Berlino piange Abbado: «Creò un ponte tra il terreno e l’aldilà»

[ho visto nina volare on Flickr / CC BY-SA 2.0]
[ho visto nina volare on Flickr / CC BY-SA 2.0]
[ho visto nina volare on Flickr / CC BY-SA 2.0]

Un ricordo che non passa, anzi, ritrovando forza nel dolore e nel lutto. La scomparsa di Claudio Abbado, il direttore d’orchestra deceduto ieri a Bologna all’età di 80 anni, ha portato grande tristezza a Berlino, vera e propria «seconda casa» del direttore d’orchestra milanese.

Abbado, infatti, diresse i Berliner Philharmoniker, tra le più prestigiose orchestre del mondo, per dodici anni, tra il 1990 e il 2002. L’italiano raccolse l’eredità del leggendario Herbert von Karajan, conducendo i Philharmoniker nella transizione, culturale e musicale, del nuovo millennio.

Per Stanley Dodds, violinista e membro direzionale dell’orchestra, «Abbado fu una grande ispirazione per una intera generazione di musicisti. Molti di noi stati plasmati da lui nel rapporto con la musica», ha aggiunto lo strumentista australiano.

L'home page del sito ufficiale dei Philarmoniker
L’home page del sito ufficiale dei Philarmoniker

L’ultima volta che Abbado diresse i Philharmoniker fu nel maggio 2013. Ritornava a «casa» ogni anno. Quella volta, scelse componimenti di Hector Berlioz e Felix Mendelssohn. «Ogni volta che Claudio ritorna qui», si legge ancora nella presentazione del concerto sul sito ufficiale, «vuole sperimentare qualcosa di nuovo».

Al cordoglio dei musicisti si è aggiunto quello del Ministro della Cultura Monika Gruetters: «Perdiamo uno dei più grandi direttori d’orchestra europei. Ci mancherà molto», ha detto il Ministro, prima di esprimere «profonda gratitudine» nei confronti di un «artista straordinario» per il quale «non erano importanti solo le composizioni, ma anche i contesti culturali globali dei singoli periodi».

«Il suo lungo viaggio verso la cultura tedesca è stato in realtà “un ritorno”», scriveva Paolo Valentino sul Corriere della Sera del dicembre 1995. Abbado, dunque, ha lasciato un segno profondo ed esteso nell’immaginario (musicale e non) della Germania. Ma la sua impronta è destinata a perdurare, come ha spiegato Dodds: «Ha creato un ponte indimenticabile fra il terreno e l’aldilà».