Quando la religione del Berghain viene derisa da una pagina facebook
di Sara Bolognini
Ostbahnhof, domenica pomeriggio. Un gruppo di ragazzi vestiti di nero si avvia all’uscita della stazione. Due ragazze, anche loro vestite di nero, si dirigono verso la S-Bahn con facce stanche. Pantaloni a vita alta, magliette corte, glitter sulle guance. Non c’è bisogno che glielo chieda, mi basta un’occhiata per capire che si stanno dirigendo o stanno tornando dal Berghain.
Lo storico club, chiamato “tempio della musica techno”, è una religione, più che una discoteca. Prima regola del Berghain: non dovete parlare mai del Berghain. Fare fotografie è sacrilegio, non puoi sapere cosa succede all’interno finché non ci vai. Eppure recentemente sono apparse delle foto sul controverso account di Instagram “illegal Berghain pics”: e si è subito scatenato il panico. Il fondatore anonimo dell’account è lo stesso che gestisce la pagina facebook “Just Berghain Things”, che posta meme e status ironici sulla famosa discoteca e sulla cultura del clubbing. Vi siete già lanciati sulla cornetta del telefono per chiedere l’intervento delle forze dell’ordine? Non agitatevi, è tutto ok, alcune tra le foto sono dei meme, altre sono solo semi-identificabili. Non tutti sembrano avere gradito lo scherzo e alcuni adepti del tempio della techno hanno postato aspri commenti dichiarando che si tratta di un vero e proprio “attacco contro la loro cultura”.
L’ardito autore del misfatto é stato contattato per e-mail da Pulseradio.net, che gli ha chiesto come fosse nata la pagina. L’anonimo ha risposto che ha avuto l’idea da una ragazza che, scrivendo di essere al Berghain, ha allegato una foto. La foto era in realtá un’immagine di Game of Thrones, ma un PR del club, che probabilmente in quel momento non indossava gli occhiali da vista, ha commentato prontamente chiedendo che fosse cancellata dal web.
“Ho trovato tutto ció davvero divertente, non solo per il fatto che sembra non sappiano riconoscere il proprio club, ma anche perché pagano qualcuno per scandagliare Instagram e chiedere alle persone di eliminare le foto. Ecco perché ho deciso di aprire un account che facesse una parodia diquesta situazione”, ha spiegato il buontempone.
La pagina ha fatto arrabbiare molte persone, che hanno attaccato l’autore. L’uomo si dichiara stupito di come tutti prendano la questione tanto sul serio. Non pensa che la sua azione possa “distruggere” il Berghain, dato che, in realtá, ritiene che il club stia giá provvedendo da solo allo scopo e che non abbia ormai piú niente di underground o segreto. I proprietari della discoteca non sono dei sacerdoti che si preoccupano dei propri fedeli, bensí dei bravi imprenditori che hanno saputo come fare soldi costruendo un mito. L’anno scorso hanno addirittura ospitato il Popkultur Festival, sponsorizzato da be Berlin, una compagnia turistica che si occupa di supportare il “turismo culturale”, eppure nessuno si é scaldato a riguardo.
L’ideatore di “Just Berghain Things” ha inoltre dichiarato: “Pensavo che il club garantisse della buona musica e una buona door policy, ma, apparentemente, per molte persone rappresenta la libertá di essere arroganti e di non permettere che si scherzi”. L’intenzione dell’anonimo non é quella di incoraggiare altri a pubblicare foto (l’uomo trova infatti appropriata la politica di discrezione del locale), bensí quella di canzonare l’ossessione che i proprietari hanno di curare la propria immagine. Trova inoltre fastidioso anche il fatto che le persone diventino incredibilmente boriose dopo essere state un po’ di volte nel locale, come se si dovesse esser fieri del fatto di avere abbastanza soldi per andare a ballare tutte le settimane o l’abbigliamento giusto per essere ammessi nel tempio. “È il club piú famoso del mondo e le persone continuano a considerarlo un segreto underground”, conclude.
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La musica é la migliore, la location spettacolare, ripetono in molti. Ma in fondo queste parole potrebbero essere usate per descrivere una lista di club a Berlino, non é l’unico. La vera domanda é: perché proprio il Berghain è diventato fenomeno di culto?
Perché fare una fila di due ore, in un silenzio religioso, per poi magari non riuscire a entrare? Perché farsi esaminare da buttafuori che nemmeno si degnano di parlarti, se non con cenni del capo, che decidono se le persone sono abbastanza “alternative”? Insomma, Berlino é la cittá dove tutti possono essere se stessi, ma a quanto pare ci sono dei modi piú giusti di altri di esserlo. Non prendiamo il Berghain troppo sul serio: non dimentichiamoci che, nonostante tutto, è solo un club.