Per il momento, il governo tedesco non ha manifestato l’intenzione di ripetere il gesto del 2015, anno in cui Angela Merkel dichiarò di voler aprire le porte ai rifugiati siriani. Dopo il ritiro delle truppe della Bundeswehr dall’Afghanistan, sono scattate le operazioni di rientro dei diplomatici, ai quali si sono aggiunti almeno in parte i collaboratori afgani delle autorità tedesche, ma non si è parlato di una più ampia politica di accoglienza per possibili rifugiati. Secondo un sondaggio online condotto dall’istituto di ricerca YouGov e commissionato dall’organizzazione umanitaria Seebrücke, tuttavia, la maggioranza dei tedeschi potrebbe essere favorevole a lasciar entrare i perseguitati dal regime dei talebani.
Il campione è indubbiamente ridotto: al sondaggio hanno risposto un migliaio di persone, il 63% delle quali si dichiara favorevole ad accogliere i rifugiati, soprattutto donne e perseguitati politici.
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In 1700 manifestano per accogliere i rifugiati: “la Germania ha fallito”
Domenica, a Berlino, si è tenuta una manifestazione per invitare il governo ad accogliere i rifugiati. Nonostante il mal tempo e le pesanti precipitazioni, circa 1700 persone hanno sfilato per il centro della città, nel quartiere che raccoglie la maggior parte degli edifici governativi, per chiedere che la Germania assuma la propria parte di responsabilità nel fallimento delle operazioni militari in Afghanistan e accolga coloro che, in conseguenza della guerra e del ritiro degli alleati, si troverebbero in pericolo qualora restassero nel Paese. Donne, attivisti per i diritti umani, scienziati, persone che abbiano collaborato con gli stranieri: queste sono solo alcune delle categorie che, sotto il nuovo regime, potrebbero rischiare gravissime conseguenze.
La manifestazione si è fermata davanti all’ufficio della Cancelliera e davanti al Ministero degli Esteri. I manifestanti, fra i quali erano presenti gli attivisti di associazioni come Seebrücke, Pro Asyl e il Consiglio per i rifugiati di Berlino, accusano la Germania di essersi impegnata in una missione fallimentare e di aver abbandonato molti dei propri collaboratori afgani.
“Saranno uccisi”: appello per salvare i collaboratori afgani e le loro famiglie
Fra coloro che hanno preso la parola davanti alle sedi istituzionali, c’erano alcuni cittadini afgani che hanno espresso preoccupazione per i propri familiari rimasti indietro, i quali, per aver lavorato con le forze tedesche, rischierebbero adesso di essere uccisi dal nuovo regime.
Secondo il Centro di comunicazione e cultura afgano in Germania, le associazioni chiedono da mesi l’evacuazione dei civili a rischio dall’Afghanistan. In questo senso, il governo sarebbe colpevole anche di ritardi le cui conseguenze potrebbero rivelarsi fatali per coloro che non sono ancora riusciti a partire.
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