Lollapalooza 2016: grande energia e qualche problema organizzativo
di Antonio Galietta
Secondo edizione, nuovo inizio. Sì, perché dopo la prima edizione tenutasi a Tempelhof, il Lollapalooza quest’anno si è spostato a Treptower Park e sicuramente non possiamo dire che sia stata una scelta vincente. Infatti, i problemi logistici sono stati, purtroppo, diversi. Primo fra tutti l’enorme estensione del parco e la distribuzione dei palchi per tutta la sua vastità, che ha costretto gli appassionati a sostenere anche 20 minuti di camminata per arrivare ai due palchi opposti del festival. Senza considerare che questo spostamento era necessario, poichè i quattro palchi erano sistemati a coppie, ma non dello stesso genere musicale. Quindi, ad esempio, un appassionato che avesse voluto seguire James Blake e Roisin Murphy, sarebbe stato impossibilitato a spostarsi, poiché, in caso contrario, sarebbe arrivato quasi a conclusione dello spettacolo. A questo punto sarebbe stato almeno il caso di fare maggior attenzione alla scaletta e alle esigenze del pubblico, evitando di programmare live su live senza soluzione di continuità e dando la possibilità allo spettatore, pagante, di potersi spostare con tranquillità nell’area concerti.
Nonostante tutto gli organizzatori sono stati fortunati e anche quest’anno hanno fatto il pieno di spettatori (qualcuno dice anche troppi…) e di sole, dato che si sono viste le migliori giornate di questa strana estate berlinese.
A salvare la manifestazione è stata, fortunatamente, la musica. Il festival si caratterizza per il fatto di avere due palchi (il Main Stage II e il Perry’s Stage) dedicati alla musica più commerciale, EDM e techno, e due palchi (il Main Stage I e l’Alternative Stage) per gli artisti rock, indie e, appunto, alternative.
Il primo giorno è stato abbastanza avaro di possibilità per gli amanti del rock, ma i Catfish & the Bottlemen sul Main Stage I ed i Kaiser Chiefs sull’Alternative Stage hanno comunque dato soddisfazioni, mentre per gli amanti del dancefloor la scelta è stata talmente ampia che credo siano arrivati a fine giornata davvero stremati.
Lo show da ricordare è sicuramente quello dei Kings of Leon, che sul Main Stage I hanno radunato tutto il festival. La band americana si è ripresentata sulle scene in vista del nuovo album, in forma sia fisica che spirituale, con l’armonia che regna di nuovo in casa Followill. Chiusura di giornata per i New Order, che sulle note di “Love Will Tear Us Apart” hanno accompagnano il ritorno a casa dei festivalieri.
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La seconda giornata è stata ancora più calda della prima e più polverosa, ma gli indomiti appassionati di musica non si sono fatti così facilmente scoraggiare. Hanno passato il tempo tra un live dei Nothing But Thieves o dei Temper Trap, oppure saltellando ai ritmi proposti da Lost Frequencies e Martin Solveig. Verso il calar del sole James Blake si è affacciato sul Main Stage I per deliziare i presenti e mettere in mostra il suo talento vocale e l’abilità della sua band nel proporre la sua musica elettronica tutta dal vivo.
A quel punto, con il passare dei minuti, l’attesa si è fatta via via incontrollabile: il live dei Radiohead è stato di sicuro l’evento di questo festival. Pigiati in sezioni di due metri quadrati, ragazzi da ogni parte del mondo si scambiavano opinioni e pensieri sulla band prossima a salire sul palco. Così, in perfetto orario è arrivato il momento di Thom Yorke e dei suoi fantastici compagni di band, che hanno lasciato per 140 minuti il pubblico a bocca aperta, completamente rapito. È il caso di dire che questo spettacolo ha salvato le sorti del festival, le cui recensioni sul web non sono di certo esaltanti, soprattutto a causa dei problemi logistici e organizzativi summenzionati.
La scelta di trasferire il festival a Treptower Park non è stata inoltre presa benissimo da molti cittadini berlinesi, che temono per le sorti del loro amatissimo parco. In effetti, le condizioni dei prati, alla fine della seconda giornata, erano davvero ad un livello pietoso, ma confidiamo che la pioggia autunnale rinvigorirà il verde dei prati.
Là dove il Lollapalooza non fallisce mai è nell’atmosfera e nella grandissima eterogeneità di interessi musicali ed esperienze di vita dei suoi partecipanti, che danno al festival una chance di essere vissuto al meglio, soprattutto se in futuro verranno limitati i problemi organizzativi.