Morti gli ultimi due nazisti condannati all’ergastolo in Italia: mai un giorno di carcere

Soldati della Wehrmacht. Di Bundesarchiv, Bild 101I-213-0278-37A / Gebauer / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5476468

Alfred Stork e Wilhelm Karl Stark sono gli ultimi due nazisti condannati all’ergastolo in Italia e sono morti, rispettivamente all’età di 97 e 100 anni. Lo ha confermato all’ANSA il procuratore generale militare Marco De Paolis. I due nazisti sono morti senza aver mai scontato un giorno di carcere o di detenzione domiciliare o aver pagato alcun risarcimento per aver ucciso, tra il ’43 e il ’44, centinaia di militari e civili italiani, rispettivamente nell’eccidio di Cefalonia e sull’Appennino tosco-emiliano.

I due non si sono mai neanche presentati nei tribunali italiani in cui sono stati processati. Sono rimasti a vivere in Germania, come comuni cittadini.

Cos’ha fatto Karl Wilhelm Stark

Inquadrato nella Divisione Corazzata ‘Hermann Goering’ della Wehrmacht, Stark ha preso parte ad alcuni degli eccidi compiuti sull’appennino tosco-emiliano nella primavera del ’44, in particolare quelli di Civago e Cervarolo, due borghi del reggiano dove furono trucidate circa 30 persone. Stork prese parte anche all’orrendo massacro di Vallucciole, nell’Aretino, dove vennero uccise per rappresaglia 100 persone, bambini inclusi. Tra loro il piccolo Viviano Gambineri, di 3 mesi, preso a calci alla testa e colpito al petto da 8 colpi di pistola.

Scovato nel 2018 a Monaco, dove risiedeva, da una troupe del Tg1 che lo intervistò brevemente sulla soglia di casa, l’ormai anziano Stark disse che non poteva pentirsi di “una cosa mai fatta” e che il processo era stato “una farsa”.


propaganda nazista e fascista

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Alfred Stork

Alfred Stork era caporale dei Cacciatori di montagna (Gebirsgjager), quando prese parte all’uccisione di almeno 117 ufficiali italiani sull’isola di Cefalonia, nel 1943. Faceva inoltre parte, in base a quanto da lui stesso riferito agli inquirenti tedeschi, di uno dei plotoni di esecuzione che sterminarono l’intero stato maggiore della divisione Alpi.

“Ci hanno detto che dovevamo uccidere degli italiani, considerati traditori”, dichiarò in quella circostanza. Terribili anche i dettagli, che Stork si rifiutò in seguito di riferire anche ai magistrati italiani. Le fucilazioni andarono infatti avanti dall’alba fino al tramonto, mentre i corpi si accumulavano in un mucchio enorme e venivano poi frugati dai nazisti. “Prima li abbiamo perquisiti togliendo gli orologi. Nelle tasche abbiamo trovato delle fotografie di donne e bambini, bei bambini” aggiunse Stork.

Nazisti condannati all’ergastolo: nessuno ha davvero pagato

I due nazisti hanno insomma ammesso di aver partecipato alle stragi, ma non si sono mai neanche presentati nei tribunali italiani in cui erano imputati e hanno continuato a vivere in Germania. I loro avvocati hanno comunque chiesto l’assoluzione, motivandola con il fatto che all’epoca Alfred Stork e Wilhelm Stark avessero risposto a “un ordine urgente” di Hitler e che non obbedire avrebbe comportato per loro “morte certa”.

Sono stati ben 60 gli ergastoli inflitti ai nazisti da tribunali italiani dopo che, nel 1994, venne scoperto il cosiddetto “Armadio della vergogna”, vale a dire centinaia di fascicoli su stragi nazi-fasciste occultati nel 1960.
Di fatto, però, a essere processati in presenza sono stati solo l’ex capitano delle SS Erich Priebke, condannato per la strage delle Fosse Ardeatine, e il caporale ‘Misha’ Seifert, il ‘boia di Bolzano’, estradato dal Canada e morto durante la detenzione a Santa Maria Capua Vetere. In tutti gli altri casi, i Paesi di residenza degli imputati si sono sempre rifiutati di concedere l’estradizione.

(Fonte, Ansa)