“Paura non abbiamo-Combattere la violenza di genere a Berlino”, grande partecipazione. Tutte le informazioni utili
Ha avuto grande partecipazione l’evento contro la violenza di genere “Paura non abbiamo-Combattere la violenza di genere a Berlino”, che aveva l’intenzione di creare un ponte tra la comunità italiana a Berlino ed esperti e rappresentanti delle istituzioni che operano nel settore e che si sono messi a disposizione per dare consigli e fornire contatti a chi ha bisogno d’aiuto. Potete guardare qui sotto la live completa.
https://www.facebook.com/ltalyinGermany/videos/1332051983827530
In un momento che non vede diminuire minimamente l’entità del fenomeno, al punto da portare alcuni dei nostri panelist ad aggiornare il numero delle vittime di femminicidio da un’ora all’altra, abbiamo deciso che questo appuntamento era più che mai importante. Pensato come un evento fisico circa un anno fa, “Paura non abbiamo” è diventato un appuntamento online, perché in tempi di Covid19, in cui l’isolamento sociale inasprisce la violenza nascosta dalle pareti domestiche, avevamo ragioni in più, e non in meno, per agire.
UIM Germania e Il Mitte, in collaborazione con l’Ambasciata d’Italia a Berlino e il Comites Berlino, hanno quindi deciso di fornire un aiuto concreto alle donne vittime di abuso. L’evento è stato moderato dal direttore del Mitte, Lucia Conti.
>> NUMERI UTILI A BERLINO – Tu non sei sola! <<
Come si è svolto l’evento. Il saluto dell’Ambasciatore
“Paura non abbiamo” si è aperto con i saluti dell’Ambasciatore d’Italia, Luigi Mattiolo, che ha ricordato il 25 novembre e la Giornata internazionale contro la violenza di genere e ha parlato dell’evento come parte di quell’attivismo che quest’anno ha portato le Nazioni Unite a indire l’iniziativa dei 16 giorni contro la violenza di genere.
L’Ambasciatore ha ricordato i numeri della violenza contro le donne, numeri che ha definito “spaventosamente e inaccettabilmente alti” anche nella nostra “civilizzata” Europa.
Non ha parlato solo di femminicidi, ma anche di abusi psicologici e di nuove forme di violenza e umiliazione che trovano nel mondo digitale la loro modalità di espressione, con le ripercussioni tragiche che le cronache ci raccontano e che ormai conosciamo bene.
Ha parlato inoltre della necessità di avere non solo norme che contrastino tutto questo ma anche “hotline telefoniche, risorse per i centri antiviolenza, programmi di sostegno”, senza dimenticare l’importanza degli investimenti nell’educazione delle generazioni più giovani, che potrebbero diventare, tristemente, le vittime o i carnefici di domani.
Tutto questo per impedire che ci siano uomini che continuano ad esercitare violenza sulle loro compagne “senza vedere né capire quanto questo comportamento sia ignobile”.
Ha ricordato quindi l’impegno dell’Italia: il nostro Paese è stato tra i primi a ratificare la Convenzione di Istanbul, nel 2013, mentre al 2019 risale l’adozione del cosiddetto “Codice Rosso”, che fornisce alle istituzioni uno strumento più veloce che in passato per tutelare le vittime e assicurare i responsabili alla giustizia.
Ha inoltre sottolineato come Italia e Germania siano accomunate dal medesimo impegno, ricordando come il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte abbia dichiarato che la parità di genere e la lotta alla violenza contro le donne saranno una delle priorità dell’ormai prossima presidenza italiana del G20. La Germania sta invece utilizzando il proprio Semestre di Presidenza dell’Unione europea per promuovere iniziative specifiche a livello europeo e l’Ambasciatore Mattiolo ha ricordato come una riunione dei Ministri competenti dei 27 Stati Membri, dedicata unicamente al tema della violenza di genere, sia stata presieduta dalla Ministra Franziska Giffey pochi giorni fa, il 20 novembre.
“È importante affermare senza equivoci” ha ribadito Mattiolo, “Che la violenza è violenza e nulla ha a che fare con l’amore. Che il delitto è delitto e non esistono delitti d’onore. Che siamo stärker als Gewalt, più forti della violenza, e che tutte le donne dovrebbero poter affermare “Paura non abbiamo”.
Simonetta Donà e Katia Squillaci
La Presidente del Comites, Simonetta Donà, nel suo ruolo di rappresentante della comunità italiana sul territorio, ha ribadito il fatto che le situazioni di abuso e violenza, già esacerbate dalla pandemia, possano diventare ancora più pesanti quando all’isolamento personale si aggiunge quello culturale e linguistico. In questo senso ha ribadito l’impegno del Comites nel porsi come punto di riferimento, fornendo ai nostri concittadini in Germania informazioni necessarie accurate, sostenendo eventi utili come “Paura non abbiamo” e ribadendo la necessità di fare rete per superare ostacoli e difficoltà.
Katia Squillaci, Presidente UIM Germania e responsabile UIM Berlino, che ha dato impulso all’evento, ha ricordato come l’idea di fare qualcosa di concreto per le donne sia nato proprio nell’ambito delle sue mansioni di ufficio, quando le è capitato di ricevere richieste d’aiuto da parte di chi denunciava abusi domestici e trovava difficile accedere a informazioni utili. Proprio questa è stata la genesi di “Paura non abbiamo“.
“Ho cominciato a pensarci ed è così che è nata nella mia mente l’idea di un evento sulla violenza domestica, che unisse le istituzioni italiane e tedesche nella lotta a questa piaga sociale” ha dichiarato Squillaci, “Ho contattato quindi la Dott.ssa Lucia Conti, direttore del Mitte, che sapevo molto sensibile al tema e che ha accolto con entusiasmo il progetto”.
Seyran Ates, una vita di lotta per l’emancipazione femminile
Molto incisivo è stato l’intervento di Seyran Ateş, legale e attivista dei diritti civili che ha pagato un prezzo altissimo per la sua lotta a fianco delle donne vittime di abusi. Nel 1984, infatti, ha subito un grave attentato, ma questo non ha diminuito il suo impegno.
L’intervento di Ateş è stato nel suo stile e quindi incisivo, coraggioso, dettagliato e politico. Come attivista ha espresso il dispiacere di non vedere nella lotta per l’emancipazione femminile quei progressi che le donne cercano e per cui lottano. E che addirittura si voglia tornare indietro. “È difficile vedere come alcuni diritti e libertà per cui si è combattuto con difficoltà o spargimenti di sangue vengano rimessi in discussione” ha precisato.
Ha menzionato le sorelle Mirabal, che hanno ispirato la giornata del 25 novembre, organizzazioni per i diritti umani, come Terre des Femmes, e ha parlato delle lotte che dalla fine del XIX secolo sono state portate avanti ottenendo risultati concreti.
“In poco più di 100 anni, le donne non solo si sono affermate in quasi tutti i campi professionali. Le donne hanno voce in capitolo nella politica mondiale, nell’istruzione e nella ricerca” ha ribadito Ateş, ma ha ribadito anche che non basta. Anno dopo anno, l’Organizzazione Mondiale della Sanità continua infatti a dichiarare che la violenza contro le donne è uno dei maggiori rischi per la salute, in tutto il mondo.
Seyran Ateş, che lotta da anni anche per promuovere una visione progressista dell’islam, ha tuttavia ha dichiarato che non si possa negare che nella realtà di vita delle donne migranti legate a determinate culture patriarcali i problemi siano maggiori e che questo non vada nascosto. Ateş ha precisato che questo vale per diverse religioni e culture, ma di voler mettere in evidenza il caso dei musulmani in Europa perché questo ambito riguarda direttamente il suo lavoro.
“Non è vero che l’Islam o i musulmani di per sé sono più misogini e violenti” ha dichiarato, “Tuttavia, è vero che nei Paesi islamici l’accettazione dei diritti delle donne è attualmente molto minore rispetto ai Paesi che si sono impegnati a rispettare la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo”. Ateş ha inoltre dichiarato di ricevere sempre più spesso richieste di aiuto dai centri di accoglienza per rifugiati, dove i matrimoni tra bambini e la violenza domestica fanno parte della vita quotidiana.
“Ma nessuna religione e nessuna cultura sono al di sopra della dignità umana, che è inviolabile” ha ribadito, “Le donne non sono né proprietà, né schiave degli uomini. E su questo dovremmo essere tutti d’accordo, nel 21° secolo”.
I panelist. La polizia di Berlino
Sono intervenuti a questo punto i panelist che hanno fornito alle donne in ascolto una serie di consigli pratici su cosa fare e come muoversi quando si subiscono la violenza o l’abuso domestico.
I primi sono stati Michael Bendix-Kaden e Susanne Paukert, funzionari della sezione “Protezione vittime di violenza domestica e stalking” della Polizia di Berlino (LKA – Landeskriminalamt).
I funzionari di polizia hanno spiegato quali sono i numeri della violenza, in Europa, in Germania e a Berlino. Hanno quindi fatto un quadro su quale sia l’Ufficio centrale per la prevenzione della polizia di Berlino, quali i dipartimenti specifici e quali le task force per la prevenzione del problema.
Potete trovare tutte le informazioni relative al loro intervento qui: Rapporto della Polizia Criminale di Berlino e principali interlocutori
Il Senato di Berlino
È quindi intervenuta Karin Hautman, capo dell’Ufficio “Donne in particolari situazioni di conflitto” presso l’Assessorato per la salute, l’assistenza e le pari opportunità del Senato di Berlino.
Karin Hautman ha presentato dettagliatamente le risorse che il sistema mette a disposizione, numeri utili, strutture che possono ospitare le donne in difficoltà (inclusi 205 posti per l’alloggio d’emergenza dovuta al Covid19) e centri di consulenza e intervento specializzati in ogni ambito: violenza domestica, tratta di esseri umani, violenza digitale, violenza sessuale, violenza su donne disabili, matrimoni forzati, progetti di auto-aiuto e progetti per donne migranti o rifugiate. Ha presentato inoltre tutti i numeri e i contatti necessari, inclusa la Big Hotline.
Potete trovare qui tutte le informazioni fornite da Karin Hautman: Il sistema di aiuti per donne vittime di violenza a Berlino
I centri di ascolto UIL contro tutte le violenze
Dall’Italia si è collegata infine la Dott.ssa Alessandra Menelao, che ha presentato un quadro relativo alla situazione italiana in termini di numeri di donne uccise o abusate e dinamiche delle violenze, che spesso avvengono in ambito domestico o per mano del partner. Ha infine insistito su quel circolo virtuoso “Prevenzione e sostegno-Punizione dei responsabili-Politiche integrate” che dovrebbe essere la sostanza della lotta alla violenza di genere.
Dimensioni della violenza di genere in Italia Il dibattito con il pubblico
L’interazione con il pubblico ha messo in luce un problema che spesso è spinoso, perché rallenta e a volte impedisce di ottenere tutela: l’abuso psicologico. Mentre è facile provare la violenza di fronte a lesioni gravi, infatti, è più difficile e provare quelle forme di coercizione e abuso che non si manifestano in un’aggressione fisica visibile, ma si esprimono in comportamenti ugualmente violenti.
Tra questi comportamenti c’è senza dubbio l’abuso psicologico, che può andare dalle minacce, alla manipolazione, al gaslighting, all’abuso economico o verbale. La vittima tuttavia può ugualmente ottenere tutela, rivolgendosi alle medesime strutture e figure professionali messe a disposizione dal sistema per aiutare le donne a capire come muoversi.
La voce di una donna che non c’è più. Il brano letto da Elettra De Salvo
L’evento si è concluso con un testo teatrale, “Le chiavi di casa”, tratto da “Ferite a morte”, spettacolo itinerante nato da un’idea di Serena Dandini e che l’Ambasciata sta invitando a Berlino per il giugno prossimo.
“Ferite a morte” racconta storie vere di vere donne, morte per mano di persone che amavano e di cui si fidavano. “Le chiavi di casa”, in particolare, parla di una donna che non ha cambiato le chiavi di casa perché il suo ex la minacciava di morte, ma lui è entrato di notte e l’ha uccisa ugualmente. Ha recitato il toccante brano la bravissima Elettra De Salvo, attrice, regista e consigliera Comites, che ha già partecipato due volte a questo importante spettacolo.
Qui potete seguire la registrazione dell’evento
, che però si presenta in due lingue senza la traduzione degli interpreti, che abbiamo avuto in diretta.