In tempi facili si parla di diritti, durante il Coronavirus si sacrificano i disabili. Il 3 dicembre evento online di Artemisia: “L’inclusione ci riguarda tutti”
di Amelia Massetti
Il senso della Giornata Internazionale delle Persone Disabili
La Giornata Internazionale delle Persone con Disabilità del 3 dicembre è stata istituita nel 1981, Anno Internazionale delle Persone Disabili, per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sui temi della disabilità, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità in ogni ambito della vita e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.
Dal luglio del 1993, il 3 dicembre è diventato anche Giornata Europea delle Persone con Disabilità, come voluto dalla Commissione Europea in accordo con le Nazioni Unite.
Dopo l’evento del 2019, organizzato dall’associazione Artemisia e.V., AWO, EMERGENCY, il commissario per i disabili del distretto di Friedrichshain-Kreuzberg, Mina in collaborazione con ANPI, Rete Donne e Il Mitte, ci siamo ripromessi che l’appuntamento del 3 dicembre sarebbe diventato una consuetudine annuale e avevamo elaborato, all’inizio di quest’anno, un progetto molto ampio, con varie iniziative, ma la pandemia ha stravolto tutti i nostri intenti. Il comitato promotore ha accolto quindi positivamente la proposta di Lorin Decarli, volontario di EMERGENCY Deutschland, di fare un evento interattivo online INKLUSION GEHT UNS ALLE AN 2020 il 3 dicembre dalle 19.00 alle 21.00.
Le conseguenze del Covid-19 sulle persone disabili
Parlando d’inclusione quest’anno non si può eludere cosa significa, per le persone diversamente abili, confrontarsi con la pandemia Covid-19.
Improvvisamente ci siamo trovati di fronte ad una emergenza mondiale che coinvolge e colpisce tutti e tutte indistintamente, ma in maniera particolare le persone più fragili.
Si è visualizzato globalmente che il tema della cura e di un sistema sanitario efficace è fondamentale nell’emergenze, e che la carenza di personale, negli ospedali e nelle stazioni intensive, possono mettere seriamente a rischio tutto l’apparato di un Paese. Le strutture predisposte alla cura delle persone disabili e degli anziani, hanno maggiormente risentito di questo disagio. Il personale non era pronto a far fronte ad un aumento temporale della giacenza nelle case famiglie, o nelle apposite residenze. Non avendo previsto un piano di emergenza, si è evidenziata la forte carenza di personale specializzato.
In alcuni paesi come l’Italia, nello specifico in Lombardia nella prima fase del Covid, in Svizzera durante la seconda ondata, e in America, sono state fatte scelte dolorose come quella del Triage, una parola che solo in tempo di guerra viene usata, dove si decide chi ha la priorità nelle cure e lo si fa sulla base dell’età, eventuali malattie pregresse e, sostanzialmente, in base alle possibilità di sopravvivere.
Una selezione delle persone legata alla loro capacità di essere produttive emerge di nuovo, oggetto di vari dibattiti, e riporta a scenari passati legati al nazismo e all’eugenetica. L’etica morale e il valore della persona in quanto tale, diventano ancora più labili in questo momento storico. Sono emerse le paure delle persone diversamente abili, degli anziani, dei profughi e di tutte le persone emarginate, che conoscono sia il rischio di contrarre il virus, che quello di poter essere esclusi dalle cure, se il numero di contagiati dovesse aumentare in modo esponenziale ed incontrollabile.
Mai come in questa fase le persone disabili e le loro famiglie si sono sentite così a disagio, consce che le loro paure non sarebbero state accolte. L’ansia di essere tra coloro che sono maggiormente a rischio di contrarre il virus se la stanno portando addosso da mesi, preoccupati sia per loro che per i propri figli e figlie, trasmettendola inevitabilmente ai familiari.
Non potevano fare diversamente, considerando che per molti la propagazione esponenziale del virus non è considerato un problema. Basta guardare i movimenti negazionisti che anche qui in Germania si sono espressi in proposito, vagheggiando di un presunto complotto internazionale. E questo ha diviso la società, interrompendo anche rapporti consolidati nel tempo, crollati per via di divergenze basilari che non sono semplici differenze di opinione, ma riguardano quei valori fondamentali che danno senso alla vita.
Cosa è peggiorato per le persone diversamente abili durante la pandemia
Dall’altro lato le istituzioni non si sono chieste cosa facessero le persone disabili lasciate a casa da sole con le loro famiglie, quelle che ancora ne hanno, né cosa succedesse nelle strutture residenziali o nelle case famiglie, dove la carenza di personale non permette di accogliere queste persone tutto il giorno. Per diversi mesi i Werkstätten (laboratori di lavoro per persone disabili), come le scuole, sono rimasti chiusi. La didattica a distanza con le persone disabili è complessa e richiede il coinvolgimento delle famiglie, già in sovraccarico.
Tutte le attività ricreative, perno su cui ruota la vita delle persone diversamente abili, si sono fermate e con esse la fonte di socialità.
Le persone diversamente abili hanno raggiunto, negli ultimi decenni, traguardi inimmaginabili di autonomia, frutto di anni di lavoro di orientamento, da parte delle famiglie e degli operatori, per indirizzarle verso opportunità adeguate a migliorarne la qualità della vita. Molte persone disabili si sono realizzate in vari campi dell’arte, scrittura, pittura, musica, teatro, dando un apporto culturale notevole al dibattito sulla diversità. Altre si sono realizzate nello sport, raggiungendo fama internazionale. Molte infine hanno raggiunto una quasi completa indipendenza dalla famiglia e gestiscono la propria vita con il supporto degli operatori.
Questo lavoro è andato perduto nel giro di pochi mesi, perché senza la continuità, soprattutto per coloro che hanno carenze di tipo cognitivo, si deve avviare, quando la pandemia sarà finita, la ricostruzione del percorso intrapreso precedentemente.
Le famiglie si sono ritrovate nuovamente ad interagire con i propri figli e figlie disabili, spesso persone adulte, che avevano canalizzato le loro energie in una serie di attività ora interrotte. Nell’ambito familiare si ricreano meccanismi di accudimento che ricadono maggiormente sulle donne, spesso non più giovanissime. Ma il costo personale e psicologico delle ore di impegno è impagabile. Il lavoro di assistenza non ha avuto alcun riconoscimento in termini economici da parte dello Stato, perché c’è una dinamica acquisita, che indica che sia la famiglia, “le donne”, a farsi carico di tutte le responsabilità quotidiane attinenti a chi necessita di cure. Le famiglie coprono i fabbisogni di una società che non è ancora pronta ad intervenire adeguatamente, laddove esistono delle carenze strutturali.
In Germania il 79% delle persone che necessitano di assistenza infermieristica e di assistenza la riceve in ambito domestico. La rinnovata emergenza dovuta alla seconda ondata fa sì che non ci sia solo la paura del contagio, ma anche che non siano più disponibili importanti sostegni come le prestazioni infermieristiche ambulatoriali o l’assistenza a breve termine. A lungo andare, molte persone colpite temono il sovraccarico fisico e psicologico.
Quest’anno, che celebriamo la giornata internazionale delle persone disabili nel mondo, dobbiamo tener conto che durante la pandemia sono venute a galla le contraddizioni e le inefficienze strutturali del sistema.
Sono emerse le differenze tra classi sociali, che andrebbero sanate pianificando tempestivamente interventi mirati sulle persone disabili, altrimenti non possiamo parlare né di inclusione né di un miglioramento delle condizioni di vita delle persone disabili e delle loro famiglie. Ci vuole una pianificazione d’interventi all’interno delle varie istituzioni, in grado di sopperire nelle emergenze, anche snellendo le pratiche burocratiche, spesso fonte di disagio per le famiglie e le persone disabili
È importante per il futuro – anche in vista di una terza ondata della pandemia – prestare attenzione non solo agli ospedali e alle case di cura, ma anche all’assistenza domiciliare e alle sue specificità. Le misure più utili per alleviare l’onere dei/le badanti nella pandemia di Coronavirus sono soprattutto l’esonero dal lavoro con la continuazione della retribuzione e l’utilizzo gratuito del contributo di assistenza, eliminando l’onere delle pratiche burocratiche ad esse connesse, e pagare direttamente il personale necessario.
Il 28,7% delle persone con disabilità in Europa vive in povertà. In 11 paesi, tra cui l’Italia, la situazione è peggiorata rispetto a 10 anni fa. In tutti i paesi UE, le persone con disabilità hanno maggiori probabilità di essere povere e più probabilità di essere disoccupate rispetto alle persone senza disabilità. Questo è inaccettabile e se davvero l’obbiettivo è “non lasciare nessuno indietro” è necessario un cambio di paradigma culturale, affinché tutte le politiche considerino sempre la disabilità come un tema rilevante.
L’accesso alla rete per tutti e tutte: un problema che non può più essere ignorato
Vanno elaborate piattaforme culturali che permettano l’accessibilità online a tutti e tutte, migliorando le infrastrutture digitali e rendendole accessibili alle persone diversamente abili, per offrire una vasta gamma di opzioni culturali e d’informazione.
Un sito web accessibile garantisce che il suo contenuto possa essere utilizzato da utenti con disabilità in modo che una carenza o una combinazione di disabilità visive, uditive, cognitive, motorie, mentali, psichiche, non diventi un ostacolo alla navigazione su Internet.
Le persone con disabilità affrontano molti ostacoli e sfide nel fruire di contenuti online. Molti utilizzano tecnologie specificamente progettate per consentire loro di accedere alle informazioni contenute nelle pagine web. Ad esempio, i non vedenti possono utilizzare un software che consente di ingrandire il proprio schermo o di trascrivere il contenuto della pagina mediante sintesi vocale o su un display in braille. Le persone con disabilità motoria potrebbero non essere in grado di navigare utilizzando un mouse, quindi sono costrette a utilizzare una tastiera o un altro dispositivo.
Questo è il motivo per cui è importante prestare particolare attenzione all’accessibilità di Internet durante la creazione e lo sviluppo di un sito web, per garantire che sia compatibile con i prodotti di tecnologia assistiva disponibili.
L’inclusione è il ponte che dobbiamo costruire per rispettare le differenze
L’inclusione non è il punto di arrivo ma il percorso da intraprendere, dove modellare insieme i tasselli essenziali per creare le fondamenta di una società che rispetti le istanze di tutti. La partecipazione e il coinvolgimento nelle decisioni delle persone disabili è la parte fondamentale di questo processo, principio fondamentale alla base della Convenzione sui diritti delle persone con disabilità.
Negli anni ‘70 l’Italia ha eliminato le scuole speciali dando il via ad un progetto d’inclusione, senza avere un modello da seguire. Attraverso la sperimentazione sul campo sono state trovate, progressivamente, le modalità di approccio didattico che hanno apportato dei cambiamenti rilevanti, ampiamente riconosciuti.
Abbiamo il compito di costruire insieme un ponte di consapevolezza sociale per creare un mondo a misura di tutti e tutte, senza discriminazioni, nel rispetto delle differenze reciproche. Le istituzioni hanno il dovere di adoperarsi per attuare regolamentazioni stabilite dalla Convenzione ONU per i diritti delle persone disabili e favorire l’accesso alla scuola, al lavoro e in tutti i contesti socio-culturali delle persone diversamente abili.
Attraverso la conoscenza della diversità si possono elaborare e trovare le forme di convivenza adeguate
Il progetto d’inclusione deve essere di nuovo ridisegnato anche a causa di questa pandemia, che ha lasciato indietro tante persone disabili che adesso non possono più aspettare.
La vera democrazia implica la partecipazione, non si può essere spettatori passivi delle decisioni che riguardano la vita dei diretti interessati.
Vanno intercettati i bisogni delle persone, e questo è possibile se si ha una visione a 360 gradi. Le persone non riescono chiaramente ad esprimere i loro desideri e le loro preoccupazioni, ma è indispensabile, soprattutto con le persone disabili e quelle con fragilità psichica, creare un rapporto empatico che permetta di capire quali siano le potenziali capacità e riuscire a trasformarle in risposte reali, indirizzandole in proposte e strumenti efficaci.
È un percorso lungo e complesso, che si affronta attraverso l’immedesimazione nell’altro, soprattutto con le persone più fragili, per imparare a intuirne i segnali ed orientarle verso le loro aspettative e opportunità. Dovremmo mettere da parte noi stessi con il nostro egoismo e concezione di vita, per fare spazio a coloro che prospettive di vita non ne vedono e per questo non riescono neanche a combattere per i propri diritti. Non dobbiamo approfittare delle loro debolezze ma aiutare a rafforzare le loro consapevolezze.
La sfida che porta con sé il progetto d’inclusione non va dimenticato, a causa della pandemia
In Germania le scuole ricevono il sostegno dello Stato per poter seguire con successo la strada che hanno scelto. Lo Stato ha istituito un servizio di supporto a livello nazionale per assistere gli insegnanti nell’inclusione. Circa 70 insegnanti di tutti i tipi di scuole offrono una formazione scolastica e una consulenza intensiva prima dell’istituzione di un programma educativo inclusivo. “Dal 2015 sono stati creati oltre 1.000 posti di lavoro supplementari per l’attuazione dell’inclusione. Nel corrente anno scolastico ci sono circa 160 posti di lavoro supplementari, e altri ancora si aggiungeranno fino all’espansione finale”, spiega Eisenmann, Ministro per L’Istruzione.
Nonostante questo in Germania le quote nelle scuole speciali sono ancora molto alte in confronto all’inserimento delle persone diversamente abili nelle scuole ordinarie, e questo non è confortante. Vuol dire che le famiglie ancora non si sentono sicure di poter iscrivere i propri figli diversamente abili in una scuola ordinaria, perché la didattica inclusiva è carente perché il personale scolastico non è adeguatamente specializzato oppure le classi sono troppe numerose per gestire diverse esigenze. Dall’esperienza di questa pandemia, si potrebbe cogliere la necessità di creare classi con minor numero di alunni dove sia possibile, per l’insegnante, seguire con attenzione tutti e tutte, senza lasciare indietro nessuno.
Il risultato che, secondo l’indagine VBE, solo il 15% delle scuole sia completamente privo di barriere, non è soddisfacente: la responsabilità è delle scuole, afferma Eisenmann perché i fondi messi a disposizione dal 2015, per la ristrutturazione delle scuole legate all’inclusione, non vengono utilizzati appieno. Lo Stato finanzia le ristrutturazioni scolastiche legate all’inclusione fino al 100 per cento, se vengono avviate dalle autorità di vigilanza scolastica.
Le quote di persone che riescono ad essere inserite nel mercato del lavoro sono ancora troppo basse e i Werkstätten non rispettano i parametri del progetto d’inclusione. Nei laboratori dovrebbe essere praticata la formazione, per poi indirizzare le persone nel mondo del lavoro, ma questo non avviene. Solo una percentuale tra lo 0.2 e lo 0.3% delle persone riesce a trovare un lavoro al di fuori dei Werkstätten per persone disabili. Le persone che lavorano nei Werkstätten invece hanno un salario minimo, che non corrisponde alle reali attitudini e prestazioni offerte. Queste disuguaglianze creano frustrazione in un mondo che si definisce democratico. Il compito delle istituzioni è quello di smussare le disuguaglianze e trovare gli strumenti necessari per realizzare la parità.
L’impegno di Artemisia
L’associazione Artemisia e.V. ha, tra le sue finalità, quella di creare una rete ed un luogo in cui affrontare insieme le tematiche della disabilità, ma anche delle differenze e delle discriminazioni, e per elaborare progetti d’inclusione innovativi. L’associazione non è un luogo esclusivamente italiano, ma un contesto in cui l’inclusione significa confronto con altre culture e con la diversità.
In questo momento non possiamo organizzare i consueti incontri mensili, ma stiamo elaborando, per il 2021, progetti finanziati che favoriscano la partecipazione gratuita di persone disabili e non, anche provenienti da contesti migratori. Tra questi:
- corsi di yoga (gennaio-febbraio)
- arteterapia (marzo-maggio)
- viaggio musicale inclusivo nel Brandeburgo (agosto)
Adoperarsi per l’inclusione delle persone diversamente abili è la base per costruire una società più consapevole e accogliente nei confronti di coloro che ne vengono emarginati. Ogni attività in questo senso può fare la differenza e stabilire dei ponti per superare egoismi e razzismi nei confronti delle minoranze, come i migranti, i senzatetto, le persone lgbt e le persone diversamente abili.
Tutti coloro che combattono per una società democratica che rispetti la dignità umana, devono impegnarsi a far rispettare le leggi sull’inclusione e contro le discriminazioni già ratificate.
Informazioni sull’evento del 3 dicembre
Il 3 dicembre dalle ore 19.00 alle 21.00 si terrà la conferenza online “INKLUSION GHET UNS ALLE AN” dove tutti potranno interagire.
In questo contesto abbiamo rivolto agli attori del Thikwa e ad altri attivisti la seguente domanda: WAS IST DEIN WUNSCH, WENN DU BÜRGERMEISTER/IN VON BERLIN WÄRST? Quale desiderio esprimeresti, se fossi il sindaco di Berlino?
L’iniziativa è finanziata dal Commissario per i disabili dell’ufficio distrettuale di Friedrichshain-Kreuzberg di Berlino.
Interverranno:
AMELIA MASSETTI
Artemisia e.V. Inklusion für alle
https://www.artemisiaprojekt.de/it/home/
BEN EBERLE
AWO Begegnungszentrum Kreuzberg
https://www.awoberlin.de/Migrationsberatung-im-AWO…
ULRIKE EHRLICHMANN
Beauftragte für Menschen mit Behinderungen Kreuzberg
https://www.berlin.de/…/beauf…/menschen-mit-behinderung/
LORIN DECARLI
EMERGENCY Deutschland
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(Emergency)
Vi aspettiamo online.