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Il presidente dell’Agenzia per l’impiego: “La Germania ha bisogno di più immigrati: 400.000 l’anno”

La Germania ha bisogno di più immigrati. A dichiararlo è stato il presidente dell’Agenzia Federale per l’Impiego Detlef Scheele che, in un’intervista al giornale Süddeutsche Zeitung, ha rivolto un esplicito appello al governo perché faciliti l’ingresso di almeno 400.000 persone all’anno. Il motivo, secondo Scheele, sarebbe una gravissima carenza di manodopera, acuita dalla crisi causata dal Covid. Il mercato del lavoro tedesco, infatti, ha bisogno di assorbire centinaia di migliaia di lavoratori qualificati, che al momento semplicemente non sono presenti o almeno non sono disponibili sul territorio nazionale.

La forza lavoro qualificata, quest’anno, è diminuita di circa 150.000 unità e le previsioni per i prossimi anni sono fortemente negative. I professionisti qualificati in età lavorativa continuano a calare, lasciando scoperte moltissime posizioni. La crisi del Covid, che ha momentaneamente paralizzato alcuni settori – come quello della ristorazione – costringendo i rispettivi lavoratori a instradarsi verso altre carriere, fa sì che, in fase di ripresa, moltissime posizioni restino libere, perché non necessariamente chi ha abbandonato una certa carriera ha la possibilità o l’intenzione di riprenderla.


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Più immigrati qualificati ed estensione dei part-time per uscire dalla crisi

Quella che occorre alla Germania, ha specificato Scheele, è un’immigrazione “mirata”, che vada di pari passo con la riqualificazione di chi in questo momento non riesce a trovare un’occupazione e con l’estensione dei contratti part-time. Fra le professioni più richieste ci sono infermieri, tecnici dell’aria condizionata ed esperti di logistica, ma anche in ambito accademico si aprono molte posizioni che la forza lavoro tedesca fatica a riempire.

Un buon indicatore dell’andamento dell’immigrazione qualificata in Germania è dato dal numero delle procedure di Anerkennung, ovvero dei riconoscimenti di titoli di studio o qualifiche professionali conseguiti all’estero. Nel 2020 sono state circa 44.800, ovvero il cinque per cento in più rispetto all’anno precedente. In crescita soprattutto le professioni sanitarie, per un totale di quasi 30.000 riconoscimenti, seguite da insegnanti, ingegneri ed educatori d’asilo.

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