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Inizia l’evacuazione dell’Ambasciata tedesca a Kabul

L’avanzata dei talebani in Afghanistan, che è arrivata fino alla capitale Kabul, ha portato numerose conseguenze, fra le quali l’evacuazione di tutto il personale delle ambasciate presenti in città. Il ministro degli esteri tedesco Heiko Maas (SPD) ha annunciato domenica sera la partenza degli aerei da trasporto della Bundeswehr, la cui missione è garantire nei prossimi giorni il ritorno in sicurezza del corpo diplomatico e dei dipendenti dell’Ambasciata tedesca in Afghanistan. Le operazioni di rientro, ha dichiarato Maas, sono già iniziate e la priorità del governo è la sicurezza dei cittadini tedeschi così come del personale afgano.

I rientri saranno gestiti creando un ponte aereo con Kabul, passando per un paese terzo, con lo scopo di “far uscire dall’Afghanistan più gente possibile, nelle parole della ministra della difesa Annegret Kramp-Karrenbauer (CDU). Inoltre, l’Ambasciata tedesca in Afghanistan manterrà un nucleo operativo nel Paese, nella parte dell’aeroporto che è difesa dai militari. Tale nucleo serve a permettere all’Ambasciata di collaborare alle misure di evacuazione.


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Cosa sta succedendo a Kabul

La situazione in Afghanistan, in questo momento, è troppo caotica per permettere previsioni attendibili sui tempi dell’evacuazione. Si tratta senza dubbio di un’operazione pericolosa e difficile, per la quale si impiegheranno aerei militari e paracadutisti delle forze speciali (DSK). Il ministro Maas ha però affermato di essere costantemente in contatto con gli USA e con i governi di tutti gli altri partner internazionali che stanno a loro volta evacuando le proprie ambasciate, allo scopo di costruire una rete di reciproco supporto.

Al momento l’unica grande potenza a non aver evacuato né aver annunciato di voler evacuare il personale della propria ambasciata è la Russia.

Al momento, i talebani avanzano attraverso Kabul e, secondo alcuni rappresentanti delle loro milizie, avrebbero già preso il palazzo presidenziale. Nei giorni scorsi, il ministro dell’Interno afgano Abdul Sattar Mirsakwal aveva annunciato che ci sarebbe stato un “passaggio di potere pacifico” a un “governo di transizione”. Nel frattempo, il presidente Ashraf Ghani ha lasciato il Paese. Alcuni media locali hanno diffuso la notizia che Ghani sia scappato in Tajikistan, altri affermano che si trovi invece in Uzbekistan. L’ex presidente ha spiegato il proprio gesto in uno status su Facebook, dichiarando di essersi allontanato per evitare un “bagno di sangue” e la distruzione di Kabul. Nel medesimo messaggio, Ghani ha dichiarato che “i talebani hanno vinto” e che da loro ora dipende il destino dell’Afghanistan.

Le critiche dell’opposizione

Quella che potrebbe essere la più vasta operazione di evacuazione mai messa in atto dalla Bundeswehr ha suscitato aspre critiche da parte dell’opposizione, che accusa il governo di non aver pianificato adeguatamente le azioni da mettere in atto in un’eventualità come questa. “Abbiamo discusso per la prima volta la situazione delle forze locali afgane nella commissione affari esteri nel 2012” ha dichiarato alla Berliner Zeitung il portavoce dei Verdi per la politica estera al Bundestag Omir Nouripour, accusando il governo di aver “nascosto la testa nella sabbia” e di non aver pianificato le evacuazioni, come invece aveva annunciato di voler fare.

Inoltre, l’esperta di politiche di sicurezza dell’FPDMarie-Agnes Strack-Zimmermann ha accusato il governo di non aver mai seriamente preso in considerazione le conseguenze di un ritiro degli alleati dall’Afghanistan.

Oggetto di critiche è stata anche la poca chiarezza sul destino del personale locale afgano, che ora teme la vendetta dei talebani per aver collaborato con le forze tedesche. Heiko Maas ha respinto fermamente come non vere le voci secondo cui il governo tedesco avrebbe rifiutato l’offerta di quello governo americano di evacuare il personale locale più esposto a rischi di ritorsioni.

Perfino il ministro dell’interno Horst Seehofer (CSU) ha definito l’intera missione tedesca in Afghanistan “un fallimento”.
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