Berlino: il museo su David Hasselhoff esiste davvero

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Museo su David Hasselhoff, Berlino. OlafJanssen, CC BY-SA 4.0 , via Wikimedia Commons

di Pseudonimo

Non avrei mai immaginato che un giorno io e David Hasselhoff saremmo stati tanto vicini.
Erano gli anni ottanta quando seguivo assiduamente le peripezie inverosimili che affrontava con la sua macchina parlante, mentre nel mio cervello andava a costruirsi l’idea totalmente errata che egli fosse un figo.
Che ci volete fare: sono le strategie di marketing dei telefilm americani ad essere fatte apposta per ammaliare personalità immature.
Nella fattispecie, lo vedevo agire sul piccolo schermo:

– mentre indossava i giubbotti di pelle che avrei voluto indossare io;
– mentre flirtava con donne che stimolavano i miei primi appetiti sessuali;
– mentre guidava una macchina che avrei scambiato volentieri con l’Alfa Romeo 33 acquistata da mio padre per illudersi che la sua vita non faceva poi così schifo.

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Museo su David Hasselhoff, Berlino. Proposta per intitolare una strada all’attore. OlafJanssen, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Visto che ero già stato educato con un corredo full-optional di valori sbagliati, non potevo di certo esimermi dall’ammirarlo a tutto spiano per queste stronzate da macho.
Ovvio: poi la serie tv si concluse malamente per via di un significativo calo di ascolti ed io, come facilmente capita in giovinezza, mi dimenticai di lui in un baleno.
A quel punto mi concentrai su altro: ad accumulare le esperienze negative della crescita e, soprattutto, ad assentarmi durante gli eventi di cronaca più importanti del secolo scorso per giocare a pallone.

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Museo su David Hasselhoff, Berlino. Firma dell’attore.

Ecco perché trent’anni dopo mi fece strano acquistare un vinile dello stesso Hasselhof a 6 euro presso il mercatino domenicale di Arkonaplatz, quando un attimo prima avevo pagato 3 euro in meno per Rapsodie in blue di George Gershwin: non sapevo alcune cose.


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Non avevo idea, per esempio, del ruolo chiave interpretato dal tamarro attore e musicista americano durante la caduta del muro.

La sua canzone Looking for Freedom pare sia stata la vera colonna sonora della riunificazione, cantata a squarciagola da milioni di tedeschi del 1989 affamati di libertà – per l’appunto – e di accordi orribili, a quanto pare.

Il museo su David Hasselhoff esiste davvero

Ma lasciando da parte i giudizi personali il dato di fatto è uno: David Hasselhoff a Berlino è un mito.
A tal punto che, oltre al Museo del Currywurst, in questa città è possibile trovare anche qualcosa di peggio: un’esposizione permanente di memorabilia appartenuti alla star sopravvalutata di cui sopra. Un museo su David Hasselhoff, insomma.

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Museo su Dacid Hasselhof a Berlino. Oggetti legati alla serie “Baywatch”. OlafJanssen, CC BY-SA 4.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/4.0>, via Wikimedia Commons

Esiste davvero e si trova nel seminterrato del Circus Hostel, in pieno Mitte, Rosenthaler Platz.
Per guardarla meglio conviene prenotare una stanza o un posto letto in dormitorio e poi capitarci lì per sbaglio, anche perché andarci volontariamente forse è chiedere un po’ troppo al proprio libero arbitrio.

In ogni caso, decidete voi: a quanto pare è infatti accessibile anche ai visitatori esterni.
Dicono che sia gratuito, ma a mio modo di vedere c’è un prezzo da pagare: la perdita dell’innocenza.

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