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Scholz: visita lampo in Ucraina. La Germania conferma il sostegno a Kyiv

Il Cancelliere tedesco Olaf Scholz (SPD) si è recato in Ucraina per una visita-lampo, sulle cui motivazioni la stampa tedesca non ha tardato a speculare. D’altra parte, in piena campagna elettorale, a monte di un voto di fiducia e di un’elezione anticipata che si susseguiranno nei prossimi tre mesi, è inevitabile che ogni singola azione del Cancelliere venga analizzata sotto la lente della competizione elettorale e in rapporto alle scelte dell’opposizione.

Scholz in Ucraina ribadisce il sostegno tedesco e annuncia nuove forniture di armi. Preoccupa il secondo mandato di Trump

Scholz è atterrato a Kyiv lunedì mattina e il suo scopo esplicito è stato immediatamente chiaro: ribadire il sostegno tedesco all’Ucraina e chiarire che si tratta di un sostegno concreto e che la Germania è stata, è e sarà la principale fonte di supporto militare e umanitario all’Ucraina in Europa. Durante la sua breve visita, Scholz ha infatti annunciato nuove forniture di armamenti per 650 milioni di euro, da consegnare entro dicembre.

L’incontro con il Presidente Zelensky, naturalmente, ha affrontato anche il tema dei negoziati per porre fine al conflitto. L’intera visita, peraltro, va anche vista alla luce del cambio della guardia alla Casa Bianca: Zelensky sa che non potrà più contare sul supporto bellico degli USA, una volta che Joe Biden avrà lasciato il campidoglio per permettere l’insediamento del presidente eletto Donald Trump e questo, quale che sia l’apporto degli altri alleati occidentali, farà una differenza notevole nella capacità di resistenza dell’Ucraina. A Kyiv e Berlino, di conseguenza, preoccupano le recenti dichiarazioni di Trump, che in campagna elettorale aveva affermato di poter risolvere rapidamente la guerra. Stando allo storico delle sue relazioni con il presidente russo Vladimir Putin, infatti, si specula sulla possibilità che tale “risoluzione” consista semplicemente nel forzare l’Ucraina ad accettare tutte le condizioni territoriali e politiche della Russia per la fine del conflitto, dalla cessione dei territori oggetto della prima invasione fino alla rinuncia a entrare nella NATO. Queste, però, restano speculazioni, almeno fino a quando Trump non si sarà insediato e non avrà esplicitato le sue intenzioni riguardo al conflitto in Europa orientale.

Donald Trump
Donald Trump. Photo credits: EPA-EFE/ALLISON DINNER

Un tema solo europeo?

Va anche detto che la prospettiva europea su questo conflitto è molto diversa da quella non europea, come ha avuto modo di verificare di recente Scholz, durante i colloqui del G20 in Brasile. Il Cancelliere ha infatti cercato più volte, invano, di inserire la questione nell’agenda dei lavori, per poi essere obbligato a constatare che al resto del mondo questo conflitto interessa poco, perché la posta in gioco è alta, nell’immediato, soltanto per gli europei e soprattutto per i tedeschi. Sono i tedeschi a rischiare di ritrovarsi la guerra alle porte di casa e sempre i tedeschi a dover fare i conti con la crisi energetica che deriva da anni di dipendenza dal gas russo. Le priorità, negli altri continenti, sono evidentemente diverse.

Speculazioni pre-elettorali

Nel riferire la notizia della visita lampo di Scholz in Ucraina, lo Spiegel ha speculato – e non è il solo – sul fatto che quella di Scholz sia, almeno in parte, una mossa elettorale. Mentre il suo principale avversario e attuale favorito come prossimo cancelliere Friedrich Merz (CDU) lo accusa di non aver fatto abbastanza per l’Ucraina e di essere colpevolmente timoroso di fronte alla minaccia russa, Scholz accusa a sua volta Merz di essere imprevedibile e di voler giocare “alla roulette russa con la sicurezza” tedesca, ponendo un ultimatum a Putin ed esacerbando ulteriormente una situazione già pericolosamente tesa. Nel botta e risposta (questo sì, decisamente pre-elettorale) che ne è seguito, Merz ha risposto accusando Scholz di strumentalizzare la paura della guerra. A chi lo accusa di voler recuperare la sua immagine di “Cancelliere della Pace” a fini elettorali, Scholz risponde che la guerra in Europa è un tema ineludibile. “Se ne parlo, mi viene rimproverato di strumentalizzare la guerra”, ha dichiarato sabato a Berlino all’apertura ufficiale della campagna elettorale dell’SPD, ma, ha continuato, la guerra è un argomento importante: “che il Cancelliere ne parli o no.”

Critiche a Scholz anche dall’Ucraina

Sarebbe tuttavia un errore pensare che Scholz, per le sue posizioni, abbia riscosso il plauso delle istituzioni ucraine: tutt’altro. Le critiche al cancelliere arrivano anche dal presidente ucraino Zelensky e dall’ambasciatore ucraino in Germania Oleksii Makejev.

Quando, a metà ottobre Scholz aveva ospitato alla Cancelleria il Presidente americano Joe Biden, il Primo Ministro britannico Keir Starmer e il Presidente francese Emmanuel Macron, aveva anche dichiarato che presto avrebbe telefonato al Presidente russo Vladimir Putin. La telefonata c’è effettivamente stata, poco dopo, ma non ha portato alcun risultato, se non quello di spingere Zelensky ad accusare Scholz di minare gli sforzi per isolare la Russia a livello internazionale. Anche il rifiuto di fornire i missili Taurus all’Ucraina ha suscitato critiche, con l’ambasciatore ucraino Makejev che lo ha definito “un assegno in bianco per i russi”. D’altra parte, non fornire missili a lunga gittata all’esercito ucraino, dopo che gli USA hanno già autorizzato Kyiv a colpire in territorio russo con missili americani, fa parte esattamente di quella strategia di de-escalation che Scholz ha tentato invano di far apprezzare tanto ai suoi alleati quanto ai suoi oppositori, fallendo, per lo più, su entrambi i fronti.

Questa è solo la seconda visita di Scholz in Ucraina dall’inizio dell’invasione. La prima, nel giugno 2022, era stata oggetto di critiche, perché considerata tardiva rispetto a quelle di altri leader europei. Fra le speculazioni – perché, per ora, solo di questo si tratta – c’è anche l’ipotesi che il Cancelliere sia andato a testare il terreno per vagliare la disponibilità dell’Ucraina a una negoziazione con la Russia, che ponga fine al conflitto recuperando i canali diplomatici, prima che uno squilibrio di forze eccessivo, dato dal ritiro del sostegno americano, obblighi a una risoluzione più sbilanciata, più frettolosa e, soprattutto, più dannosa per l’integrità e l’indipendenza dell’Ucraina.

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