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Essere musicisti a Francoforte: intervista a Gilbert Foede

di Francesco Cantoro

Musicisti a Francoforte e le grandi sfide di questo periodo, ma soprattutto la volontà di non arrendersi e continuare a vivere di musica e per la musica. Oggi ne incontramo uno, Gilbert Foede. Gilbert è nato nel 1984 a Francoforte ed è un batterista professionista. Ha studiato percussioni classiche al Dr. Hoch’s Konservatorium, essendo in parallelo attivo in vari campi musicali (orchestra, musica da camera, nuova musica, ensemble di percussioni, big band).

La partecipazione in varie band e ensemble gli hanno permesso di affrontare intensamente molti stili: rock, pop, jazz, funk, latino, hip-hop. Dopo aver completato i suoi studi classici, ha continuato i suoi studi nel campo del jazz e della musica popolare con Jean-Paul Höchstädter (batterista della HR-Big Band). Nell’ambito dei suoi attuali progetti, suona con Gastone e Mate Power, oltre che nella band “di casa” di una storica jam session cittadina.

Ciao Gilbert, come stai?

Abbastanza bene, nonostante tutto in questo periodo di pausa forzata dai concerti, che sono la mia attività principale, sto studiando e mi sto esercitando alla batteria forse anche più di quando studiavo, visto che a quei tempi suonavo sempre dal vivo (ride). Inoltre, ho avuto modo di attrezzarmi per registrare in maniera professionale anche nella mia sala prove, ora che molto lavoro “in studio” si fa a distanza. È un mondo abbastanza nuovo per me e sto imparando molto.

Inevitabile parlare di come la pandemia stia impattando il settore della musica dal vivo: come ne usciremo?

Il nostro settore é stato il primo a chiudere, e purtroppo temo proprio sarà l’ultimo a riaprire la sua attività. Un grande punto interrogativo riguarda chi sarà rimasto a quel punto: molti club non possono permettersi due anni di chiusura, e anche tanti gruppi musicali forse non ci saranno più, o non avranno la possibilità di suonare, perché i locali rimasti attivi potranno permettersi di far esibire gruppi che non garantiscano un determinato volume di pubblico.

Quello che spero è che la gente valorizzi di più la musica dal vivo una volta che tornerà a far parte della nostra realtà, e che non si abitui in fretta a darla per scontata dopo una prima ebbrezza da novità. Spero che al momento di chiedersi “Esco per andare ad un concerto stasera?”, le persone si ricordino di questo lungo periodo di astinenza e scelgano di uscire e stare insieme.

Lasciando ora da parte questa fase che stiamo vivendo, cosa puoi dirci della scena musicale di Francoforte?

Sicuramente é una scena musicale più piccola rispetto a città come Berlino, soprattutto per quanto riguarda la produzione di musica originale. Francoforte è stata piuttosto rilevante nel jazz ai tempi di Emil e Albert Mangelsoff (quest’ultimo rappresentò la Germania al Newport Jazz Festival International del 1958, e arrivò a collaborare con Gerry Mulligan e Louis Armstrong, ndr).


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Con riferimento a tempi più recenti c’é stata una importante scena techno, per esempio con Sven Väth, anche se è un genere musicale che non seguo molto. In ogni caso, io penso che il successo di un musicista non dipenda poi così tanto dal posto in cui vive. Per avere successo bisogna avere qualcosa di speciale, e quello non dipende più di tanto dalla città in cui vivi secondo me. Prendi per esempio un gruppo come i Tokio Hotel, sono emersi nei dintorni di Magdeburg, che già di per se é una città piuttosto piccola, e sono diventati famosi in tutto il mondo. Magari la mia idea dipende anche dal fatto che credo un po’ nel destino, e che se una cosa deve succedere non dipenda più di tanto dalla città in cui vivi.

Tokio Hotel. Di kommkaulitz – https://www.flickr.com/photos/56323144@N04/5227690941/, CC0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12206336

Da questo punto di vista la possibilità di farsi conoscere tramite la rete può aiutare, cosa ne pensi?

Credo che ormai serva fino ad un certo punto, perché ormai online ci sono così tanti video di così tanti musicisti che si è creato un eccesso di offerta. Io alla fine tutti questi video quasi non li guardo più. Perché alla fine cosa mi dicono di questo o quel musicista? Certo, possono farmi capire che ha studiato ed è capace di suonare un brano o una parte. Non mi dicono però nulla su quanto tempo, quanti take e quante modifiche sono state fatte a quella registrazione, né tantomeno sulle capacità di quel musicista di confrontarsi con una situazione più spontanea, per esempio nel creare una parte musicale nuova.

Penso sia molto difficile per i più giovani che crescono con il continuo confronto con questo mondo. Da musicista, per me è importante sapere come un artista mi fa sentire quando suoniamo insieme, e questo un videoclip non potrà mai trasmettermelo. Posso capire se ha una buona tecnica, un buon tocco, ma alla fine quando si è insieme su un palco questo conta solo fino ad un certo punto. Ci sono tante sfaccettature della vita del musicista che molte persone non conoscono.


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Questo è senza dubbio un aspetto interessante, ce ne parli?

Che un musicista debba saper suonare ovviamente è essenziale, ma solo quello non basta. A meno che scelga di restare nella sua stanza e suonare da solo.
Personalmente, se posso scegliere preferisco lavorare con un musicista che sia un pochino meno bravo, ma con cui si lavori bene sia sul palco che fuori, piuttosto che con uno bravissimo con cui però sia impossibile  relazionarsi. Anche perché il tempo che si passa sul palco é solo una minima parte della convivenza fra musicisti che si vive per esempio in un tour, o anche quando si suona regolarmente nella propria città.

Quindi é fondamentale andare d’accordo, e questo spiega perché alcuni musicisti che magari non sono considerati i migliori al mondo suonino in formazioni di grandi successo. Che poi non esiste il miglior musicista del mondo, così come non esiste il miglior cibo, la miglior macchina, e così via. Questi superlativi lasciano un po’ il tempo che trovano secondo me.

Per concludere, quali impegni ti aspettano a breve e cosa ti auguri per il prossimo futuro?

Come musicista, mi auguro potremo al più presto possibile ritornare a fare il nostro lavoro. Che avere cento, duecento persone a ritrovarsi insieme ad un concerto in un club come quelli che ancora abbiamo nella nostra città ritorni a far parte della nostra realtà. E più in generale, che potremo presto ritornare a vivere la libertà di stare con altre persone, non solo ai concerti, ed apprezzare l’importanza dello stare insieme.

Per quanto riguarda la mia attività, il 5 maggio (domani ndr) il Das Bett trasmetterà in streaming un concerto del gruppo Mate Power realizzato sul tetto del locale.

Link allo streaming, per poter guardare Gilbert Foede in concerto

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