I 12 indicatori della pandemia: non conta solo l’incidenza

Che cosa possiamo aspettarci per il prossimo autunno, in termini di lockdown, restrizioni e andamento della pandemia? L’economia e la società tedesche faticano a intravedere una via d’uscita dalla crisi pandemica e la prospettiva di nuove chiusure è uno spauracchio che nessuno vuole affrontare. A fronte dell’incremento dei contagi, le autorità si trovano a riconsiderare i criteri che potrebbero far scattare nuovamente il cosiddetto “freno d’emergenza”, ma sembra che le condizioni della quarta ondata siano molto diverse da quelle delle fasi precedenti della crisi pandemica. In questi giorni, è stata la Federazione Tedesca degli Ospedali (Deutschen Krankenhausgesellschaft, DKG) a chiedere che il governo prenda in considerazione una molteplicità di indicatori, al momento di determinare restrizioni e misure di sicurezza.

Aumento dei test e aumento dell’incidenza

Il test obbligatorio al rientro dai viaggi, di recente entrato in vigore, ha l’effetto inevitabile di far registrare un numero dei casi positivi e quindi un aumento dell’incidenza. Questo non vuol dire, argomenta la DKG, che si possa parlare di un reale peggioramento della situazione a livello di pressione sul sistema sanitario. D’altra parte era stato proprio Lothar Wieler, presidente del Robert Koch Institut, a dire che, con il procedere della campagna vaccinale, l’incidenza settimanale avrebbe inevitabilmente perso validità e non avrebbe dovuto più essere considerato l’unico parametro su cui basare le politiche anti-Covid del governo. Il ministro della salute Jens Spahn (CDU) ha ribadito in quell’occasione che, se pur affiancata da altri parametri, l’incidenza sarebbe comunque rimasta un fattore centrale nelle decisioni del governo. Adesso le cose potrebbero cambiare: anche il leader dell’FDP Christian Lindner ha supportato l’idea di un sistema di valutazione basato su più fattori.


Leggi anche:
L’incidenza del contagio a Berlino cresce, ma i ricoveri no. Il Senato riconsidera i “semafori”

 


Un sistema di 12 indicatori per valutare l’andamento della pandemia

La DKG ha proposto, in un documento i cui contenuti sono stati in parte riportati dal quotidiano Tagesspiegel, un sistema basato su 12 indicatori, pensato per fornire un quadro realistico sul quale le autorità possano basarsi nel progettare la risposta nazionale alla pandemia e identificare le misure di sicurezza più appropriate.

Gli indicatori dovrebbero suddividersi in tre gruppi: quelli relativi alla situazione delle infezioni, quelli relativi alla campagna vaccinale e quelli relativi ai ricoveri ospedalieri. I primi tre comprendono l’incidenza settimanale, la dinamica dell’incidenza (ovvero la variazione di questo valore fra una settimana e l’altra) e il tasso di positività (la percentuale di test positivi sul totale di quelli effettuati: un indicatore molto usato in Italia durante la prima ondata della pandemia). Due indicatori dovrebbero tenere invece conto della campagna vaccinale, nello specifico il numero di persone completamente vaccinate e l’incremento delle vaccinazioni, calcolato settimanalmente. Gli altri sette indicatori saranno invece relativi alla pressione sul sistema sanitario, in termini di ricoveri e terapie intensive.

Nello specifico, dovrebbero essere presi in considerazione i seguenti valori: occupazione dei posti letto (non in terapia intensiva), casi di Covid 19 in pazienti completamente vaccinati, ricoveri giornalieri, andamento settimanale di tali ricoveri, occupazione dei posti letto in terapia intensiva, casi di pazienti Covid in terapia intensiva con copertura vaccinale completa, andamento settimanale dei ricoveri in terapia intensiva.

Le domande chiave

A partire da questi indicatori, la DKG invita le autorità a porre alcune domande, a partire dalle quali si dovrebbe determinare la risposta più appropriata alla situazione pandemica. Le domande in questione sono le seguenti:

Come cambia l’incidenza in generale e nelle diverse fasce d’età?

Questa è e rimane la domanda principale, quella che il governo ha finora considerato la base delle proprie politiche anti-Covid. Per esempio, la variazione dell’incidenza fra i giovani subito dopo l’apertura delle scuole o quella in corrispondenza dell’aumento dei test in una certa categoria può fornire alle autorità informazioni utili al governo su come regolare alcune specifiche attività, soprattutto alla presenza di nuove varianti.

Il cambiamento delle politiche sui test ha influenzato l’incidenza settimanale?

Questa domanda è particolarmente attuale: con l’introduzione dei test obbligatori al rientro in Germani, infatti, è prevedibile che si registri un aumento dell’incidenza registrata, ma questo non vuol dire necessariamente che la situazione del contagio abbia subito una variazione significativa.

Come influiscono le misure preventive e la presenza di nuove varianti sui casi di decorso grave della malattia?

Durante le prime ondate della pandemia, soprattutto nel corso di quest’ultimo anno, la crescita rapida dei pazienti ricoverati in terapia intensiva e che avevano bisogno di respiratori ha costituito uno dei fattori di massima preoccupazione per il governo tedesco. Tutti i dati in merito sono stati monitorati costantemente dal RKI e aggiornati con cadenza quotidiana. Da luglio, l’Istituto condivide regolarmente anche i dati sui ricoveri nei reparti normali, ovvero quelli dei pazienti che non sviluppano la malattia in forma tanto grave da richiedere la terapia intensiva.

Che correlazione c’è fra i tassi di vaccinazione e i casi di Covid con decorso grave?

Anche chi è completamente vaccinato può essere infettato dal Covid, ma appare ormai evidente che la copertura vaccinale protegge dal decorso grave della malattia. Questo rompe la correlazione statistica fra aumento dei test positivi e aumento dei ricoveri, sia nei reparti normali che in terapia intensiva. Verificare l’evolvere di questa situazione permetter di identificare e prevenire situazioni di sovraccarico del sistema sanitario.