Unconventional Berlin Diary: Ciao Charlottenburg, benvenuta Friedrichshain
Giornate frenetiche, giornate di trasloco. Stiamo per lasciare Charlottenburg e questo riempie di gioia il mio coinquilino e chitarrista, per il quale spostarsi a Friedrichshain equivale a far salire la serotonina da un livello Ian Curtis a un’impennata “salsa e merengue”.
Io sono felice di trasferirmi in una casa più grande e più bella a dieci minuti da Alexander Platz, ma ricorderò sempre con affetto Kamminer Straße, il parco dello Schloss, la chiesa moderna in cui non sembra mai entrare nessuno e tutto quello che mi ha visto iniziare il mio rapporto fisico con Berlino, città che in ogni caso ho sempre avuto dentro, come una categoria dello spirito.
Certo, le cose stanno decisamente cambiando per il meglio. Intanto andremo ad abitare proprio sotto l’appartamento di alcuni cari amici e considerando che ho imparato a dare priorità assoluta agli affetti, direi che questa è la cosa più importante, per me. E poi saremo più vicini a tutto e non dovremo attraversare la città per guadagnarci il nostro “chili con carne” quotidiano, per fare le prove, per raggiungere i cineclub o i locali che amiamo di più, per andare a vedere gli amici che si esibiscono come musicisti, come performers o come sfrontati polimorfi.
Wolfie, ad esempio, suonerà a breve all’Urban Spree e sapere di poterci arrivare a piedi o comodamente in tram fa tutto un altro effetto, adesso. Da Charlottenburg sarebbe stata una Eneide.
Oltre ad apprestarsi a dilagare sul palco con tutto la sua furiosa bellezza, Wolfie coglie l’occasione anche per trasferirsi definitivamente a Berlino, in un appartamentino in zona Ostbanhof.
Saremo vicinissime, più vicine di quanto saremmo state ove fossi rimasta dov’ero e infinitamente più vicine di quando vivevamo a 70, 600 o 1000 chilometri… disse Capitan Ovvio, galoppando verso il tramonto con monsieur Lapalisse.
Ad ogni modo, nonostante la distanza variabile divenuta costante del nostro rapporto, non riesco a pensare a due persone che, negli anni, siano state più vicine di noi.
Sul pavimento della nuova casa abbiamo trovato una siringa, fortunatamente non ipodermica e quindi “sospetta”. La mia coinquilina (nonché fratello in genderfluidity e culto riformato di Lino Banfi) è convinta che fosse una siringa da piante. Ma considerando che qualche giorno fa ipotizzava di farsi cremare e spargere nel terriccio di una kenzia da regalare agli amici, la sua supposizione appare chiaramente influenzata dal terribile demone del giardinaggio.
Ad ogni modo le ho detto che non terrò la kenzia con le sue ceneri. Sono priva di pollice verde e la farei morire due volte.
È molto meglio che se ne occupi il mio chitarrista, riuscito nell’intento di far germogliare del basilico sul davanzale di casa nostra, normalmente illuminato quanto un loculo in una giornata di pioggia molto fitta.
Se anche lui rifiuterà l’omaggio, proveremo con Free Your Stuff Berlin.
♠ Colonna sonora: “Heart-on”–Katastrophy Wife♠
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Lucia Conti
Lucia Conti ha collaborato con diverse webzines, curando rubriche di arte, cinema, musica, letteratura e interviste. Per “Il Mitte” ha già intervistato, tra gli altri, due sopravvissuti ad Auschwitz-Birkenau e Buchenwald e ha curato un approfondimento sull’era della DDR, raccogliendo testimonianze di scrittori, giornalisti, operatori radiofonici e musicisti. Ama visitare mostre e chiese in tutta Europa, con una particolare predilezione per Bruegel, Van Gogh e Caravaggio e per l’architettura gotica. Tra i registi apprezza in modo particolare Bergman, Wiene, Kitano, Fellini e Lars von Trier e adora l’ultimo Polanski. Per quanto riguarda la letteratura ha una vera ossessione per Kafka e in particolare per “La metamorfosi”, che ama rileggere a cadenza regolare e che produce su di lei uno stranissimo effetto calmante. Privatamente scrive cose che poi distrugge. Con il nome d’arte di Lucia Rehab è frontwoman della band Betty Poison, di cui a volte ha documentato i tour negli USA, in Europa e in Giappone. Attualmente vive e resiste a Berlino.