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Berlino dice addio al prete che disse “no” al Muro: «Un eroe»

[© Olga Bandelowa / CC-BY-SA-2.0 / Wikimedia Commons]
La Chiesa ai tempi del Muro [© Olga Bandelowa / CC-BY-SA-2.0 / Wikimedia Commons]

È morto un altro degli uomini simbolo della lotta contro il Muro, un uomo che lottò per una vita intera contro le divisioni. Si è spento soltanto un anno dopo essersi ritirato dall’attività ecclesiastica.

Manfred Fischer, 65 anni, era il pastore che serviva messa nella Chiesa della Riconciliazione (Versöhnungskirche), la quale nel 1961 si ritrovò nel mezzo della striscia della Morte, a metà strada tra il settore sovietico e quello francese, irraggiungibile da chiunque fuorché dalle guardie di frontiera.

La Chiesa di Bernauer Straße divenne un problema crescente per la DDR, che decise di abbatterla nel 1985. Ma i governanti sovietici commisero un grande errore: convinti di confinare nel dimenticatoio uno dei simboli della resistenza, contribuirono invece alla costruzione di una leggenda.

[© Jean-Pierre Dalbéra / CC BY 2.0]
La Cappella oggi [© Jean-Pierre Dalbéra / Wikimedia Commons / CC BY 2.0]

Le immagini della distruzione della Versöhnungskirche, infatti, fecero il giro del mondo, causando indignazione e risentimento nel resto d’Europa e negli Stati Uniti. Durante tutto il periodo, Manfred Fischer rimase a difesa della propria Chiesa, lottando con grande coraggio contro gli abusi della Germania Est.

Con la caduta del Muro nel 1989, Fischer organizzò e diresse la costruzione della Cappella della Riconciliazione (Kapelle der Versöhnung), edificata sulle fondamenta della vecchia Chiesa. Il memoriale cristiano, che omaggia tutte le vittime del Muro, esiste ancora oggi, si trova in Bernauer Straße ed è visitato da centinaia di migliaia di turisti ogni anno.

Il prete è morto, ma il suo ricordo vivrà per sempre. «Solo pochi altri hanno combattuto per mantenere viva la memoria del Muro come lui», ha spiegato il sindaco di Berlino, Klaus Wowereit, ai giornali. «Dopo la riunificazione, Fischer ha fatto tutto quello che ha potuto perché i terribili ricordi della divisione non si andassero perduti».

*leggi anche: Hans-Joachim Zock è la 138esima vittima del Muro di Berlino*

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