Vinicio Capossela: “Festeggiamo insieme a Berlino! Grazieshoen. Viel Spaß”
Dopo CCCP, Marlene Kuntz, Tre Allegri Ragazzi Morti e “Calibro 35 plays Morricone“, a chiudere in bellezza l’anno e il ciclo di concerti di artisti italiani portati a Berlino da BIS! (Berlin Italian Shows) sarà Vinicio Capossela, che l’8 dicembre si esibirà alla Kesselhaus (Knaackstrasse 97 10435 Berlin) con il nuovo tour “Conciati per le feste“.
Questo appuntamento rappresenta un’occasione unica per ascoltare dal vivo un cantautore in grado di coinvolgere completamente il suo pubblico raccontando storie ed emozioni attraverso il calore della musica. L’ingresso è previsto alle ore 19.00, l’inizio alle ore 21.00 e qui potete trovare i biglietti. Intanto, Lucia Conti lo ha intervistato.
Dopo il grande successo del tuo ultimo concerto a Berlino, torni nella capitale con “Conciati per le feste”. Che atmosfera c’è, in questo tour?
“Conciati per le feste” è un invito ad acconciarsi alle feste, a difendere una forma di innocenza e di umanità anche quando c’è poco da festeggiare.
È un concerto fatto per ballare, per abbracciarsi, per raccogliersi e per dissiparsi. Un concerto con molto swing. C’è l’atmosfera di sogno, euforia, magia e malinconia che c’è in ogni festa. Le feste di dicembre hanno qualcosa di incantato e noi cerchiamo di dare una colonna sonora a quell’incanto. Il corpo e l’anima lo mette chi ci raggiunge. Non è un concerto “sulla” festa. È un concerto di festa.
Come sono nati i brani che porterai alla Kesselhaus?
Da tanti anni facciamo concerti il giorno di Natale in un rock club in Emilia Romagna: il Fuori Orario. Abbiamo realizzato anche un film-documentario su questo, “Natale fuori orario”. In repertorio abbiamo allestito diversi brani della tradizione natalizia come White Christmas, Jingle Bell, Santa Claus is coming to town, in una versione rock ‘n’ roll e con i testi cambiati in italiano. E poi tante altre canzoni che hanno uno spirito di festa.
Lo abbiamo fatto per festeggiare Natale anche fuori dal circuito della famiglia tradizionale, per emulazione dei Pogues e di Shane MacGowan, che era nato il 25 dicembre. Ora portiamo in giro il concerto a dicembre, così, se uno non ama le feste, in una sera sola risolve il problema della cena di Natale e del veglione di Capodanno!
“Sciusten Feste n.1965” è una storpiatura di “Schützenfest”, una festa tedesca (ma non solo) che prevede una gara di tiro al bersaglio, mentre il 1965 è il tuo anno di nascita. Questo titolo è un omaggio alle tue origini tedesche?
Come dico nella canzone che dà il titolo all’album, sono figlio della migrazione pangermanica. Mi fa tanta tenerezza il ricordo di questa grande festa, intravista da mio padre in gioventù, questo grande luna park, le luci, il frastuono, mentre gli stava per nascere un figlio. La ruota panoramica sembrava una catapulta per lanciare nell’aria una nuova vita.
Non amo la Schützenfest, però è stato bello apprendere che nel verbo schützen c’è il concetto del proteggere. La mia “Schützenfesta” è un modo di proteggere l’innocenza, il senso della meraviglia, l’appartenenza all’umano.
Nel disco ci sono diversi riferimenti alla Germania, c’è lo Struwwelpeter (inquietante raccolta di fiabe per bambini di Hoffmann, ndr), ci sono filastrocche da festa della birra, c’è il conto alla rovescia in tedesco, c’è Stephan Remmler e per finire una versione in italiano di “Danke Schoen”. Volevo affiancare al mondo italo-americano, che ha dato frutti straordinari nel cinema e nella musica, un mondo italo-tedesco, che per me esprime tante suggestioni. Grazieshoen! Viel Spaß.
Le feste sono tante: sacre, profane, simboliche, catartiche… quali sono le tue preferite e in che suggestioni musicali le hai trasformate, nel tuo ultimo lavoro?
Uno dei miei “portatori di doni” preferiti l’ho già omaggiato da anni: San Nicola, il Nicolaus che dà origine a Santa Claus. Io ne ho fatto il protettore delle vittime dei propri errori.
Nel disco, e nel concerto, sono celebrati i diversi momenti, stati d’animo e personaggi della festa. La mangiata (Aggita), l’illusione (Charlie), il dies natalis (Sciusten Feste), i morti che tornano alla vita (Voodoo mambo), la spiritualità (Sopporta con me), la strage degli innocenti (Conforto e gioia), la gratitudine (Dankeschoen), l’incantesimo (Danza della fata confetto) e anche chi le feste non le sopporta e cerca di rovinarle (Il guastafeste).
Ho letto che nella genesi di questo album c’entra anche Jack Kerouac. Perché?
“On the road” è stato il libro più virulento della prima parte della mia vita. Quell’energia, quell’epica anche nella miseria, quel cercare “la perla”, senza sapere di preciso né dove, né come fosse fatta, ha segnato una fase della vita.
A un certo punto c’è la descrizione di una notte di capodanno in una tormenta di neve, questo andare da una festa all’altra, i musicisti che suonano il bebop. Ho avuto la visione che tutto dicembre dovesse passare così, da un concerto di festa all’altro, e così ho allestito il primo giro di “Canzoni per le feste”. Era il 2001. Abbiamo continuato per anni con quello stesso spirito. E nel 2020, quando anche il Natale era in quarantena, abbiamo registrato il disco. Contiene anche un brano di Tom Waits, che di Kerouac era un grande fan.
Suonerai a dicembre e il tuo album è dedicato alle feste: ci faresti i tuoi personalissimi auguri di Natale?
Auguro a tutti di apprendere il dono della gratitudine. Grazie!