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I tedeschi sono i lavoratori meno attivi in Europa

I dati dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) evidenziano una tendenza preoccupante per la Germania: i tedeschi risulterebbero infatti i lavoratori meno attivi in Europa, con un ulteriore calo rispetto al 2020.

Secondo il quotidiano svizzero Neue Zürcher Zeitung, nonostante la diminuzione generalizzata delle ore lavorative nell’UE e negli USA, la Germania si distingue comunque per il minor impegno lavorativo.

Tra ferie e giorni di malattia, i tedeschi sono i lavoratori meno attivi nell’UE

Nel 2023, la media annuale di ore lavorate negli Stati Uniti è stato di 1810, con una riduzione di 73 ore dal 2020. In Germania, invece, sono state registrate solo 1301 ore, 76 in meno rispetto al 2020.

L’assenza dei tedeschi dal lavoro si spiega per lo più con l’aumento delle assenze per malattia e con l’elevato numero di giorni di ferie. L’Organizzazione Mondiale della Sanità riporta che, nel 2022, i dipendenti tedeschi hanno preso in media 25 giorni di malattia, cinque in più rispetto al periodo pandemico, oltre a una media di 31 giorni di ferie. Questo significa che, in media, un lavoratore tedesco è assente per malattia o in ferie per un totale di 56 giorni all’anno, un numero che supera di gran lunga quello di molti altri Paesi europei.

La NZZ commenta il risultati con un taglio decisamente polemico, definisce questi dati “incredibili”, e sottolinea che sei settimane di ferie, più altre settimane di malattia, contribuiscano a far considerare di muovo l’economia tedesca “il malato d’Europa”. Il quotidiano svizzero, tuttavia, non è il solo a commentare il fenomeno. Anche Holger Schäfer, dell’Istituto economico tedesco (IW), conferma il fatto che in Germania, nonostante l’alta percentuale di occupati, si lavori meno e di conseguenza non si sfrutti appieno il potenziale produttivo.

Schäfer non attribuisce il fenomeno alla “pigrizia”, ma a un calcolo individuale tra benefici del lavoro e costi causati dalla perdita di tempo libero. Suggerisce cioè che per molti non sia vantaggioso lavorare di più, perdendo ore da destinare alla vita privata, visto che l’onere delle tasse e dei contributi sociali sta aumentando e dunque gli eventuali guadagni aggiuntivi verrebbero in gran parte erosi dalle imposte.

Per incentivare il lavoro, l’esperto propone di adottare nuovi modelli fiscali, citando l’esempio della Svezia, che ha ridotto l’aliquota fiscale per le famiglie dal 52% al 32%, ottenendo un significativo aumento del lavoro a tempo pieno e permettendo a molte famiglie svedesi di vedere un reale beneficio economico nel lavorare di più, aumentando così la produttività complessiva del paese.

L’esponente dell’istituto economica lancia infine un monito: senza un rapido cambiamento politico, la prosperità della Germania potrebbe essere seriamente compromessa e il Paese potrebbe perdere la sua prosperità.

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