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La libertà ai tempi del Covid19. Le contraddizioni dell’individualismo

di Maria Mazzocchia

Ci sono molte cose di cui vorrei discutere con voi qui, tra le pagine de Il Mitte. Mi sentirei di partire da un argomento molto attuale: la libertà e la sua limitazione al tempo della pandemia e le contraddizioni e le debolezze che l’individualismo cristallizzato alla base della nostra società sta rivelando.

Il concetto di libertà è uno dei più complessi e imperscrutabili. Lo è sempre stato, lo è forse di più oggi, ai tempi dell’emergenza sanitaria, dei legittimi dubbi e delle insensatezze complottistiche. La verità sta sempre nel mezzo, mi insegnava la mia cara maestra in terza elementare. Oggi mi chiedo ancora se sia davvero così. A me sembra che la verità sia una fortezza ancora più inattaccabile, un termine altisonante inventato per farci perdere la ragione alla ricerca del suo significato.

Ma comunque la rassegnazione, la stagnazione intellettuale e l’immobilità segnerebbero la morte della civiltà, o di quello che ne resta. Quindi cerchiamola questa verità, cerchiamola sempre, anche quando ci sembra di conoscerla già, con apertura e scetticismo allo stesso tempo, con calma e frenesia, con dedizione. Cerchiamola insieme, se vi va.

Vi avverto, però, in queste righe non troverete demagogia, né parole violente o di propaganda, né apologie, né la verità assoluta, ma posso assicurarvi che non troverete mai bugie. Troverete parole libere, ma mai offensive, perché libertà vuole dire rispettosa impudenza, ma non strafottenza.

Troverete, quindi, sincerità, concetto che solo parzialmente coincide con quello di verità. La verità ultima non la si può possedere, ma la si deve ricercare. A che pro, direte voi, cercare qualcosa che non si può possedere? Perché la verità, come l’orizzonte, serve a farci camminare. Leggetemi quindi, vi prego, in cerca di chiavi di lettura, non di verità assolute, perché quelle, davvero, nessuno le possiede.

La domanda che ci facciamo oggi, per inaugurare il nostro primo incontro su Il Mitte, è molto attuale: quando ci preoccupiamo di difendere la nostra libertà individuale? Da cosa la difendiamo e a quali costi? Che conseguenze hanno le nostre scelte sul sistema in cui viviamo?

Ciò che siamo chiamati a comprendere sono le dinamiche che hanno portato alla crisi che sta inequivocabilmente, ancora una volta, dimostrando quanto il sistema sia fallace.

Inutile cercare il nemico, il responsabile dei mali del mondo, se lo si cerca al di fuori di noi. Ci sembra di trovarlo, ma il più delle volte si tratta di un semplice capro espiatorio, sortito fuori durante l’ennesima battaglia combattuta nella guerra tra ultimi.

La grande gabbia dorata che distrugge il pianeta, sfruttando indiscriminatamente la natura e affamando la maggioranza della sua popolazione privandone della loro libertà, siamo noi.

Anche molti di quelli che desiderano un mondo più giusto smettono di farlo non appena capiscono quanto quel desiderio costerebbe loro in termini di tenore di vita, se si realizzasse. La nostra era, con le sue illusioni di prosperità e le inevitabili sberle che ci riserva di tanto in tanto, è sull’orlo della fine. Chomsky ci avverte da anni: siamo su un baratro, a cui ci siamo fatti accompagnare felici, senza paura delle conseguenze.

Non solo non ci tangono l’iniquità sociale, le differenze di classe e la violazione dei diritti umani, che ormai ci sembrano normali e inevitabili. Ma non ci spaventa neanche la sempre più palese crudezza di cosa ci aspetta se non invertiamo la rotta.

Perché è così, la rotta va invertita, e in fretta, altrimenti il futuro non ci piacerà. Ma il fatto è che non ci piace neanche la prospettiva del cambiamento, non ci va l’idea di dover rinunciare ai nostri privilegi, ai nostri agi, per cosa poi?

Eppure ne avremmo di buoni motivi. Intanto, perché sarebbe giusto.

Dimostrerebbe che siamo ancora esseri umani con diritti civili e umani inalienabili, che si rispettano a vicenda e così fanno con la natura. Perché se apriamo bene gli occhi ci rendiamo conto che non ha molto senso un’economia orientata al massimo profitto, in cui chi ha tutto schiaccia chi ha poco o niente.

In un futuro molto prossimo i nostri fratelli, i nostri figli o nipoti potrebbero essere costretti a fronteggiare situazioni di emergenza anche peggiori di quella attuale, a dover migrare, forse, in fuga da una guerra civile, da devastanti conseguenze dei mutamenti climatici, da regimi che cancellano diritti e dignità.

Che diranno allora di noi i discendenti a cui avremo lasciato un futuro di stenti? Diranno che non abbiamo capito, che siamo stati pavidi ed egoisti, che nessuno ha sentito l’esigenza o avuto il coraggio di tentare di convincere l’opinione pubblica occidentale che fosse necessario dare origine a un cambiamento così giusto e gravoso allo stesso tempo.

“Le cose potevano cambiare”, diranno, “dipendeva dalle vostre scelte, dipendeva da voi. Era la vostra sfida più grande e avete fallito”. Chomsky dice che “la solidarietà rende gli individui difficilmente controllabili e impedisce che diventino soggetti passivi” e per questo ci mette in guardia dalle esasperazioni dell’individualismo.

Eppure cerchiamo la libertà come se potessimo conquistarla solo privando gli altri della propria e finiamo per essere solo individualisti, non liberi. Per questo dobbiamo chiederci in che modo possiamo essere davvero liberi. Liberi di far cosa e da cosa, ai tempi della pandemia che ci sta soffocando, affamando, isolando?

Liberi di sapere, di discernere, di elaborare e condividere i nostri pensieri in maniera pacifica. Liberi di combattere i pregiudizi che ci separano. Liberi di capire che non abbiamo più diritti negandoli agli altri, ma il contrario. Liberi di essere uniti, di costituire un unico popolo libero dai bavagli, quelli veri, che vogliono farci essere solo consumatori muti e accondiscendenti. Liberi di smettere di comportarci come miriadi di gole urlanti isolate e incazzate.

Di essere solidali, per essere sempre più liberi.

Photo by Klaus Wartz

L’Autrice
Maria Mazzocchia aka Mimmi è una sociologa e musicista italiana, nonché batterista e cantante del duo Alternative-Rock I-Taki Maki. Nata nel 1982 è attualmente residente a
Berlino. Ha lavorato come sociologa in Italia, dal 2006 al 2014. Nel 2009 ha curato la stesura de “La speranza viene dal mare” e nel 2010 de “Il Valore della Diversità”‚ storie di vita e di speranze, due saggi sul tema migrazione per Il Pozzo di Isacco, associazione di volontariato che promuove l’integrazione sociale dei migranti e il rispetto della
diversità culturale. Del 2018 ha auto-pubblicato il romanzo breve Closer. Nel 2020 è uscito il romanzo distopico ambientato a Berlino “Come tutti gli uomini fanno”.

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