Smart Working: in Germania non sarà più obbligatorio dalla fine di giugno

smart working

Ci sono unioni dettate dalla necessità, ma destinate a fallire, perché minate alla base da profonde idiosincrasie. Un “matrimonio” sociale che non poteva durare, per esempio, è quello fra i datori di lavoro tedeschi e lo smart working. Per chi vive nel mito della ferrea logica della popolazione teutonica, vedere le aziende di tutta la Germania opporre una strenua resistenza degna di miglior causa di fronte all’obbligo di permettere ai dipendenti di lavorare da casa è stata una sorpresa ai limiti della dissonanza cognitiva. Non c’è alcun motivo per cui chi lavora prevalentemente al computer debba trovarsi fisicamente in ufficio con i colleghi, le riunioni via Zoom non sono meno efficaci di quelle dal vivo. Lo ha capito tutto il mondo, lo si accetta perfino in Italia, grandi aziende internazionali come Facebook decidono di offrire questa possibilità a tempo indeterminato, ma le imprese tedesche non ne vogliono sapere. L’idea di non avere i dipendenti sott’occhio pare essere una causa d’angoscia tale che neppure il rischio concreto per la salute e per la vita ha costituito un motivo sufficiente per tollerarla, fino a quando non è arrivata l’imposizione governativa.  Ebbene, per la gioia di CEO e direttori del personale, l’incubo dello smart working terminerà alla fine di giugno.


Leggi anche:
Berlino, niente più mascherine in vari ambiti e altri allentamenti dal 18 giugno

La decisione del governo federale: i datori di lavoro non sono più tenuti a offrire lo smart working

I numeri del contagio calano, grazie alla campagna vaccinale e come risultato di mesi di lockdown durissimo. In diversi Stati, l’incidenza registra addirittura numeri a una sola cifra. Per questo motivo, il governo federale non ravvisa più la necessità dell’obbligo di smart working. Questo vuol dire che, a partire da luglio, le aziende non saranno più tenute a offrirlo come opzione ai dipendenti. L’obbligo faceva parte del pacchetto di misure identificato come “freno d’emergenza”, la cui scadenza era prevista fin dall’inizio per la fine di giugno, con opzione di rinnovo qualora la situazione non si fosse stabilizzata. Al momento, fa sapere il capo della cancelleria Helge Braun (CDU), non c’è alcuna intenzione di rinnovare tali misure, poiché non ci sono “ragioni operative impellenti” per farlo.

Gli uffici dovranno garantire specifiche regole di igiene

Il fatto che non sia più obbligatorio offrire ai dipendenti lo smart working, tuttavia, non vuol dire che le cose stiano per tornare esattamente come erano prima della pandemia. Alcune misure di sicurezza restano in vigore e il Ministero del Lavoro è attualmente impegnato in ricerche e consultazioni volte a determinare quali criteri di igiene debbano essere garantiti sui luoghi di lavoro, al fine di evitare la formazione di nuovi focolai di contagio. Tali criteri, che non sono stati ancora annunciati, avranno a che fare con le distanze interpersonali, l’occupazione degli spazi, la sanificazione, l’obbligo di test regolari e l’utilizzo di presidi di protezione come le mascherine. Le nuove regole dovrebbero essere sistematizzate in un protocollo da approvare mercoledì prossimo e che, una volta convalidato, dovrebbe restare in vigore fino alla fine di settembre. In autunno, a seconda dell’andamento della pandemia, del successo della campagna vaccinale e della diffusione o meno delle varianti del virus che più preoccupano in questo momento, saranno prese in considerazione nuove versioni del “freno d’emergenza”.

P.S. Se questo articolo ti è piaciuto, segui Il Mitte su Facebook!