L’attore di Baywatch a Berlino per salvare l’East Side Gallery
di Dario J. Laganà
In Italia è conosciuto principalmente perché parlava alla sua macchina nera Kitt in Supercar o per la serie di Baywatch dove interpretava Mitch Buchannon. Ma David Hasselhoff, in Germania, è stato molto popolare anche come cantante alla fine degli anni ‘80, proprio nel periodo in cui cadde il Muro di Berlino.
Il legame con il Muro arriva con la canzone e l’omonimo album “Looking for Freedom”: un pezzo di grande successo che rimase per ben otto settimane al primo posto della classifica di vendita in Germania Ovest. Nel Capodanno del 1989, dopo il crollo della cortina, Hasselhoff tenne un concerto celebrativo.
Ieri l’attore è tornato a Berlino per manifestare a modo suo la sua contrarietà alla demolizione dei 33 metri di Muro per la costruzione di appartamenti di lusso. Dopo una conferenza stampa tenutasi allo YAAM, David ha fatto un giro per l’area della Gallery, è salito su un furgone giallo con un sound system ed è partito alla testa di un corteo che ha costeggiato la più lunga sezione di Muro ancora rimasta a Berlino.
Ed è stato un vero bagno di folla, con centinaia di persone arrivate da tutta la città. Un carnevale un po’ trash un po’ retro, dove la gente ridacchiava divertita. Ad un certo punto, poi, ecco i fan: quelli che le canzoni le sapevano, che si erano portati il poster da firmare, il regalo da dargli, il vinile anni ‘80 originale e non ultimo anche il salvagente rosso tipico di Baywatch. Hasselhoff, ovviamente, non si è fatto pregare.
Tra la folla alcuni cartelli tra cui spiccava un “Don’t Hassel the Hoff” (che è anche il nome della sua autobiografia), un gioco di parole sul non farlo arrabbiare, riferito probabilmente sia al Muro, ma anche ad una reputazione passata considerata poco amichevole.
Dal furgone ha iniziato a ricordare alla folla quanto fosse importante il Muro, quanto quella lunga fila di cemento fosse il ricordo della strada della Germania verso la libertà. Da lì il passo è breve e ha iniziato a cantare la sua “Looking for Freedom”, a cappella, senza musica e c’è stato chi, tra la folla, l’ha seguito e gli lo ha aiutato sul ritornello.
Un ragazzo ha poi deciso di salire sopra al Muro e di percorrerlo seguendo dall’alto la manifestazione, forse per vedere meglio il suo beniamino, forse per ricordare a questa generazione le grandi imprese di John Runnings, che sul Muro ci aveva camminato armato di mazzuola quando la città era ancora divisa e quando atti del genere costavano mesi di carcere, se non la vita.
Difficile dire se questa domenica porterà un qualche risultato sul piano concreto dello stop ai lavori e all’abbattimento del Muro, dato che le soluzioni più accreditate parlano di un ingresso all’edificio diverso da quello originariamente pensato, un modo per aggirare il problema. Come se effettivamente il problema fosse solo il Muro e non l’insana idea di costruire proprio sulla Striscia della Morte o del continuare a sfruttare ogni angolo di una città che è stato un cantiere aperto inesorabile dal ‘45 ad oggi.
Sicuramente è stato uno spettacolo insolito e a tratti divertente. Ma se serve a svegliare le coscienze, ben venga.
La galleria completa delle foto è disponibile qui:
http://www.elephantinberlin.com/2013/03/david-hasselhoff-berlin-wall-17th-march.html
Dario-Jacopo Laganà è un fotografo italiano residente a Berlino e cura un suo Blog fotografico personale in inglese sulle aree meno conosciute della città, sui suoi palazzi e sulle relazioni con la storia moderna della Germania.
Blog: http://www.elephantinberlin.com
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/elephantinberlin
Che mi tocca legge: “L’INSANA IDEA DI COSTRUIRE PROPRIO SULLA STRISCIA DELLA MORTE”… ma perché? Potsdamer Platz è stata costruita sul prato dell’amore? e i restanti 170 e passa kilometri non sono stati in gran già parte edificati? quindi il senato di Berlino ha avuto fino adesso solo insane idee?
Basta con questi articoli tristissimi!
Mitch di Baywatch che vuole salvare il muro di Berlino è un buon motivo per picchiare gente a caso (cit.)
Ok a salvare dei pezzi di muro (non tutto però), sono la storia e la memoria di questa città. Anche perchè basta guardare il progetto per capire che si può fare anche senza demolire quel pezzo di muro. Ma bisogna essere coerenti, dove stava tutta questa gente quando scrivevano le loro iniziali e frasi stupide sulla Est Gallery? se la Est Gallery va preservata, allora va preservata anche come galleria d’arte. Più tempo passa più non vale la pena andare a visitarla, sono riusciti a rovinare anche le opere più famose come il Bacio o la Trabant. Che vergogna!!!