Un artista vuole dedicare un monumento agli spacciatori di Berlino

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Ha le idee molto chiare l’artista americano Scott Holmquist, che vuole erigere un monumento dedicato agli spacciatori africani attivi a Berlino. “La figura dello spacciatore è troppo importante per poter essere ignorata” ha spiegato Holmquist a Daze, aggiungendo di voler collocare il suo monumento nei pressi di Görlitzer Park, in un’area nota proprio per i numerosi incidenti legati allo spaccio di stupefacenti e per i frequenti raid della polizia. Le intenzioni dell’uomo sono talmente serie che dalle parole è presto passato ai fatti, inoltrando una petizione al governo cittadino.
Holmquist ritiene che gli spacciatori forniscano un servizio socialmente apprezzato da molte persone, soprattutto quando sono facilmente raggiungibili, in una posizione centrale all’interno del quartiere oppure nei parchi dov’è frequente trovarli. La petizione è diretta in particolare ai membri del Partito Pirata, che occupa quattro dei 51 seggi dell’assemblea del distretto. A loro l’artista ha scritto: “l’erezione del monumento sarebbe un ragionevole e importante riconoscimento di questa professione ad alto rischio e imporrebbe una riflessione obbligata sulla lotta contro le conseguenze del colonialismo, che ancora si protrae”.

Radicalizzando il suo ragionamento, Holmquist ha addirittura definito gli spacciatori “ultimi eroi”, capaci di resistere di fronte al disprezzo oppure, nella migliore delle ipotesi, alla pietá della societá civile. L’artista ha inoltre dichiarato di voler incontrare gli spacciatori dei parchi di Berlino nei prossimi mesi e di volerli mettere al corrente del suo progetto.
La petizione ha ovviamente innescato un aspro dibattito all’interno del Partito Pirata, come riportato dal quotidiano tedesco Berliner Zeitung. Il portavoce Felix Just ha dichiarato: “diamo il benvenuto a questa proposta, perchè permette alla discussione sulle condizioni di Görlitzer Park di espandersi oltre i confini del mero dibattito sulla criminalitá”. Ha quindi aggiunto: “dobbiamo considerare moltissimi aspetti della vita sociale, come i problemi legati allo spaccio e al contrabbando o i temi connessi alle dinamiche dell’immigrazione e dell’asilo politico”. Ha quindi concluso affermando: “un monumento non deve essere necessariamente celebrativo, ma può e deve stimolare la riflessione e il dibattito”. Com’era prevedibile non sono mancate voci contrastanti. Un commentatore della petizione ha infatti scritto “una cosa del genere non ha nulla a che vedere con l’arte, è un insulto a tutti coloro che hanno perso i loro figli o i loro amici a causa della droga. Gli spacciatori sono criminali, senza se e senza ma”.
Il dibattito è ancora in corso e Holmquist dichiara di voler erigere il suo monumento, in un modo o nell’altro, nel 2017, anche solo temporaneamente. Quando gli è stato chiesto cosa significherá per la popolazione, ha risposto: “non vedo l’ora di scoprirlo”.