di Sara Bolognini
Era il 14 luglio scorso e un paio di amiche erano venute a trovarmi dall’Italia. Stavamo passeggiando per Rigaer Straße, alla ricerca di qualcosa da fare durante un tiepido giovedì sera. La zona era più affollata del solito e gruppi di persone chiacchieravano sul ciglio del marciapiede o si radunavano all’entrata degli Späti. Mi sono decisa ad avvicinarmi a una coppia di amici per chiedere cosa stesse succedendo e se ci fosse qualche evento particolare in zona. Mi hanno risposto che nel bar della casa occupata che si trova a Rigaer Straße 94 si stava festeggiando perché la polizia se ne era andata. Io e le mie amiche ci siamo addentrate nello squat: la musica era allegra e tenuta a basso volume, dei ragazzi vendevano birre dietro ad un tavolo improvvisato, la gente sedeva sorridente sul pavimento polveroso.
Dopo settimane di scontri la questione legata a Rigaer 94 sembra aver preso una nuova piega in tribunale. I primi di luglio si è infatti concluso il processo e il giudice ha riconosciuto che la legge era dalla parte degli abitanti dello squat e che lo sgombero del piano terra, avvenuto il 22 giugno, era stato in realtà illegale. Il proprietario della casa pare non avere inviato la notifica di sfratto nè prodotto in udienza un rappresentante, non lasciando quindi al giudice altra scelta che quella di pronunciarsi a favore degli occupanti dello squat. L’arrivo dell’ufficiale giudiziario ha dato il via alle celebrazioni, la polizia ha dovuto ritirare le barriere di fronte all’edificio, i residenti sono stati autorizzati a cambiare le serrature e Lukas Theune, l’avvocato difensore della comune, ha annunciato che le porte erano di nuovo aperte.
Nel frattempo, due attivisti mascherati hanno letto al megafono un comunicato per la stampa e per gli astanti: “Se il senatore dell’interno Frank Henkel chiama Rigaer Straße uno spazio senza leggi, lo prendiamo come un complimento… è stato lui ad aver regolarmente mandato i suoi uomini qui, portando violenza e repressione all’interno dell’intera zona, non noi”. Alcuni politici dell’opposizione hanno ventilato l’ipotesi che, visto l’epilogo giudiziario, i 300 agenti che hanno protetto i muratori durante lo sgombero potrebbero forse non aver agito in piena conformitá con le leggi vigenti, ma a questo la polizia ha subito replicato sottolineando come il giudice non abbia riscontrato alcuna illegalità nella condotta delle forze dell’ordine.
Frank Henkel ha ribadito il concetto in modo reciso, “le operazioni sono state effettuate in applicazione delle norme di legge e hanno avuto come scopo la difesa dei muratori e la prevenzione di ogni pericolo”.
Il ministro federale degli interni Thomas de Maiziere ha dichiarato che questo verdetto non cambierá la situazione e di non avere intenzione di negoziare con persone violente. Persino Angela Merkel è stata chiamata ad esprimere la sua opinione. La cancelliera sembra essere piú propensa al compromesso e con squisita diplomazia propone il dialogo, oltre al rispetto della legge, come soluzione all’intricato problema.
La situazione é infatti piú complicata di quel che sembra, in quanto nessuno sa chi sia il vero titolare della proprietá, venduta nel 2014 a una societá britannica, la Lafone Investments Limited. L’azionista rappresentante della societá è l’avvocato John Dewhorst, che tuttavia dichiara di non essere il padrone. Il vero proprietario sembra restare, insomma, anonimo. L’edificio ha iniziato ad essere occupato dagli attivisti della sinistra berlinese nel 1990, che a partire dal 1992 hanno peró concordato di versare una quota d’affitto.
L’avvocato della Lafone Investments Limited si è rifiutato di presenziare al processo, sentendosi minacciato dalla violenza degli anarchici di Rigaer94, dopo che un incendio è stato appiccato ad un’auto parcheggiata di fronte all’edificio in cui si trovava. Quello che resta da fare è aspettare nuovi sviluppi legati a questa storia che si dilunga da ormai molto tempo, sperando che la violenza smetta di contaminare una scena cosí bella e solidale come quella delle comuni di Berlino.