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Così muore l’opera d’arte di BLU: che errore, Berlino

Questa notte, il grande murales doppio realizzato dallo street artist italiano Blu in Cuvrystraße a Berlino, è stato cancellato.

Le due opere d’arte Brothers e Chain, portate a termine dal marchigiano a più riprese tra il 2007 e il 2008, erano uno dei punti di riferimento della scena street di Berlino, ed erano diventate negli anni un simbolo della lotta di Kreuzberg contro il capitalismo.

La cancellazione è diretta conseguenza dei lavori di costruzione che coinvolgeranno nei prossimi mesi l’area dove sorgeva fino a pochi mesi fa la Cuvrybrache, un piccolo “villaggio autonomo” sito a ridosso della Sprea e occupato a lungo da creativi e senzatetto provenienti da tutto il mondo.

C’è mistero su chi abbia effettivamente portato a termine la cancellazione delle opere: secondo una teoria che si sta diffondendo in rete, l’atto potrebbe essere stato commissionato dallo stesso Blu in segno di protesta contro l’edificazione dei palazzi di lusso prevista nell’area.

blu

Il progetto sotto accusa, che prevede la costruzione di 250 appartamenti, un Kindergarten, un supermercato e una terrazza affacciata sul fiume, porterà alla ristrutturazione dei due edifici dove Blu aveva realizzato i celebri murales: il primo raffigurante un uomo senza volto i cui polsi sono incatenati da orologi dorati, il secondo che ritrae due uomini capovolti intenti a togliere l’uno la maschera dell’altro (rappresentanti Berlino Ovest e Berlino Est).

Qualcuno ha provato a salvarli dalla cancellazione: il residente Jascha Herr ha raccolto oltre 8000 firme per chiedere che le due opere – tra i luoghi iconici di Berlino – venissero preservate dall’intervento delle ruspe. La petizione, però, è rimasta inascoltata.

«La città di Berlino ama promuovere la sua scena alternativa – e più nel dettaglio il valore culturale dei suoi artisti», si leggeva nel testo della petizione, «ma allo stesso tempo li lascia abbandonati a se stessi. Qui si vende agli investitori, che nei monumenti alternativi vedono solo il profitto personale. Ma l’identità culturale della città appartiene a tutti noi».

Purtroppo non è servito. E da oggi Berlino è un po’ più povera.

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