L’Ordine dei Medici di Berlino ha eliminato l’omeopatia dal suo nuovo regolamento per la formazione e questo vuol dire che non sarà più elencata come ulteriore qualifica dai circa 34.000 medici che operano attualmente nella capitale tedesca.
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Berlino recepisce con questa decisione un orientamento già adottato da altri Länder e che esprime un atteggiamento generale di deciso sfavore verso gli omeopati. Questi ultimi, ovviamente, reagiscono con disappunto. Il quotidiano tedesco Berliner Zeitung riporta ad esempio che Samira Mohamed, una ginecologa che è anche omeopata, avrebbe presentato un reclamo contro un’analoga decisione presa dall’ordine del Land del Brandeburgo.
La dottoressa Mohamed ha riferito che ai congressi a volte i colleghi sorridono di lei, ma che non se la prende. Ora che l’ordine ha stigmatizzato la sua qualifica ulteriore di omeopata, tuttavia, la dottoressa trova che ciò sia dannoso per la sua reputazione, perché il segnale inviato è che “l’omeopatia sia praticata solo dai non medici”.
La popolazione tedesca non sfavorevole all’omeopatia
Se le autorità sanitarie sembrano schierarsi con decisione contro l’omeopatia, in Germania la popolazione si dichiara tuttavia non ostile alla pratica. Secondo uno studio recente, sempre riportato dal Berliner Zeitung, il 66% dei tedeschi vorrebbe la libertà di poter scegliere liberamente, in farmacia, tra la medicina convenzionale e la cosiddetta medicina naturale oppure omeopatica. Il 72% rifiuterebbe il divieto di farmaci omeopatici o “naturali”, mentre il 60% riterrebbe importante che anche il medico di base fosse libero di scegliere in questa direzione.
L’OMS contro l’omeopatia: “Non è una cura”. E anche l’Italia ne prende le distanze
Che senso ha, tuttavia, parlare di sondaggi e preferenze in un ambito, quello medico, che da tempo opera una cesura, sulla base di risultati comprovabili, tra scienza e pseudo-scienza? Da tempo, infatti, le prove scientifiche dell’efficacia dei farmaci omeopatici sono considerate pressoché assenti, essendo il principio curativo presente nel farmaco omeopatico diluito così tanto da risultare di fatto inutile.
Già nel 2009, l’Organizzazione Mondiale della Sanità sosteneva che l’omeopatia non fosse una cura e raccomandava che non andasse a sostituire le terapie tradizionali per il trattamento di malattie gravi e mortali. Nel 2012, in Australia, a seguito di una lunga indagine operata su mandato del governo, il National Health and Medical Research Council ha definito addirittura “non etico” l’uso dell’omeopatia, proprio per la sua pacifica inutilità.
Anche in Italia, infine, la posizione dell’ordine dei medici non è dissimile. Nel 2018 la Federazione che unisce tutti gli Ordini dei medici italiani (Fnomceo) ha assunto infatti una posizione molto netta, dichiarando che “Allo stato attuale non ci sono prove scientifiche, né plausibilità biologica, che dimostrino la fondatezza delle teorie omeopatiche secondo i canoni classici della ricerca scientifica”.
Chi critica l’omeopatia: “Effetto placebo, ma costoso e ingannevole”
Attualmente, in ambito medico e scientifico, si ritiene insomma che l’omeopatia abbia un effetto meramente psicologico sul paziente, pari al famoso “effetto placebo”.
Il problema denunciato da chi è contro l’omeopatia e attacca frontalmente sia la pratica che il business ad essa collegato, è che a differenza del placebo, somministrato ad esempio nelle sperimentazioni cliniche, il cosiddetto farmaco omeopatico non sia affatto gratuito, ma al contrario raggiunga costi notevoli. Venendo in più prescritto facendo credere al paziente che abbia un’efficacia tutt’altro che comprovata.
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