Libri, i consigli del Mitte: “Aspetta primavera, Bandini”, di John Fante
Bentrovati tra le pagine della rubrica letteraria, cari lettori de Il Mitte. L’ottava puntata è dedicata al romanzo d’esordio dello scrittore italo-americano John Fante, un autore molto amato da coloro che hanno avuto modo di apprezzarne le opere, ma probabilmente non abbastanza noto, almeno non quanto meriterebbe.
Parliamo di Aspetta primavera, Bandini (titolo originale: Wait Until Spring, Bandini | 1938), il primo romanzo, in ordine di pubblicazione ma secondo per ordine di stesura dopo La strada per Los Angeles, della saga di Arturo Bandini di cui fanno parte anche il più noto Chiedi alla polvere e Sogni di Bunker Hill.
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Aspetta primavera, Bandini – John Fante: la storia
Una storia tragicomica, dal sapore per diversi aspetti autobiografico, che già nell’ambientazione crea delle connessioni con la realtà vissuta dallo scrittore: la vicenda si svolge infatti in un’immaginaria cittadina del Colorado corrispondente alla città di Boulder, in cui Fante visse con la propria famiglia. Inoltre, nei luoghi, nel paesaggio e nel clima, Svevo, uno dei protagonisti, ritrova una certa familiarità con le montagne del natio Abruzzo.
La narrazione segue alternativamente il punto di vista di padre e figlio, Svevo e Arturo, accomunati dalla trepidante attesa della primavera, simbolico momento di rinascita nel quale i due ripongono tutte le loro speranze, soprattutto Svevo, che non lavora da mesi per via del rigido clima invernale e spera di riprendere la sua attività di manovale, appunto, con l’addolcirsi delle temperature. Svevo è un padre poco accudente nei confronti dei tre figli e bestiale con la sua remissiva moglie Maria, dedito all’alcol, al gioco e alle donne, frustrato dalle difficoltà economiche dovute a un mix di cattiva gestione degli affari e sfortuna nera.
Arturo, personaggio al quale Fante sembra affidare la narrazione dei propri dolori adolescenziali, è un figlio insoddisfatto e incompreso, che idolatra e odia allo stesso tempo la figura paterna, e che soffre tutte le conseguenze della sua condizione di migrante di seconda generazione, a cominciare dal disagio derivante dal suo nome e cognome – italianissimi – così come altri aspetti collegati all’italianità della sua famiglia in cui, in maniera volutamente e intelligentemente stereotipata, troviamo un po’ tutte le caratteristiche tipo di una famiglia di migranti italiani in America.
Il contesto narrato inquadra in maniera molto lucida cause e conseguenze delle discriminazioni subite dai migranti italiani nella terra promessa negli anni ’30 e suggerisce un interrogativo: quanto e come sono cambiate le cose da allora?
L’Autrice
Maria Mazzocchia è una sociologa e musicista italiana residente a Berlino, batterista e cantante del duo Alternative-Rock I-Taki Maki, nonché autrice del romanzo corale distopico dal titolo “Come tutti gli uomini fanno“, primo classificato del Premio Letterario Metamorfosi 2020 e tra i vincitori del Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea 2020 Laura Capone Editore. Lo scritto si ispira alle liriche e alle musiche delle canzoni racchiuse negli ultimi due concept album de I-Taki Maki, A Place to Leave (2018) e Misfit Children (2020). Ogni capitolo porta il nome di una canzone e si apre con il testo della stessa. Da gennaio 2021 collabora con il quotidiano Il Mitte Berlino, intervenendo con contributi sul tema dei diritti umani e curando la rubrica letteraria “Libri – I consigli del Mitte”.