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Buon 60° compleanno, Herr Wowereit!

Klaus_Wowereit_2012
© Superbass / CC-BY-SA-3.0 (via Wikimedia Commons)

di Valerio Bassan

Il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, compie oggi 60 anni. Nato nella capitale tedesca il 1 ottobre 1953, l’uomo forte della SPD ha trascorso un quinto della sua vita governando questa città. Tre mandati consecutivi, per un regno ultra-decennale cominciato nel 2001.

Nel bene e nel male, Wowereit ha segnato la storia di Berlino: la sua gestione politico-economica ha avuto ripercussioni pesanti sulle casse della città, ma ha il merito di averla trasformata da città in via di guarigione a metropoli di richiamo internazionale, proiettandola nel nuovo millennio. Fu lui a dire di voler costruire una città “povera, ma sexy”: una promessa, senza dubbio, mantenuta.

«Ha un’ambizione sfrenata e una grande fiducia in se stesso», ha spiegato il gastronomo Hans-Peter Wodarz alla Berliner Zeitung. È vero: fu quella stessa fiducia a spingerlo, poco prima delle elezioni del 2001, a dichiarare apertamente la propria omosessualità durante un comizio, con la celebre frase “Ich bin Schwul, und das ist auch gut so” (“Sono gay, e va bene così”).

La travagliata storia personale e familiare di Wowereit permette di capire il suo approccio ottimista e positivo verso le difficoltà: cresciuto senza padre, sin da piccolo ha dovuto occuparsi del fratello, paralizzato, e della madre, malata di tumore. Una persona che «sempre un orecchio aperto alle richieste, e un grande cuore», come ha spiegato Wodarz.

Non tutti, però, condividono questo pensiero. Complice anche la vicenda legata all’aeroporto di Berlino-Brandeburgo, con il passare del tempo il consenso attorno alla figura del primo cittadino berlinese è andato declinando. Spazzando via anche gran parte delle ambizioni di carriera federale (nei suoi anni d’oro, Wowereit sembrava lanciato verso una candidatura al Cancellierato).

Wowi, come lo soprannominano i berlinesi, è sempre stato una personalità mediatica forte. In questi ultimi anni, per capirci, ha accolto attori americani al Rathaus, ha benedetto la sua raffigurazione nel Museo delle Cere, ha partecipato come attore in film e fiction, ha scritto un libro di risposta a Thilo Sarrazin (“Mut zur Integration: Für ein neues”), ha incontrato la regina Elisabetta, ha proposto Berlino per le Olimpiadi 2024.

Una personalità esuberante, ma mai sopra le righe. Un uomo di cultura, che sulla cultura come strumento di elevazione sociale ha sempre puntato molto; la sua Berlino è una Berlino frizzante, ottimista, spendacciona, assai poco tedesca. Una Berlino che ha cambiato pelle e, in parte, anima: Wowereit è sicuramente uno dei maggiori artefici del processo di gentrificazione che da anni sta attraversando la città, causando conflitti sociali tutt’ora irrisolti.

Non sempre, inoltre, le sue scelte sono parse lungimiranti. La sua ignavia su questioni scottanti come la chiusura del Tacheles, o i suoi continui dietrofront durante le proteste contro l’abbattimento di una sezione dell’East Side Gallery, ne hanno sicuramente inviso l’operato ad una parte dei cittadini berlinesi. Nel 2013, il gradimento nei suoi confronti è sceso ai minimi storici.

Attualmente, in attesa di risolvere una volta per tutte l’annosa questione dell’aeroporto, Wowereit si trova davanti una serie di sfide ancora da vincere. Negli anni rimasti del suo ultimo mandato, il Bürgermeister dovrà riuscire a governare con intelligenza, continuando lungo la strada d’innovazione tracciata in questi anni e cercando allo stesso tempo soluzioni a questioni di grande peso sociale come il caro-affitti e l’immigrazione.

Spegni in fretta le tue sessanta candeline, Wowereit. Berlino, oggi, ha ancora bisogno del suo sindaco.

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