KitKat Club: il sex club di Berlino in cui non è affatto facile entrare
Il KitKat Club è un’altra delle istituzioni berlinesi, per quanto riguarda la nightlife e la cultura edonistica della capitale. Nato nel 1994, fu fondato dal regista porno austriaco Simon Thaur e dalla sua partner Kirsten Krüger e nacque come locale in cui era possibile ballare musica trance, classica e goa, e soprattutto avere rapporti sessuali in pubblico.
Il KitKat Club, il locale berlinese fondato da un regista porno e dalla sua partner
Il clima che si respira all’interno del KitKat è infatti molto libero, il dress code varia dal kinky, al latex, all’elegant, al leather e l’interazione erotica non solo è ammessa ma anche incoraggiata. La musica si è inoltre evoluta e oggi include una più ampia scelta di musica elettronica.
Il nome è ispirato al celebre musical “Cabaret“, basato a sua volta su un romanzo di Christopher Isherwood, in cui si raccontano le vicende della licenziosa Berlino del 1931 e di un locale chiamato, appunto, Kit Kat Klub.
L’omonimo club della Berlino di oggi, comprende tre sale da ballo e un’area esterna con una piscina e sulle parete spiccano i dipinti del pittore Berlin based Der Träumer.
Originariamente il locale si trovava a Kreuzberg, ma si è in seguito spostato rispettivamente a Nollendorfplatz, Schöneberg e oggi è a Mitte, in Köpenicker Str. 76, a poca distanza dal techno-club Tresor e dal famosissimo Berghain, il che lo colloca in quella che si può definire un’area ideale dell’edonismo berlinese.
Il locale è uno dei simboli della libertà dagli schemi e dalle gabbie del mainstream
Nel 2001, quando a Berlino ci fu un’ondata di moralizzazione dovuta a una parentesi politica conservatrice, il KitKat Club venne più volte reso oggetto di pressioni e addirittura accusato di “istigazione al sesso pubblico”, un reato presente nel codice da tempi precedenti alla seconda guerra mondiale.
Oggi invece il locale è considerato parte integrante dello spirito berlinese più libero, non solo in senso sessuale, ma anche dagli schemi che normalmente condizionano anche l’industria del piacere a latitudini più mainstream. Tra i frequentatori del KitKat ci sono infatti persone di tutte le età, di tutti gli orientamenti e di ogni conformazione fisica e aspetto, senza nessuna concessione a quello snobismo vagamente elitario che altri circuiti incoraggiano. Al KitKat vanno infatti tutti coloro che desiderano vivere il sesso in modo naturale e senza ansie.
La selezione all’ingresso è rigidissima: difficilissimo entrare
Questo non significa che sia facile entrare. Alcuni lamentano ad esempio il fatto che la selezione all’ingresso sia molto rigida e che spesso ci si trovi a fare inutilmente la fila per poi restare fuori. In realtà, ci sono delle ragioni per questa lamentata “severità”, che a bene vedere seguono una logica legata alla tutela della privacy degli avventori abituali.
Essendo il contesto molto particolare, infatti, si vuole evitare che dei semplici “turisti” entrino nel locale per pura curiosità e vadano magari a turbare, con atteggiamenti inopportuni, chi vi si reca per esprimere se stesso e la propria libertà, anche sessuale, al riparo da sguardi indagatori o divertiti. Si vuole inoltre evitare che il personale, spesso costituito da persone anche loro seminude, venga infastidito o messo a disagio e si debba per questo ricorrere alla sicurezza.
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Il dress code non è un fatto di moda, ma di sicurezza degli avventori
Allo scopo di prevenire tutto questo, si adottano dunque criteri che cercano di privilegiare persone dall’aspetto compatibile con il dress code del locale (un certo tipo di abbigliamento o di trucco, ad esempio). Questo non necessariamente costituisce una garanzia, così come non è detto che chi resta fuori sia poi un effettivo “pericolo” per la clientela abituale. Tuttavia, si sa, ogni tipo di selezione all’ingresso implica necessariamente una percentuale di arbitrio. Non vale la pena irritarsi, anche se è comprensibile non fare salti di gioia quando la porta resta chiusa, specie dopo aver fatto la fila. Diciamo che la possibilità va messa in conto.
A volte capita che, in caso di dubbio, a chi chiede di entrare venga chiesto di rimuovere un capo di abbigliamento, spesso i pantaloni. Diciamo che accettare di entrare in mutande in un locale come il Kit Kat Berlin, sicuramente costituisce prova di un’attitudine compatibile con il clima generale e abituale.
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