di Maria Mazzocchia
Il 17 giugno si celebra l’anniversario di una serie di avvenimenti molto importanti in Germania e noti come “Moti operai”, iniziati nel 1953 con uno sciopero dei manovali edili dell’allora Stalin Allee, stanchi di lavorare duro per una paga da fame e una qualità di vita estremamente bassa. Lo sciopero si estese rapidamente a tutte le grandi aziende statali in circa 400 città, per un totale di circa 600 aziende, per poi trasformarsi in vera e propria rivolta contro la DDR, coinvolgendo mezzo milione di persone.
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La dura reazione ai tumulti, brutalmente repressi con l’intervento di 20.000 soldati e centinaia di carri armati sovietici, portò ad arresti culminati in processi sommari e dall’epilogo terribile. Ne è un esempio l’incredibile storia di Ernst Jennrich, uno dei protagonisti – suo malgrado – della tremenda vicenda causata dal suo accidentale coinvolgimento nella rivolta scoppiata a Magdeburg.
Ernst Jennrich: finito per caso nel corteo dello sciopero e accusato di omicidio
Questo quanto accadde: la mattina del 17 giugno 1953 la Cooperativa agricola Einheit per cui lavorava come giardiniere lo mandò per una commissione al centro di Magdeburgo dove venne coinvolto in una manifestazione di protesta. Jennrich si lasciò trasportare dalla folla e da passante finì col diventare un partecipante al corteo diretto alla prigione di Sudenburg dove, si sarebbe appreso più tardi nonostante gli atti giudiziari fossero stati alterati, molto prima del suo arrivo erano stati sparati dei colpi di pistola, le guardie erano state disarmate e tre di loro uccise.
Il processo-farsa
Il giorno dopo venne arrestato con l’accusa di aver ucciso una delle guardie e fu interrogato dalle truppe sovietiche che poi lo consegnarono alla polizia popolare. Jennrich venne processato dal tribunale distrettuale di Magdeburgo. Nonostante nel corso del processo farsa fosse emerso che Ernst Jennrich era arrivato alla prigione di Sudenburg solo un’ora dopo la sparatoria, l’imputato venne condannato a morte. In seguito il giudice, che a chiusura del processo sembrò improvvisamente avere dei dubbi, trasformò la condanna a morte in ergastolo e i documenti audio scomparvero degli archivi, ma poco dopo fu costretto dall’allora ministro della giustizia Hilde Benjamin a pronunciare nuovamente la sentenza (senza un nuovo processo) e a confermare la condanna a morte.
Jennrich fu decapitato a Dresda nel 1954.
In memoria delle sommosse del ’53, il 17 giugno fu scelto come giorno di festa nazionale e lo rimase fino al 1990, quando venne sostituito dal 3 ottobre, data della formale riunificazione conosciuta come Tag der deutschen Einheit.
Per approfondire, un interessante articolo – a cura di Christine Sievers (autrice e docente) e Nicolaus Schröder (autore, giornalista e docente) – è disponibile in lingua tedesca a questo link.