Libri, i Consigli del Mitte: “Corpi estranei”, di Oiza Queens Day Obasuyi

Obasuyi

La settima puntata della nostra rubrica letteraria ci riporta su un tema caldo e attualissimo che abbiamo già affrontato – anche se in termini completamente diversi – in occasione dell’approfondimento sul Memoir americano di Kiese Laymon. Torniamo infatti sulla questione Black Lives Matter, ma stavolta lo facciamo puntando i riflettori sul colonialismo italiano e sulla conseguente arretratezza culturale dell’Italia di oggi, ancora incredibilmente incapace di gestire i flussi migratori e di implementare una forma di accoglienza delle minoranze etniche che non sia solo assimilazione, segregazione, integrazione o tolleranza (quando va bene). Lo facciamo, pagina dopo pagina, grazie all’accurata analisi che del fenomeno ci fornisce Oiza Queens Day Obasuyi nel suo “Corpi estranei“.


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Corpi Estranei di Oiza Queens Day Obasuyi

Un titolo molto esplicativo, fotografico direi, che con una similitudine rende subito l’idea di cosa l’autrice voglia mettere in evidenza: già nelle primissime pagine ci svela infatti che i protagonisti del suo scritto sono “le persone nere – e di origine straniera in generale – che diventano dei corpi estranei e muti in un contesto che li nomina ma non li interpella, che se ne serve per propaganda ma non li ascolta. Le persone nere sono corpi spersonalizzati, senza identità, pensieri, opinioni. Le persone nere sono a tratti degli invasori, oppure dei cuccioli da salvare. Sono da sfruttare, oppure da nominare per appuntarsi la propria medaglietta di ‘antirazzista perfetto’. Le persone nere sono, per esempio, quello a cui ho dato l’elemosina e che deve essere il protagonista del mio post su Facebook”.

Obasuyi è una donna italiana afro-discendente – nata in Italia da genitori nigeriani – che ha molto da dire e, soprattutto, padroneggia e sfrutta con estrema intelligenza un punto di vista “privilegiato” per comprendere bene il razzismo contemporaneo: “Chi non fa parte di una minoranza etnica difficilmente lo coglie, e spesso anzi lo perpetua senza rendersene conto” spiega.

Obasuyi

Lo ius soli e i rischi dell’antirazzismo performativo

Il suo scopo? Smantellare il sistema di esclusione e discriminazione, denunciare un Paese culturalmente arretrato e smascherare i meccanismi e le carenze della classe dirigente italiana (ma anche europea). Obasuyi ci spiega i rischi dell’antirazzismo performativo, ben lontano dalla decostruzione degli stereotipi e dallo smantellamento del razzismo sistemico; ci narra la violazione dei diritti umani mettendo a confronto Europa e USA; ci racconta le conseguenze dello ius sanguinis vigente in Italia e della necessità di sostituirlo con lo ius soli, se si vogliono davvero garantire diritti e combattere disuguaglianze.

Fiori sul luogo in cui è stato ucciso George Floyd. By Vasanth Rajkumar – Own work, CC BY-SA 4.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=90977292

Tutto questo lo fa fornendo dati ufficiali, estratti da report e ricerche recenti, ma anche analizzando nuovi e vecchi avvenimenti e ripercorrendo testi di canzoni, trame di film, dichiarazioni sui social da parte di politici e gente comune, nonché riportando alla luce alcuni fatti storici e avvenimenti verificatisi in tutto il mondo – per esempio il caso Montanelli in Italia e l’uccisione di George Floyd negli USA – da cui traspare la cristallizzazione del razzismo nelle pieghe della società contemporanea, ancora incardinato su retaggi della vecchia cultura colonialista – il complesso del salvatore bianco e il suo grande fardello, per esempio. Insomma, Obasuyi ci dimostra che, a ben guardare, la discriminazione è ovunque e che è troppo facile ricorrere alla banalizzazione del passato coloniale italiano etichettandolo come un errore, come è troppo comodo giustificare il razzismo definendolo una forma di ignoranza.

Decolonizzare i corpi

Cosa occorre fare, dunque? Come ci spiega l’autrice, occorre una “decolonizzazione culturale” dei corpi neri: nel capitolo conclusivo infatti, dall’esplicativo titolo “Quindi che fare?”, Obasuyi ci spiega, citando il filosofo camerunense Achille Mbembe, che il razzismo è sistemico, che non si evidenzia in un incidente specifico, in un episodio isolato imputabile all’estremista di destra Tal de’ Tali, bensì nelle disuguaglianze sociali e nella tendenza a minimizzare comportamenti razzisti, declassandoli a battute, ignoranza, ragazzate, spesso, addirittura, libertà di espressione.

Photo by Klaus Wartz

L’Autrice

Maria Mazzocchia è una sociologa e musicista italiana residente a Berlino, batterista e cantante del duo Alternative-Rock I-Taki Maki, nonché autrice del romanzo corale distopico dal titolo “Come tutti gli uomini fanno“, primo classificato del Premio Letterario Metamorfosi 2020 e tra i vincitori del Premio Nazionale Letteratura Italiana Contemporanea 2020 Laura Capone Editore. Lo scritto si ispira alle liriche e alle musiche delle canzoni racchiuse negli ultimi due concept album de I-Taki Maki, A Place to Leave (2018) e Misfit Children (2020). Ogni capitolo porta il nome di una canzone e si apre con il testo della stessa. Da gennaio 2021 collabora con il quotidiano Il Mitte Berlino, intervenendo con contributi sul tema dei diritti umani e curando la rubrica letteraria “Libri – I consigli del Mitte”.

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