Kunsthaus Tacheles: storia della vecchia casa degli artisti nel cuore di Berlin Mitte
di Vittoria Lolli
Tre mesi dopo la caduta del muro di Berlino nasceva Kunsthaus Tacheles, un agglomerato di arte, creatività e controcultura spinti all’estremo. Stabilito in un edificio a cinque piani del quartiere centrale Mitte, la vecchia casa degli artisti prendeva il nome di Tacheles dallo Yiddish, che significa letteralmente “parlare chiaro, in modo schietto”, ad enfatizzare l’intenzione dei suoi residenti di rivendicare lo straordinario potere della propria libertà d’espressione.
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Friedrichsstadtpassagen: ciò che era prima di diventare Kunsthaus Tacheles
Costruito tra il 1907 e il 1908 l’edificio, originariamente chiamato Friedrichsstadtpassagen, ospitava il Wertheim, uno dei primi e più grandi centri commerciali della storia berlinese. In seguito, il complesso venne trasformato in uno showroom di proprietà della AEG (compagnia elettrica tedesca), mentre dai primi anni ’30 cadde nelle mani dei membri del partito nazista, diventando, più avanti, sede centrale delle SS.
La Seconda guerra mondiale segnò un brutto periodo per la struttura di Oranienburgerstraße, che subì vari danni causati dai numerosi bombardamenti, vedendo distrutto gran parte dell’edificio.
Negli anni successivi alla guerra, furono ideati numerosi piani per la demolizione completa dell’edificio. Due mesi prima di essere raso al suolo, però, accadde qualcosa che avrebbe cambiato la scena artistica del quartiere, e di tutta Berlino, per sempre.
La trasformazione contro la demolizione
Il muro era appena crollato, la città un tempo divisa era finalmente unita. E un gruppo di spiriti creativi (sotto l’appellativo di Künstlerinitiative Tacheles) si riuniva per riqualificare la struttura in rovina, trasformandola in un centro d’arte indipendente. Terra della creatività, la Kunsthaus Tacheles rappresentava tutta l’euforia scaturita dal vedere il muro a terra e la città finalmente unificata.
“Venne la primavera che fece di Berlino il posto più bello dell’universo.
Ci sentivamo al centro del Mondo,
dove tutto era sul punto di accadere
e ci abbandonammo alla corrente.”
(Alex in Good Bye, Lenin!)
Tempio artistico dal tocco magico, era la dimora di pensatori e spiriti liberi, di animi ribelli riunitisi per dare sfogo alla propria creatività. Arte trasandata, anticonformista e inusuale, lontana dai rigidi dettami della società, si impadroniva di ogni metro quadrato, dando vita ad uno spazio che non ammetteva censure.
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Dai murales in technicolor esterni all’edificio alle ammirevoli sculture in acciaio nel giardino retrostante, dalle scale ricoperte di graffiti ai corridoi stracolmi di scritte, poster e adesivi, il vociare degli appassionati di questo mondo risuonava forte e chiaro, insieme al loro desiderio radicale di essere diversi.
Performance mozzafiato ed esibizioni accompagnavano la vita di tutti i giorni tra le mura di questo luogo d’altri mondi, dove il tempo sembrava non passare, o passare più lentamente, sfiorando altre dimensioni.
Un centro d’arte autentica in tutte le sue sfaccettature. Possedeva al suo interno persino un cinema indipendente, un caffè (il celebre Cafe Zapata) e numerose sale dedicate a workshops pensati ad hoc per le personalità più disparate.
“How long is now?” recitava l’enorme murales in bianco e nero all’esterno dell’edificio. Quanto dura l’adesso? Kunsthaus Tacheles è durata, sì, e per oltre 22 anni è stata la terra di numerosi artisti dalle nazionalità e dai background più svariati. Ai tempi d’oro, ospitava fino a 60 artisti diversi, outsiders anticonformisti provenienti da ogni dove, riuniti sotto lo stesso tetto con un unico scopo: dar voce ai propri ideali.
La fine di un’era
Erano le 7 del mattino di domenica 4 settembre 2012 quando il Fundus Group concesse la casa degli artisti alla HSH Nordbank e tutti i suoi residenti furono cacciati. Per l’occasione artisti e sostenitori misero in piedi una protesta pacifica, in nome degli ultimi attimi del Tacheles.
La chiusura della Kunsthaus Tacheles, pietra miliare della controcultura berlinese, ha lasciato a molti la sensazione che la città non sarebbe più stata la stessa senza l’utopica isola degli artisti. La fine di un’era, sinonimo del decesso di una lunga tradizione di espressione artistica che più di tutte catturò la nuova libertà post-muro di Berlino.
Uno dei centri d’arte indipendenti più famosi, una delle iniziative artistiche più straordinarie della storia berlinese, ad oggi, Kunsthaus Tacheles vive ancora nella memoria di chi l’ha vissuta, o di chi semplicemente ci è passato difronte, conservando il simbolo di una libertà politica e culturale senza precedenti.
Kunsthaus Tacheles era questo e molto altro: il controcorrente condensato in cinque piani di scale.