Alla scoperta di Caputh, l’oasi in cui Albert Einstein trovava la pace
Contributo e fotografie a cura di Stefano Comi (Sito ufficiale, Pagina Facebook)
Altri tempi, altre peculiarità. Mentre oggi alcuni personaggi pubblici si ritrovano proprietari a loro insaputa di lussuosi immobili nel centro storico di capitali europee, allora, fine degli anni venti del secolo scorso, al comune di Berlino i partiti non trovarono un accordo soddisfacente per individuare una casa o un terreno edificabile sul lago da regalare ad Albert Einstein in occasione del suo cinquantesimo compleanno.
Leggi anche:
Una visita allo Schloß Glienicke, fra mitologia, esoterismo
La famiglia dello scienziato fece sapere di voler rinunciare a tanta attenzione, anche perché Einstein era contrario all’esproprio che eventualmente sarebbe stato necessario per recuperare l’immobile. Fu ancora la famiglia che, infine, acquistò un terreno sulla collinetta sovrastante la piccola comunità di Caputh, a sud di Potsdam, e vi fece costruire una casa di legno, spartana, funzionale, gli armadi incastonati nelle pareti, dotata di una grande terrazza con vista sul lago di Schwielow.
Benché fosse stata concepita come residenza estiva, dal 1929 al 1932 Einstein vi abitò con la seconda moglie e figli per quasi tutto l’anno, inverno escluso. Nella modesta casa degli attrezzi, in un angolo del giardino, si ricavò una piccola stanza per gli ospiti che si avvicendarono numerosi. Fra questi, molti i premi Nobel: Max Plank (fisica), Max von Lauen (fisica), Otto Hahn (chimica), Fritz Haber (chimica), Max Born (fisica), Rabrindanath Tagore (letteratura).
Nella casa non c’è spazio per sontuosi ricevimenti e gala mondani, infatti il passatempo preferito di Einstein era veleggiare, solo o in compagnia dei suoi occasionali ospiti, con una piccola imbarcazione sulle acque del lago. Nel suo diario scriverà: “La barca a vela, gli ampi orizzonti, le solitarie passeggiate autunnali, la relativa calma, è un paradiso!” E al figlio, in una lettera: “Vieni a Caputh e infischiatene del mondo”.
Purtroppo l’idillio non durò a lungo. L’avvento del nazionalsocialismo nel 1933 colse Albert Einstein in viaggio negli Stati Uniti con la moglie e li obbligò a rimanere lì. Le proprietà dello scienziato vennero confiscate e anche il tentativo di salvare la casa affittandola alla scuola ebraica di Caputh fu di breve durata. La casa venne espropriata dai nazisti e venduta al comune per un quinto del suo valore, la scuola chiusa, la sua fondatrice, Gertrud Feiertag, si trasferì a Berlino dove a lungo aiutò i bambini ebrei a trasferirsi in Inghilterra. Deportata ad Auschwitz nel 1943, non fece più ritorno.
Finita la guerra, la casa venne per un periodo normalmente affittata come abitazione, fino a quando nel 1979, in occasione del centenario della nascita, venne finalmente dichiarata monumento e completamente restaurata dall’Accademia della Scienza della ex-DDR. Il processo di restituzione durò a lungo e oggi fa parte del patrimonio culturale di Einstein gestito dall’Università Ebraica di Gerusalemme.
La casa è ora accessibile ai visitatori, i mobili non sono originali, ma rispettano il carattere essenziale delle origini. Purtroppo la vista del lago dalla terrazza è ostacolata dagli alberi che sono cresciuti senza cura. Con un po’ di fortuna è possibile visitare anche il castello di Caputh e la chiesa tardo-gotica. Interessante anche una passeggiata sul lungolago, l’approdo del traghetto a fune, quattro passi nei minuscoli vicoli a ridosso del lago.
Come arrivare a Caputh.
Dallo Zoo: S7 o RE1 fino a Potsdam Hbf e poi con il bus 607 Caputh, Gertrud-Feiertag-Haus in meno di un’ora;
In automobile: digitare Am Waldrand 17, 14548 Schwielowsee, parcheggio di terra battuta direttamente di fronte alla casa.
Il ristoro: alcuni piccoli ristoranti sul lungolago e in paese. Sulla via del ritorno attraversando la località di Michendorf sulla Potsdamer Straße consiglio vivamente l’Indian Palace e una delle specialità complete di primo, secondo, dessert.
Buona passeggiata.
P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!