EMERGENCY-Raccontare la pace. Quanto costa la guerra?
EMERGENCY-Raccontare la pace. Quanto costa la guerra?
di Lorin Decarli – volontario di EMERGENCY Deutschland
È uscito la scorsa settimana il nuovo rapporto sulla spesa militare globale dello Stockholm International Peace Research Institute (SIPRI). I ricercatori svedesi ci dicono che nel 2019 i governi del mondo hanno speso 1.917 miliardi di dollari (circa 1.770 miliardi di euro) in armamenti ed eserciti. Stiamo parlando del 2,2% del prodotto interno lordo mondiale, il dato più alto da quando il rapporto è stato prodotto per la prima volta, nel 1988.
La cifra corrisponde ad un aumento del 3,6% rispetto al 2018 e – contemporaneamente – rappresenta il balzo in avanti più alto dal biennio in cui iniziò la crisi finanziaria 2008-10.
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La Germania ha partecipato significativamente a questa spesa globale, posizionandosi al settimo posto nella classifica degli Stati che spendono di più al mondo in armamenti e settore militare, con un aumento del 10% rispetto all´anno precedente. Berlino ha utilizzato circa 49,3 miliardi di dollari (45,6 miliardi di euro) del suo bilancio, corrispondenti al 2,6% della spesa mondiale.
In vetta alla classifica ci sono gli Stati Uniti (732 miliardi di dollari), mentre l’Italia è dodicesima (26,8 miliardi di dollari).
Considerando che siamo poco meno di 7,7 miliardi di persone, possiamo calcolare che nel 2019 circa 249 dollari (230 euro) per cittadino del mondo, sono stati spesi dai governi in armamenti ed eserciti.
Una somma significativa considerando che ricerche delle diverse Agenzie delle Nazioni Unite indicano che l’8% dei lavoratori nel mondo e le loro famiglie vivono con meno di 1,90 dollari al giorno per persona.
Per riuscire a capire a pieno quale enorme quantità di risorse sia racchiusa in questi 1.917 miliardi di dollari spesi in un solo anno e come queste risorse potrebbero essere usate diversamente, si pensi ad esempio che 5,25 miliardi di dollari (un giorno della spesa militare mondiale) equivalgono all’incirca al budget dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per l’ultimo biennio 2018-19.
In ogni caso, il costo maggiore causato dalla spesa militare e dalla guerra rimane quello delle vite umane che i conflitti e gli armamenti portano via ogni istante. Sono loro a pagare il conto di queste spese. Armi, bombe, munizioni, caccia bombardieri e sottomarini che tengono vive le guerre nel mondo. Il dato è sempre lo stesso da molti anni: oltre il 90% delle vittime della guerra sono civili.
Ma quanto costerebbe costruire un mondo fondato sulla pace, sulla solidarietà e sul rispetto dei diritti umani, invece che un mondo di guerra e armamenti?
Circa 150 miliardi di dollari l’anno (1 mese di spesa militare mondiale 2019) – secondo le stime della Banca Mondiale – è quanto gli Stati dovrebbero spendere per garantire acqua potabile e servizi igienico-sanitari di base a chi ancora non ne ha, contribuendo tra le altre cose a ridurre drasticamente le malattie infantili. Quasi 2,2 miliardi di persone vivono attualmente senza acqua sicura a cui poter attingere.
È invece pari a 267 miliardi di dollari in più l’anno (51 giorni della spesa militare mondiale 2019) – secondo le stime di tre diverse agenzie delle Nazioni Unite – la somma che gli Stati dovrebbero impiegare per porre fine al flagello della fame nel mondo entro il 2030.
E 23 milioni di euro (6 minuti e mezzo della spesa militare mondiale 2019) è quanto EMERGENCY ha utilizzato per la costruzione e l’arredamento di un nuovo centro di eccellenza pediatrica in Uganda, a Entebbe. Si tratta di una struttura unica e che può fare la differenza, in un Paese nel quale il 40% della popolazione ha meno di 15 anni ma ci sono solo 3 chirurghi pediatrici (per circa 45 milioni di persone).
Lì la mortalità infantile sotto i 5 anni è di 55 bambini per 1.000 nati vivi e il 30% delle morti di pazienti di più di 5 anni sono attribuibili alla mancanza di cure chirurgiche.
In Uganda, una persona su tre vive con meno di 2 euro al giorno.
Con la spesa militare globale del 2019 potremmo costruire 76.926 centri di eccellenza come quello di Entebbe (uno ogni 100.000 persone nel mondo) e garantire accesso a cure medico-chirurgiche, di qualità e gratuite, a chi oggi non può curarsi.
Guardando le cifre da questo punto di vista risulta chiaro quanto “poco” ci costerebbe un modo di pace, solidarietà e diritti umani.
Ogni giorno 10.000 persone nel mondo perdono la vita a causa della mancanza di servizi e strutture mediche, come determinato dal rapporto sulle disuguaglianze globali di Oxfam.
Inoltre, secondo uno studio recente dell’OCSE, gli Stati del mondo dovranno raddoppiare la spesa destinata alla copertura sanitaria entro il 2030, altrimenti, se le tendenze attuali saranno confermate, in un decennio fino a 5 miliardi di persone al mondo non riceveranno assistenza sanitaria, per via dei costi inaccessibili o della mancanza di strutture e servizi. In questo caso la ricerca suggerisce che una soluzione starebbe quindi nell’utilizzare risorse economiche in modo da garantire almeno un 1% in più del prodotto interno lordo mondiale alla sanità.
La metà di quello che si spende in armi ed eserciti. Per quanto tempo continueremo ad accettare questa situazione vergognosa?
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EMERGENCY è un’associazione indipendente e neutrale che offre cure medico-chirurgiche gratuite e di elevata qualità alle vittime delle guerre e della povertà. EMERGENCY promuove una cultura di pace, solidarietà e rispetto dei diritti umani.
EMERGENCY continua a lavorare anche durante la crisi COVID-19 per garantire assistenza in tutti i territori dove ha progetti attivi. In Italia è intensamente impegnata, dove possibile, in coordinamento con le locali unità di crisi. In tutti i progetti nel mondo ha altresì attivato protocolli specifici per far fronte all’emergenza medica, anche nei Paesi finora non colpiti dalla pandemia. Per saperne di più è possibile visitare il sito ufficiale.
La rubrica “Raccontare la pace” è frutto della collaborazione dei volontari di EMERGENCY Deutschland con Il Mitte. E mira ad affrontare il problema della guerra, mostrandone gli insostenibili costi umani e materiali e l’improponibilità come strumento di risoluzione dei problemi mondiali.
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