Il teatro di Rosa-Luxemburg-Platz, diventato un vero e proprio punto di riferimento internazionale durante gli anni della DDR, vanta oltre un secolo di vita e di attività, confermandosi come un luogo sempre al centro della vita culturale della città. Il Volksbühne si compone di un palcoscenico principale, situato all’interno della cosiddetta “Großes Haus”, dei saloni rosso e verde (“Roter Salon”, “Grüner Salon”) dove vengono ospitati concerti che spaziano dalla classica contemporanea all’indie-rock, dal foyer delle stelle e da un quarto palco situato al terzo piano, che ospita gli studenti della scuola teatrale.
Inaugurato il 30 dicembre 1914 sull’allora Bülowplatz, il teatro era stato progettato dall’architetto Oskar Kaufmann e abbellito dalle opere dello scultore Franz Metzner. Danneggiato gravemente durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, fu ricostruito secondo il progetto ideato da Hans Richter, che apportò modifiche architettoniche sostanziali all’originale.
Dalla tradizionale impronta politica, il Volksbühne è nato come un teatro libero del popolo, supportato da un’organizzazione chiamata Freie Volksbühne e avviata nel 1892. Obiettivo dell’organizzazione è stato, fin dall’inizio, quello di proporre spettacoli e intrattenimento culturale a prezzi accessibili per tutti i cittadini.
Secondo il “concetto teatrale esteso” del Volksbühne, il programma teatrale viene integrato da concerti e manifestazioni di letteratura o di cinema; in queste occasioni anche la mensa diventa uno spazio per le prove ricco di eventi o persino scenario teatrale.
Dal 1992 il direttore del teatro è Frank Castorf, che ne ha plasmato l’anima fino alle fondamenta, portando in scena «un concetto di teatro favorevole alla sperimentazione, capace di conciliare le pretese elitarie con i mezzi espressivi efficaci sulla massa». A metà del 2017 il suo mandato è scaduto, ponendo fine ad un’era. Il successore, Chris Dercon, è stato fortemente contestato (si parla addirittura di mail piene di odio e di materiale fecale depositato davanti alla porta del suo ufficio). A settembre del 2017, un gruppo di attivisti anti-gentrificazione ha annunciato di voler occupare il teatro e sviluppare un piano alternativo della durata di tre mesi. Il Volksbühne era, in questo caso, preso a simbolo di uno sviluppo urbano legato a un’élite finanziaria, mentre gli attivisti intendevano ricondurre il teatro alla sua matrice creativa e libera. L’occupazione fu poi realmente attuata, ma interrotta pochi giorni dopo dalla polizia. Dal 13 aprile 2018, il teatro è guidato ad interim da Klaus Dörr.
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Al 1992 risale anche la creazione del logo del teatro, raffigurante una ruota con due gambe e diventato una statua collocata nella piazza antistante il teatro. Il logo porta la firma di Bert Neumann.
Il Volksbühne è celebre anche per le scritte, spesso a sfondo politico, che ne occupano la facciata. Un’installazione luminosa di neon blu raffigurante la parola OST (“Est”) campeggia sulla sommità dell’edificio.
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amici! ai festeggiamenti delle settimane scorse per il centenario si è rivisto, “inter pares” tra i molti personaggi che hanno fatto la storia del volksbuehne, l’ottimo scenografo , e in seguito anche regista, veneziano ezio toffolutti: è stato il braccio destro del maestro benno besson, sovrintendente negli anni 70-80, difficili ma anche a loro modo epici per il teatro berlinese. varrebbe la pena di sentirlo. uno degli italo-berliner di caratura internazionale degli ultimi decenni del novecento.