Semaforo o Giamaica? Il primo colloquio fra Verdi e FDP e la crisi dell’Unione

Da sinistra: Volker Wissing, Annalena Baerbock, Christian Lindner, Robert Habeck. Fonte: Instagram

In Germania è cominciata la lunga e complessa fase di negoziazioni che, dopo le elezioni federali, prevede la formazione effettiva del governo. Prima di esprimere un cancelliere o una cancelliera e un esecutivo, infatti, le forze politiche in parlamento devono accordarsi su una coalizione di maggioranza che possa garantire la governabilità. Al momento il gioco delle percentuali vede, nella posizione di aghi della bilancia, il terzo e il quarto partito, ovvero i Verdi i liberali dell’FDP. Queste due forze politiche si sono incontrate per una consultazione separata, cercando di trovare punti in comune per poi decidere di appoggiare congiuntamente il primo partito per numero di voti (ovvero l’SPD di Olaf Scholz) o il secondo (ovvero la CDU/CSU di Armin Laschet). A seconda di quale decisione verrà presa in tal senso, si avrà una delle due coalizioni chiamate rispettivamente “Semaforo” o “Giamaica” (per via dei colori: rosso, giallo e verde, come le luci di un semaforo, o nero giallo e verde, come la bandiera giamaicana).

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Giamaica o semaforo: entrambe le opzioni ancora sul tavolo

I primi colloqui esplorativi fra FDP e Verdi, che hanno coinvolto il leader del partito Christian Lindner e il segretario generale Volker Wissing per l’FDP, e i due leader Robert Habeck e Annalena Baerbock per i Verdi, sembrano avere avviato una contrattazione positiva – almeno questo è quanto si evince dalle foto di gruppo che i partecipanti hanno condiviso su Instagram dopo la riunione. “Nella ricerca di un nuovo governo, stiamo sondando il terreno comune e cercando punti di contatto più che di divisione” si legge nella didascalia. In questa fase, sarà importante individuare il profilo di una possibile collaborazione politica, prima di rispondere alla domanda più pressante non solo a livello nazionale, ma a livello europeo: con chi si alleerà il gruppo giallo-verde? Non è un mistero che i Verdi siano politicamente più vicini all’SDP e i liberali all’Unione, ma le questioni che entrano in gioco in una decisione epocale come questa trascendono la mera affinità programmatica.


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Crollo di popolarità per Laschet: solo il 16% lo vorrebbe al governo

Secondo un’indagine statistica effettuata da Infratest Dimap per l’emittente ARD, la maggioranza dei tedeschi – il 55% – è a favore della coalizione a “semaforo”, ovvero per un governo a guida SPD con i Verdi e l’FDP in coalizione, mentre solo il 33% predilige l’opzione Giamaica. Fra i votanti dell’FDP, prevedibilmente, le percentuali cambiano, con un 51% in favore della coalizione con l’Unione e solo il 41% a favore dell’alleanza fra SPD, Verdi e liberali. Se si parla di preferenze personali per i singoli candidati, esattamente come avveniva prima delle elezioni, il distacco fra Scholz e Laschet si fa quasi incolmabile: il 62%, secondo lo stesso sondaggio, vede il leader dell’SPD come più adatto al ruolo di cancelliere, contro un misero 16% che predilige Laschet.

Resta quindi aperta la questione della volontà di cambiamento espressa dai tedeschi in occasione di queste elezioni e della necessità di prenderla in considerazione, nella formazione di un nuovo governo. Al contempo, Laschet sta affrontando forti critiche e conflitti interni al partito, che stanno indebolendo la sua già precaria posizione di leadership. Secondo un sondaggio di YouGov, il 68% della popolazione è favorevole alle dimissioni di Laschet dalla leadership del partito e da tutti gli incarichi politici.

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