Controlli antiterrorismo in tutta l’Assia. I dettagli scatenano nuove polemiche

controlli antiterrorismo

polizei

di FM

Un mese all’insegna della sicurezza e del controllo in tutta l’Assia. Il “tour de Force “contro i movimenti salafiti e possibili cellule islamiste è partito da Offenbach, Darmstadt, Limburg e Wiesbaden, con un impiego di polizia che ha raggiunto le 1100 unità. Sono stati ispezionati 38 appartamenti, negozi e moschee e sequestrati 28.000 euro in contanti, più di 100 dvd contenti materiale che promuove l’ISIS in tutta la Germania.
L’azione contro i presunti terroristi mette in luce la situazione attuale in Germania, relativamente al pericolo del fondamentalismo islamico sul suolo tedesco. Le forze di polizia segnalano lo stato di emergenza e un senso di insicurezza sul territorio, confermando anche l’arresto di un tunisino di 36 anni, sospettato di aver partecipato all’attentato del museo del Bardo, in Tunisia, strage in cui morirono anche quattro italiani. Secondo il portavoce della procura di Francoforte, Alexander Bartle, l’uomo “ha costruito una rete in Germania. Il suo obiettivo era un attentato terroristico, ma ancora non aveva individuato un obiettivo preciso. Non c’era un pericolo immediato”.

Al momento emergono tuttavia ulteriori dettagli che potrebbero scatenare nuove polemiche sugli errori degli inquirenti e delle autorità tedesche, ma anche di quelle tunisine. Il terrorista era infatti già stato in Germania, per la precisione dal 2003 all’aprile del 2013 e nel 2015 era rientrato nel Paese come richiedente asilo. A Francoforte era stato detenuto per 43 giorni, già nell’agosto del 2016, per via di una sentenza del 2008 relativa a un’aggressione di cui si era reso responsabile.  Le autorità tedesche erano venute a conoscenza del mandato di arresto spiccato a Tunisi per l’attacco al Bardo e per quello a Ben Guerdane, nel 2016, in seguito al quale erano rimasti uccisi 13 agenti e 7 civili. Per un problema burocrativo, tuttavia, la Tunisia non aveva fatto pervenire alla Germania i documenti necessari durante i 43 giorni di detenzione del sospettato e l’uomo era stato rilasciato a novembre dello scorso anno. Era quindi rimasto sotto stretta osservazione della polizia fino al suo arresto, avvenuto all’inizio di febbraio. Una situazione che dimostra il clima di insicurezza e caos che si respira in seguito a questi episodi e che sembra investire i servizi di sicurezza tedeschi, ormai sempre più criticati anche dall’opinione pubblica.