta all’estremismo, quella alle discriminazioni, la sicurezza informatica e la legge elettorale.
Al di là del summenzionato sistema a punti sull’immigrazione, nessuno di questi argomenti è affrontato facendo riferimento a provvedimenti concreti che la coalizione a semaforo potrebbe prendere nel corso di un ipotetica esperienza di governo.
Imposte e finanziamento delle riforme: no alla patrimoniale e niente aumenti delle imposte sul reddito
Quello del finanziamento delle riforme è un tema caldo, che più di altri rischia di spaccare la componente di centro-sinistra della coalizione a semaforo da quella liberale. L’FDP è infatti da sempre fortemente contraria all’aumento del debito pubblico, che invece l’SPD vede in modo più possibilista. Come sempre, quando si tratta di riforme, questo crea una situazione di “coperta corta”, che rende difficile mantenere le promesse elettorali, specialmente quando queste implicano investimenti da parte dello Stato per infrastrutture e welfare.
Nel documento si parla quindi di garantire “gli investimenti necessari” però in un quadro generale di contenimento del debito. Cosa questo voglia dire in termini concreti, al momento, può essere solo oggetto di speculazioni. Come sempre in questi casi, si ipotizza di recuperare fondi intensificando la lotta all’evasione fiscale e al riciclaggio, ma si nega recisamente la possibilità di una patrimoniale o di un aumento dell’iva o delle imposte sul reddito e sulle imprese.
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La Germania in Europa e nel mondo
Una delle poche cose sulle quali il documento prende posizione è il non negoziabile europeismo della nuova coalizione, che si colloca con decisione al di fuori di qualsiasi suggestione anche solo vagamente sovranista. Nello specifico, si fa riferimento ai valori fondanti dell’Europa “senza confini” – una scelta anche lessicale interessante, viste le tendenze di segno opposto che si agitano in diversi stati soprattutto a nord-est dell’Unione – e di un forte partenariato tedesco-francese in stretta cooperazione con il Triangolo di Weimar.
Si ribadiscono anche l’adesione al Green Deal Europeo, al patto di stabilità, alla NATO e alla sicurezza di Israele, definita “ragion di Stato” della Germania. Infine, si esprime l’impegno a “rispettare la responsabilità umanitaria che deriva dalla Costituzione tedesca, dalla Convenzione di Ginevra sui rifugiati e dalla Convenzione europea dei diritti umani” e l’intenzione di “intraprendere sforzi con i nostri partner europei per porre fine alle morti nel Mediterraneo e alla sofferenza alle frontiere esterne europee”. A questo proposito, viene ripreso il tema dell’immigrazione dichiarando l’intenzione di accelerare le procedure di asilo e di ricongiungimento familiare – nonché quelle di rimpatrio – e di creare canali legali per l’ingresso nel Paese
Il prossimo passo verso la “coalizione a semaforo”
Adesso tutti e tre i partiti della coalizione a semaforo dovranno indire conferenze interne per discutere dei risultati della negoziazione e stabilire una posizione ufficiale. Entro Natale si dovranno concludere gli accordi di coalizione e si dovrà avere, finalmente, un nuovo governo. Le differenze emerse fino a questo momento sono state definite “superabili” e il braccio di ferro politico che si presume abbia luogo nelle stanze dei colloqui è attualmente riassunto alla fine della giornata con grandi espressioni di soddisfazione da parte di tutti i partecipanti, che si concentrano sulla ricerca di un terreno comune.
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