Il cantiere dell’Europaviertel: un progetto rischioso
Francoforte – Milioni di persone escono la mattina, fanno colazione con brioches e caffè al bar sotto casa, comprano la gazzetta, o qualche altro giornale, dall’edicola all’angolo e iniziano la giornata. Senza accorgersi hanno contribuito a mantenere vivo il loro quartiere.
A Francoforte, accanto a Gallus, quartiere con un melting-pot unico, è nelle fasi finali della sua realizzazione l’Europaviertel. La nuova zona è stata realizzata su di un terreno vergine di 145 ettari. Gli scopi erano la costruzione di nuovi alloggi per ospitare 30.000 persone e il collegamento urbano tra le tre zone adiacenti della città: la fiera, Gallus e Bockenheim. Il risultato è una serie di palazzi semi identici privi di carattere architettonico che si ripetono senza sosta. Luoghi di ritrovo sociali o attività non sono state previste, perciò farà affidamento sui servizi già presenti nei quartieri limitrofi.
Ai futuri abitanti è stata concessa la presenza di una scuola, un asilo, due ristoranti, un supermercato e qualche negozio di minore importanza. Il rapporto tra le persone residenti, 30.000, e i servizi offerti non può che apparire spropositato. Unica consolazione una linea della metropolitana e un’apposita linea di autobus permetteranno un rapido collegamento con il centro città.
I committenti hanno lottato con tutte le loro forze per realizzare un progetto che, non solo remasse contro tutti gli studi e le teorie della moderna urbanistica, ma che anzi accogliesse l’idea teoricamente affascinante ed effettivamente non realizzabile di Le Corbusier per Ville Radieuse. Egli voleva realizzare un nuovo quartiere che permettesse di esaltare l’individualità tramite simmetria, standardizzazione e ordine. Sembra la descrizione di un ideale perfetto, peccato che questo principio applicato alla realtà non abbia mai funzionato in nessun luogo.
In tutto il quartiere non è stato lasciato nemmeno un vuoto urbano (un terreno dallo scopo indefinito) che permetta, una volta attivato interamente il quartiere, di capire le dinamiche e gli effettivi bisogni dei residenti, in modo tale da porre rimedio a eventuali errori o mancanze non prevedibili in fase progettuale.
Il parco Europa, progettato dalla società Aurelis, principale investitore, dovrebbe essere il cuore del progetto e cura a tutti i mali, ma rischia di diventare più che altro una prateria dove non sono previste attività sociali.
Il risultato d’operazioni di questo tipo è sempre incerto. Ai posteri l’ardua sentenza, ma l’amministrazione dovrebbe guardarsi dal rischio di creare delle barriere invisibili che non consentano agli abitanti di vivere il quartiere ma solo di popolarlo, di viverci come roboto per conservare le emozioni per altri luoghi e in altri momenti.
Stefano Brambilla
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