Intervista a Giorgio Canali: “Con Ferretti d’accordo su niente, da quando ci conosciamo”
di Lucia Conti
Chitarrista storico dei CCCP, CSI e PGR, leader della sua band, i Rossofuoco e produttore di Verdena, Bugo e Le luci della centrale elettrica, Giorgio Canali è pronto a suonare a Berlino il 6 giugno, presso il Prachtwerk (Ganghoferstr. 2, 12043).
Io intanto ho voluto fargli qualche domanda. E chiedergli se è vero che è un patito di serie televisive.
Berlino ha sempre rappresentato molto, per molti musicisti alt-rock, soprattutto negli anni ottanta. Tu come vedi questa città? E che effetto ti fa suonarci ora con il tuo progetto?
Berlino è per me una delle capitali europee della cultura, né più, né meno… non ho vissuto mai la Berlino del “prima dell’abbattimento del Muro”, quindi non ho ricordi romantici da difendere come invece ha la maggior parte dei vecchi rincoglioniti della mia generazione. Ci sono stato quattro o cinque volte, mi piace molto, credo che mi piacerà suonarci ma, onestamente, non penso che mi farà un effetto particolare, credo che ci saranno più italiani che altro (ride).
Hai vissuto pienamente il furore iconoclastico del punk e la tua biografia autorizzata si chiama “Fatevi fottere”. Cosa è rimasto, oggi, da distruggere? E chi deve andare a farsi fottere?
Prima di tutto e prima di tutti sono io quello che deve andare a farsi fottere. Cosa c’è da distruggere? Il punk non è mai stato distruzione, casomai è autodistruzione… con qualche effetto collaterale. Capita.
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Come interagiscono i Rossofuoco, nella fase creativa?
Rossofuoco scrive quasi tutte le canzoni improvvisando con il multitracce in registrazione fissa. Poi, se un’idea ci piace, la riascoltiamo e la strutturiamo in forma di canzone ipotetica (intro, strofe, ritornelli, ponti, chorus…). Alla fine resto io da solo, a cercare di infilare i miei deliri verbali nelle atmosfere che abbiamo costruito. Qualche rara canzone, invece, la butto giù in forma semplice, voce e chitarra, e poi la arrangiamo assieme.
Com’è il Canali produttore?
Il Canali produttore non esiste più… esiste il Canali che aiuta ogni tanto a mettere in bella forma le idee di qualche amico. Non mi diverte fare dischi, nemmeno i miei, quindi cerco di limitarmi alle promesse che qualche amico riesce a strapparmi… “Facciamo ‘sto disco?” “Mmmm, non ne ho voglia” “Dai, se non lo faccio con te, con chi lo faccio?” “Uff, ok” (ride)
Hai scritto praticamente un canto partigiano, “Lettera del compagno Lazlo al colonnello Valerio”. È stato complicato per te continuare a interagire con il tuo ex cantante Giovanni Lindo Ferretti, che si è spostato talmente a destra da incontrare i ragazzi di Atreju, cioè di Azione Giovani?
Guarda, con Giovanni non siamo mai andati d’accordo su niente, da quando ci conosciamo. È la stessa persona con delle idee del cazzo che negli anni ottanta era un idolo per tutti coloro che oggi lo schifano. Il problema non è mio, è di chi non ha mai capito che si trattava comunque di un provocatore reazionario, qualunque fosse la sua fede, Cremlino o Vaticano non cambia un cazzo. Detto questo ci vogliamo un bene dell’anima e quando ci vediamo, da sempre, evitiamo di parlare di politica, etica, filosofie di vita… ci picchieremmo.
Non so se è solo una voce, ma si dice che tu sia un appassionato di serie televisive. È vero? E in questo caso quali sono le tue preferite?
Breaking Bad è stata secondo me il capolavoro del genere… difficile riuscire ad arrivare a tanto. Comunque in questo momento sto seguendo Fargo, The Leftovers, Better Call Saul e, appena terminata, ma non credo che la seconda stagione sarà nelle mie priorità, Designated Survivor.