Ergastolo confermato per Beate Zschäpe, la terrorista neonazista condannata come membro della cellula terroristica NSU (National Socialist Underground).
La valutazione delle prove addotte non ha mostrato infatti alcun errore giuridico, l’unico che avrebbe potuto portare a un annullamento della sentenza. Dopo cinque anni dalla condanna, arrivata nel 2018 dopo un processo durato cinque anni e oltre 400 giorni di udienza, cala il sipario sulla 46enne, unica sopravvissuta di un trio che ha insanguinato la Germania per 14 anni.
Beate #Zschäpe und drei Mitangeklagte hatten ihre Strafen nicht akzeptiert. https://t.co/z2dFkVNnCj
— BERLINER KURIER (@BERLINER_KURIER) August 19, 2021
La terrorista neonazista ha aiutato i suoi complici a uccidere
La Corte federale di giustizia (Bundesgerichtshof, BGH) ha infatti respinto il ricorso della donna e cancellato solo una sentenza individuale, che “non inficia né l’ergastolo, né la speciale gravita della colpa stabilita”, come dichiarato dai giudici di Karlsruhe.
Nonostante non ci sia alcuna prova che Zschäpe fosse presente sulle scene dei delitti commessi dalla cellula, la valutazione complessiva del caso resta infatti confermata, insieme alla conclusione che Zschäpe abbia “agito congiuntamente e intenzionalmente, in ognuno dei dieci casi, per uccidere in modo infido e per motivi biechi”, aiutando a selezionare le vittime degli attacchi e proteggendo attivamente i suoi complici.
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I delitti dell’NSU: 14 anni di sangue e terrore
Durante i 14 anni in cui l’NSU ha imperversato in Germania, Zschäpe, Mundlos e Böhnhardt hanno ucciso a sangue freddo in attentati xenofobi otto piccoli imprenditori di origine turca e uno di origine greca, nonché una poliziotta, freddata durante un conflitto a fuoco.
Il trio si è reso inoltre responsabile di attentati di altro tipo, tra i quali quello esplosivo di Colonia, che nel 2004 ha ferito 22 persone in quartiere popolato principalmente da immigrati. Dopo il suicidio dei complici, ormai incalzati dalla polizia in seguito a un’ultima rapina, realizzata per finanziare l’attività criminale della cellula, Zschäpe ha concluso la sua carriera criminale. Lo ha fatto dando fuoco all’appartamento in cui viveva con quella che definiva la sua “famiglia” e consegnandosi alla polizia, dopo alcuni giorni di fuga.
Beate Zschäpe muss lebenslang in Haft bleiben. Der Bundesgerichtshof wies die Revision gegen ihre Verurteilung wegen zehnfachen Mordes und weiterer schwerer Straftaten in allen wesentlichen Punkten als offensichtlich unbegründet zurück. #NSU https://t.co/5WouaY1lG5
— MDR AKTUELL (@MDRAktuell) August 19, 2021
Il destino dei coimputati e sostenitori della cellula
I giudici di ultima istanza hanno confermato anche le condanne dei coimputati Ralf Wohlleben e Holger G., sostenitori dell’NSU. Il 2 dicembre ci sarà invece un’udienza che avrà come protagonista un altro presunto sostenitore della cellula, André E., che ha fatto ricorso contro la sua condanna a due anni e mezzo di reclusione. Un ricorso in questo senso è stato presentato anche dal procuratore federale. La sentenza potrebbe arrivare già il 15 dicembre.
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