Gli attivisti anti-gentrificazione “castrano” il logo di Airbnb per mandare un messaggio ai turisti
A Berlino il fenomeno Airbnb è stato spesso al centro di polemiche legate alla mancata disponibilitá di alloggi per i residenti e al conseguente aumento dei prezzi degli affitti in cittá. Questo ha portato a un giro di vite che a maggio ha visto diventare illegale l’affitto dei cosiddetti “appartamenti vacanze” sul sito di Airbnb.
Nonostante questo divieto, alcuni appartamenti sono ancora disponibili all’interno della cerchia urbana. Questo ha scatenato l’ira dei residenti, che hanno lanciato una campagna di boicottaggio di Aribnb veicolata dall’hastag #BoycottAirbnb. L’iniziativa che sta attirando maggiormente l’attenzione si lega ad alcuni poster e flyer sui quali il logo della compagnia è stato trasformato in un cappio, in una mammella da mungere, oppure in una parte inequivocabile dell’anatomia maschile, in abbinamento a paio di forbici e allo slogan: “castra la gentrificazione”.
«For each holiday apartment, a local tenant has to leave their home». #boycottAirBnB pic.twitter.com/d47jHD8Aet
— ☜ (@teclista) 20. Juli 2016
La lingua usata per la comunicazione è l’inglese, in modo che i turisti, i naturali destinatari dell’offerta Airbnb, possano comprendere la natura della protesta. “Quando affittate un appartamento su Airbnb” spiegano gli attivisti “pensate all’aumento degli affitti che ne consegue e quindi al danno che procurate ai residenti. Ogni volta che un appartamento viene affittato per le vacanze, un affittuario residente deve lasciare casa sua”. Alcuni berlinesi tuttavia non sono affatto d’accordo con questa interpretazione e sostengono che Airbnb di fatto aiuti i residenti proprio a pagare gli aumentati affitti dei loro appartamenti.
Fusion.net ha chiesto al celebre portale perché abbia continuato ad autorizzare l’offerta di interi appartamenti anche dopo il divieto di legge. La compagnia non ha risposto direttamente, ma ha inviato un comunicato che recita testualmente: “Airbnb è un’ancora di salvezza per migliaia di residenti, che possono permettersi le case in cui vivono in una città che amano anche grazie a noi. Airbnb rende inoltre democratici i benefici del viaggio, rendendo più economica la possibilità di spostarsi e diffonde i benefici globali dell’intera operazione oltre il centro della città, agevolando più comunità”.
Berlino finora ha avuto forse l’approccio più duro, nei confronti di Airbnb, ma va registrato il fatto che recentemente anche New York e Reykjavik abbiano adottato un atteggiamento analogo, lamentando un turbamento del mercato immobiliare.
Non sembrano essere tempi facili per la società fondata nel 2008 da Brian Chesky, Joe Gebbia e Nathan Blecharczyk, che ad oggi risulta attiva in in più di 34000 città e 191 Paesi.
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