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NPD: rinnovata la proposta di divieto per il partito nazional-popolare tedesco

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© manifestanti dell’NPD / Reuters

di Emanuela Barbiroglio

Se il partito Nazionaldemocratico tedesco (Nationaldemokratische Partei Deutschlands, NPD) verrà proibito, è ancora tutto da vedere.

Intanto qualcosa si muove.

Fondato nel 1964 dopo la dissoluzione del neonazista Partito Socialista del Reich, a sua volta nato nel 1949, i membri sono considerati i principali rappresentanti dell’estrema destra dalla fine della Seconda guerra mondiale. Nel 2011 i conservatori populisti della Deutsche Volksunion si sono uniti a loro.

Il nome può ingannare, ma tutti sanno di cosa si tratta.
Loro si configurano come un partito nazional-popolare, attento ai temi sociali di interesse comune. Immaginano lo Stato come l’erogatore di servizi pubblici, valorizzano l’identità tedesca, sottolineano l’importanza del lavoro e vogliono tutelare le famiglie numerose e le fasce più deboli della popolazione, quali gli anziani.
Gli oppositori lo definiscono un partito filo-nazista, nemico delle minoranze religiose ed etniche, dannoso anche da un punto di vista economico e nient’affatto democratico.

Alle elezioni del 2013 hanno ottenuto le percentuali di voto più alte (3,3 3,2 e 2,7 per cento) rispettivamente in Sassonia, Turingia e Meclemburgo-Pomerania Anteriore.

Grazie alla dichiarazione di incostituzionalità delle soglie di sbarramento, dal 2014 Udo Voigt siede nel Parlamento Europeo.

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© Udo Voigt rappresentante dell’NPD / Reuters

Non è una novità: l’euroscetticismo si sta diffondendo e cresce il successo dei movimenti neonazisti, in Germania come in Francia o in Grecia. La loro presenza spaventa e imbarazza. Le denominazioni dietro cui si celano non fanno presagire niente di buono, ma ne garantiscono la presenza sul panorama politico.

Più volte si è cercato di impedirne l’operato dichiarando l’NPD illegale, sempre senza riuscirci. La prima richiesta risale al 2003, quando però fu respinta proprio perché di fatto non era stata divulgata nessuna attività criminale.
È arrivata da pochi giorni l’ennesima proposta di proibire l’esistenza dell’NPD e questa volta i garanti della Costituzione pare che abbiano ben 11 infiltrati nei vertici del partito. Secondo il settimanale “Der Spiegel”, gli informatori sarebbero tra i quadri del consiglio federale e delle associazioni regionali.

A questo risulta da una lettera del procuratore del Consiglio Federale alla Corte costituzionale federale, i nuovi agenti sotto copertura sarebbero stati installati alla testa dell’NPD per rivelare le reali intenzioni dei politici.

Ma ancora si discute se impegnare i giudici in questa procedura sia davvero utile e il Senato chiede che vengano presentate prove inconfutabili di incostituzionalità.

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