La storia di Dora Ratjen, atleta intersessuale che gareggiò alle olimpiadi naziste del 1936

intersessuale
L'atleta intersessuale Dora Hatjen. Il salto della vittoria da 1,63 m di Ratjen ai campionati tedeschi del 1937. Di Bundesarchiv, Bild 183-C10378 / unbekannt / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 de, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=5361419

Dora Ratjen, storia dell’atleta tedesca intersessuale qualificatosi quarta alle Olimpiadi di Berlino del 1936 e divenuta campionessa europea nel 1938. Proprio quando Dora era al culmine della sua carriera sportiva tutto finì improvvisamente, perché divennero pubblici i dettagli maschili della sua anatomia. A quel punto il suo genere divenne legalmente maschile e il suo nome fu cambiato in “Heinrich”. Ma facciamo un passo indietro.

La nascita di Ratjen: “È un maschio… no, una femmina, dopotutto”

Dora venne alla luce il 20 novembre 1918 a Erichshof, in Bassa Sassonia. Sulla storia della sua nascita le fonti sono vaghe e le uniche, relative, certezze, si legano a documenti risalenti al 1938 e 1939 e appartenenti alla sezione di medicina sessuale dell’ospedale universitario di Kiel.

Secondo questi documenti, quando Ratjen nacque, suo padre dichiarò alla polizia che gli organi del neonato non potevano essere chiaramente assegnati a un sesso.
“Non ero al capezzale di mia moglie durante il parto, ma ero in cucina” disse l’uomo “Quando il bambino è nato l’ostetrica mi ha chiamato, ‘Heini, è un maschio!’. Ma cinque minuti dopo mi ha detto: ‘È una femmina, dopotutto'”.

I genitori si fidarono del parere dell’ostetrica e Dora fu cresciuta come una ragazza, come tale vestiva e frequentava una scuola femminile. Ma in seguito dichiarò: “Già all’età di undici o dodici anni ero consapevole di essere un uomo. Ma non ho mai chiesto ai miei genitori perché, da uomo, dovessi indossare abiti femminili”.

Crescere da intersessuale

Crescendo come una persona intersessuale definita “dall’alto” e senza cognizione di causa, Dora notò inoltre che il suo seno non si sviluppava, che era costretta a radersi ogni due giorni e sperimentò inoltre la sua prima eiaculazione. Non parlò di quello che accadeva, rifuggiva la compagnia delle amiche e non andava mai a nuotare, perché il rischio che si notasse qualcosa di strano era troppo grande.


anni '20

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Continuava intanto la sua “socializzazione al femminile”. Dopo aver lasciato la scuola, nel 1934, Ratjen divenne imballatrice in una fabbrica di tabacco e si unì al club sportivo Komet di Brema. Qui emerse il suo grande talento atletico. Dora Ratjen divenne infatti rapidamente campionessa regionale della Bassa Sassonia e in seguito fu per tre volte di seguito campionessa tedesca di salto in alto, dal 1936 al 1938, entrando inoltre nella squadra olimpica tedesca.

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Una stella dell’atletica

Nelle famose Olimpiadi di Berlino del 1936, “fiore all’occhiello” del regime nazista, Ratjen arrivò quarta nella disciplina del salto in alto femminile, riuscendo a saltare 1.58 metri.

Ai campionati europei di atletica di Vienna del 1938, in cui le donne furono ammesse per la prima volta a gareggiare, stabilì invece un nuovo record di salto (1.70 metri) e divenne quindi campionessa europea. La sua carriera procedeva magnificamente.

È strana. È strana.

La compagna Gretel Bergmann, esclusa dalle olimpiadi in quanto ebrea pochi giorni prima dell’inizio dei giochi, commentò in seguito la vicenda dicendo di non aver mai notato nulla. “Non ho mai avuto sospetti, nemmeno una volta” dichiarò Bergmann, “Nella doccia comune ci chiedevamo solo perché non si mostrasse mai nuda. Era grottesco che qualcuno potesse essere ancora così timido a 17 anni. Pensavamo solo: ‘È strana. È strana”.

L’atleta intersessuale Dora Ratjen nel 1937. Deutsche Leichtathletikmeisterschaften 1937 im Olympia Stadion. Die Deutsche Meisterin 1937 Fr. Ratjen (Bremen) [Hochsprung]

Tutto salta fuori. La fine della carriera di Ratjen

Il 21 settembre del 1938, pochi giorni dopo il trionfo di Vienna, la diciannovenne Dora Hatjen prese un treno da Vienna a Colonia. Verso mezzogiorno il treno si fermò alla stazione di Magdeburgo. L’atleta camminava sulla banchina per sgranchirsi le gambe quando un poliziotto le si avvicinò e le chiese i documenti. Un controllore aveva infatti segnalato il fatto che una donna seduta sul treno era in realtà un uomo.

Ratjen mostrò un documento dei campionati europei, ma l’ufficiale le chiese di prendere la sua borsa dal treno e di accompagnarlo alla più vicina stazione di polizia. Qui a Ratjen venne comunicato che sarebbe potuta seguire un’ispezione corporale e a quel punto l’atleta sostenne di essere un uomo. L’ispezione medica ci fu comunque, e nonostante Ratjen avesse delle caratteristiche che rendevano la sua anatomia atipica, sul referto venne scritto: “I caratteri sessuali secondari sono interamente maschili. La persona nominata può essere considerata inequivocabilmente un uomo“. Alle 12.15 seguì l’arresto, le foto segnaletiche e l’avvio di un procedimento per frode.

Sollievo, nonostante tutto

Ratjen mostrò un sorprendente sollievo per il fatto che fosse emersa la sua particolare condizione. Dichiarò di aver aspettato quel momento da tempo, perché sapeva che non avrebbe potuto gareggiare ancora a lungo come donna. E probabilmente doveva aver sopportato un peso psicologico enorme, nel tentativo di gestire una doppia vita che all’epoca doveva essere intollerabile.

In Germania il caso dell’atleta intersessuale creò grandissima costernazione e profondo imbarazzo. Dora Ratjen venne squalificata e privata delle sue medaglie e dei suoi record, con il divieto per il futuro di partecipare a competizioni femminili. Contemporaneamente si impose ai giornali di non riportare più nulla sull’ex atleta e l’argomento divenne tabù.

Il padre di Ratjen: “Non è un uomo”

Il padre di Ratjen si oppose inizialmente anche solo all’idea che quella che riteneva sua figlia potesse essere definita come un maschio. Continuò a chiamarla Dora, sostenne che “in nessun caso sua figlia avrebbe dovuto indossare abiti maschili” e che “non avrebbe tollerato in alcun modo che intraprendesse una professione maschile”. Nonostante questo, l’11 gennaio del 1939, il genere di Ratjen fu legalmente corretto come maschile nei documenti ufficiali.

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A quel punto suo padre scrisse al capo della polizia di Brema, accettando la decisione e inoltrando una richiesta: “In seguito alla modifica della voce dell’anagrafe riguardante il sesso del bambino, vorrei chiedervi di cambiare il suo nome in Heinrich. Heil Hitler!”. La richiesta fu accettata e Dora divenne legalmente Heinrich.

La procura di Magdeburgo fece cadere l’inchiesta per frode relativa alle competizioni sportive, dichiarando che non ci fosse da parte dell’atleta l’intenzione di ottenere un vantaggio pecuniario. Heinrich Ratjen ottenne invece un nuovo libretto di lavoro, e una carta d’invalidità. Fu inoltre allontanato dalla famiglia e inserito nel Servizio di lavoro obbligatorio di Hannover.


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Persona intersessuale, star dell’atletica, vittima di un tempo incapace di capire le molteplici sfumature della realtà e della vita… Ratjen di sicuro scelse di affrontare la seconda parte della sua vita in un volontario cono d’ombra.

Heinrich, che in seguito si fece chiamare Heinz, partecipò alla seconda guerra mondiale come soldato e dopo la guerra prese in gestione la locanda di Brema che aveva rilevato dai suoi genitori. Condusse una vita estremamente riservata, rifiutò diverse interviste relative alla sua vita precedente e morì il il 22 aprile 2008.

(Fonti, Wikipedia.de, Der Spiegel)