Pecunia non olet? Tutto il contrario. “Aerarium – Il tuo profumo di tasse!” Con questo slogan, che è di per sé un capolavoro di teutonicità, l’ufficio delle imposte di Karlsruhe, nel Baden-Württemberg, ha lanciato la propria fragranza in esclusiva che promette di avvolgere chi la indosserà nel “profumo dei soldi”.
Come abbia fatto il profumiere svizzero Andreas Wilhelm, che ha lavorato al progetto insieme all’artista Katharina Hohmann, a sintetizzare e imbottigliare l’odore delle banconote appena stampate non è dato sapere, dal momento che il mistero e l’intangibilità sono alla base dell’intera operazione. Insieme all’inesplicabile desiderio che il pubblico torni ad affollare l’ufficio delle entrate.
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Storie di antichi profumi
Il profumo e il denaro hanno molto in comune, si legge sulla pagina che racconta questo singolare progetto. Entrambi sono al tempo stesso concreti e immateriali, se ne percepisce l’influenza nella nostra vita quotidiana, eppure restano astratti. Inoltre, la città di Karlsruhe ha un rapporto speciale con i profumi.
L’edificio che si riflette nella vetrina in cui è esposto Aerarium è quello dell’antica profumeria Feinseifenfabrik F. Wolff & Sohn, nata all’interno di un salone di barbiere nel 1829, arrivata alla fama mondiale dopo il 1871, per poi interrompere l’attività nel 1974. Inoltre, nella foresta nera, nelle vicinanze di Karlsruhe, è stato ritrovato un flaconcino di vetro attribuito alla prima era moderna, presumibilmente utilizzato per contenere profumi, intorno al quale si è sviluppata una leggenda che lo vuole dotato di poteri magici. Proprio a partire da queste storie, Katharina Hohmann ha sviluppato il concetto.
Perché imbottigliare il profumo dei soldi?
Il profumo dei soldi, tuttavia, si lega anche a un’idea più concreta, quella dell’Aerarium Populi Romani, ovvero la “tesoreria del popolo”, alla quale si collega l’origine del termine italiano “Erario”. L’idea che il denaro e il capitale appartengano al popolo la si ritrova nella scelta di vendere il profumo a prezzo di costo, senza guadagno, e di reinvestire il ricavato della vendita di ogni lotto per produrne un altro.
Infine – e chi vive in Germania vedrà in questo la quintessenza di un’attitudine tutta tedesca che è davvero difficile spiegare all’esterno – i fautori del progetto trovavano “irritante” che, fra pandemia e digitalizzazione, ci fosse sempre meno gente dentro l’ufficio delle imposte. L’idea di un Finanzamt vuoto, evidentemente, metteva tristezza al comune di Karlsruhe, che ha sentito il bisogno di dare al pubblico un buon motivo per presentarsi di persona. E il privilegio di andarsene in giro profumando di banconote fresche di stampa, evidentemente, è un motivo valido per rivivere l’esperienza di una mattinata in un ufficio pubblico.
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