di Lucia Conti
In base a quanto dichiarato dal ministero della Difesa degli Stati Uniti sarebbe stato ucciso da un raid aereo americano l’ex rapper tedesco Deso Dogg (vero nome Denis Mamadou Gerhard Cuspert), unitosi all’Isis nel 2012 e operativo prima in Egitto e poi in Siria, dove aveva cominciato a reclutare militanti europei. Nel novembre del 2014, il dipartimento di Stato americano aveva confermato la sua presenza in un video di propaganda in cui l’uomo sollevava la testa mozzata di quello che sosteneva essere un oppositore dello Stato Islamico.
Nato nel quartiere berlinese di Kreuzberg da madre tedesca e padre ghanese, Cuspert aveva raggiunto l’apice della popolarità come gangsta-rapper dopo aver accompagnato DMX nel suo tour mondiale. Convertitosi all’islam radicale in seguito a un grave incidente automobilistico e all’interazione con un predicatore salafita, Abou Maleeq, aveva infine giurato fedeltà ad Abu Bakr al-Baghdadi, leader dell’Isis. Dopo aver guidato un gruppo filo-jihadista tedesco che operava con il nome di Brigata tedesca di Millatu Ibrahim, era riuscito infine a diventare, in soli quattro anni – come riportato dalla Verfassungsschutz (Ente Federale per la Difesa della Costituzione) – un terrorista di rilevanza mondiale.
In un video recente sosteneva di essere in procinto di organizzare in Germania un attentato simile a quello avvenuto nella redazione di Charlie Hebdo in Francia. Su immagini di bombe assemblate, pistole preparate e avvenute esecuzioni, inclusa quella di Moath al-Kasasbeh – il pilota giordano bruciato vivo dall’Isis – Cuspert scandiva “in Francia abbiamo agito, ora vogliamo il vostro sangue”. Nello stesso video cantava passaggi del Corano che incitano allo sterminio degli infedeli e invitava i musulmani occidentali a unirsi a lui.
Per la sua padronanza dei media e la capacità di fare appello ai più disillusi tra i giovani proponendo loro un’alternativa ideologica, Cuspert è stato spesso paragonato al ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. Colpito mentre si trovava a bordo di un pick-up, l’ex rapper trentanovenne, che aveva adottato il nome di battaglia di Abu Talha al-Almani, sarebbe morto il 16 ottobre tra Raqqa e Al Tabqa (Siria).