Barbie Breakout: intervista al controverso personaggio della scena berlinese
di Lucia ContiDrag queen, dj, scrittrice, performer e attivista lgbt, Barbie Breakout è un noto personaggio della scena berlinese. Dal “video shock” contro le leggi anti-gay di Putin, in cui si è cucita le labbra, alla sua militanza per i diritti civili e per togliere all’HIV lo stigma che ancora lo caratterizza, si è sempre fatta notare per il coraggio con cui promuove le sue battaglie e per la sua ironia. Nel 2012 ha pubblicato l’autobiografia “Tragisch, aber geil”.
Ciao Barbie, ti vuoi presentare?
Ok, il mio nome è Barbie Breakout, ho trentasette anni e vivo a Berlino da sedici. Sono una Drag Performer, una DJ, un’autrice e produco dei contenuti su Youtube.
Come sono state la tua infanzia e la tua adolescenza?
Dovresti davvero leggere il mio libro! Ok, seriamente, la mia adolescenza è stata… diciamo avventurosa. Crescendo mi sentivo una ragazza e non lo nascondevo. Questo, ovviamente, non ha reso la vita facile né a me, né alla mia famiglia. Poi mio padre si è ammalato di cancro, i miei genitori hanno divorziato e io mi sono sentita responsabile, come se il mio essere com’ero avesse influito su quanto era successo. Di conseguenza ho cominciato a prendere un sacco di droghe, a creare problemi a scuola e in generale mi sono messa su una brutta strada. Quando andavo a scuola, tra l’altro, venivo picchiata regolarmente per il modo in cui vestivo e per il fatto di essere apertamente gay. A sedici anni ho deciso di andare in collegio e questo alla fine mi ha salvata.
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Il tuo video, “Open your mouth”, ha avuto un grande impatto su centinaia di migliaia di persone. È vero che hai ricevuto minacce di morte, dopo averlo pubblicato?
Sì, è vero, ho ricevuto minacce di morte, la maggior parte da email anonime e impossibili da tracciare, altre su facebook e youtube. La cosa non mi ha sorpresa, ho pestato i piedi a un sacco di gente con il mio video e ne sono fiera. Non farò finta che alcuni di questi messaggi non mi abbiano spaventata. Lo hanno fatto. Ed è una vergogna il modo in cui facebook tratta queste cose. Un esempio: sono stata minacciata con un messaggio diretto, qualcuno mi ha scritto che non avrei dovuto vivere un giorno di più perché ero un “bastardo transessuale”. Ho denunciato la cosa a facebook, ma non è mai successo nulla e il profilo di questa persona è ancora online, dopo anni. Ma se posti una foto di due uomini che si baciano o in cui compare un capezzolo femminile oppure usi un nickname invece del tuo nome di battesimo (che è COSì importante per le persone della mia comunità!), il tuo profilo può essere bloccato o anche definitivamente cancellato. Loro si difendono dando la colpa agli algoritmi, ma gli algoritmi non si scrivono da soli.
Com’è cambiata la tua vita dopo che il video è diventato famosissimo?
La mia vita è indubbiamente cambiata. Ho ritrovato una voce che avevo dimenticato di avere. Ho sempre combattuto per ciò in cui credo, ma avevo dimenticato quanto forte ci si possa sentire quando si combatte anche per gli altri. A volte tutto questo può far male, ma avvicina a persone che altrimenti non si incontrerebbero mai. Da quando ho realizzato il mio video, ad esempio, vengo invitata a parlare alla gente e mi si chiede spesso la mia opinione su determinati argomenti. Esattamente come sta accadendo con questa intervista.
Come mai alcune persone ti odiano così tanto?
Quando parli liberamente, esponendoti con onestà e amore, sei destinato a suscitare intense reazioni di ogni tipo, perché le persone entrano in contatto con la tua verità e a quel punto la amano o la odiano. E quando si riconoscono in te, non sempre a loro piace quello che vedono. Il video ha avuto un notevole impatto anche perché ha fatto sentire la gente a disagio. Il modo in cui ho tenuto i miei occhi fissi sulla camera mentre mi cucivo la bocca, per esempio, ha fatto torcere lo stomaco a molti. Ma era quello l’intento, quello il messaggio: “siamo entrambi testimoni di questa realtà. Io sto facendo questo, per aiutare. Tu che farai?”.
A parte le minacce, in che altro modo si è espressa l’ostilità che hai ricevuto?
C’è tutto il capitolo degli online haters. Questo è un campo da gioco completamente diverso, che non posso dire di comprendere. A quanto pare la cosa più facile, oggi, sembra essere vomitare le proprie frustrazioni nella sezione commenti dei social, distruggendo persone che non si conoscono. È di fatto cyberbullismo, ma chi lo pratica non ammette quasi mai le sue responsabilità. Ed è anche peggio quando gli attacchi arrivano dalla tua stessa comunità, dalle persone per cui stai combattendo.
Capita spesso?
Ogni artista, non importa quanto grande, deve imparare a confrontarsi con tutto questo dal momento in cui finisce sotto i riflettori. Se una persona si espone pubblicamente molti si sentono autorizzati ad attaccarla perché “se vuole fare questa vita, deve anche accettarne le conseguenze!”. Purtroppo gli artisti più sensibili non sanno gestire la cosa e fanno un passo indietro per non esporsi. Sta succedendo spesso. Ormai siamo così abituati a essere giudicati da non renderci conto del fatto che inconsciamente alteriamo noi stessi e il modo in cui ci presentiamo e tutto per qualche like su facebook, qualche feedback su yelp, grindr, scruff o tindr, per qualche follower o qualche retweet.
Tu come vivi tutto questo?
Questa è una delle ragioni per cui ho smesso i djset, non voglio più essere demolita in rete dopo aver passato una notte meravigliosa, piena di centinaia di persone felici di ballare. Ci sarà sempre qualche vacca frustrata che ti garantirà il linciaggio il giorno dopo, magari perché l’hai succhiato al suo ragazzo due anni prima. O perché non hai voluto passare il suo brano. O perché pensa di poter fare meglio di te, anche se nessuno vuole ingaggiarla. Oggi gli artisti sono perennemente esposti alle invettive di una serie di “critici” che potrebbero non aver mai toccato un libro o guardato un film che davvero meritasse. E questi stronzi sono RUMOROSI, quando non amano qualcosa.
Ti hanno mai attaccata fisicamente?
Da adolescente sono stata pestata perché gay più o meno ogni settimana, dall’età di tredici/quattordici anni fino a quando non ho lasciato la mia città natale, a sedici.
Da quando mi sono trasferita a Berlino non ho più avuto problemi, ma questo dipende anche dal fatto che con l’esperienza inizi a valutare il tuo ambiente in modo diverso, impari a mimetizzarti e a prendere rapidamente decisioni allo scopo di tirarti fuori da situazioni potenzialmente pericolose. Come ad esempio quando salti fuori dall’S-Bahn all’ultimo secondo perché sai che succederà qualcosa di brutto, se non lo fai.
Nel 2012 hai pubblicato il tuo primo libro, “Tragisch Aber Geil”. Di che parla?
“Tragisch, aber geil” è un’autobiografia e parla di come sono cresciuta, ho iniziato a esplorare la mia sessualità, ho incontrato le droghe e la scena gay di Francoforte, mi sono trasferita a Berlino per diventare ciò che sono oggi e include storie divertenti sul sesso, i miei eccessi, il desiderio e la vita, ma anche la morte. Parla di come ho preso l’HIV e di come ci convivo, di come ho trovato e perso l’amore. È un libro-verità, se mai ce n’è stato uno.
Il tuo “coming out” come persona sieropositiva è stato totalmente coerente con il tuo modo di vivere. Com’è maturato?
Non ho mai davvero fatto “coming out”, sono sempre stata diretta, nel libro dico chiaramente di essere sieropositiva e ho rilasciato diverse interviste in cui ne ho parlato. Quando nel 2013 Romina Langenhan mi ha contattata per lo speciale “World aids day”, che stava curando come parte di una serie chiamata “Ich bin” , sono stata felice di condividere la mia storia. Molti l’hanno visto come un “coming out”, ma in realtà non lo era. Puoi trovare lo speciale su youtube, è un bellissimo film breve. Solo le luci, sono “criminali”…
Non rimpiango di aver scelto di essere esplicita riguardo alla mia condizione e penso che se lo fossero tutti non dovremmo fronteggiare lo stigma sociale che è ancora innegabile. Va anche detto, però, che alcuni non hanno oggettivamente la libertà di essere spudorati come me. Ognuno ha la sua storia e io la rispetto.
Prossimi passi?
Al momento sto lavorando molto, cerco di rendere le persone un po’ più belle, se ci riesco. Barbie è passata un po’ in secondo piano, almeno per quanto riguarda il suo contributo alle finanze di casa!
Mi prenderò un po’ di tempo per capire quali saranno i miei prossimi progetti. Mi piacerebbe ancora fare tv e sogno sempre di avere uno spazio tutto mio, un giorno, ma vedremo. Sono curiosa quanto te di scoprire quello che succederà…
La Drag Queen Barbie Breakout si cuce le labbra per protestare contro le leggi anti-gay di Putin
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