Frau Kashmir – lo stile italiano che conquista Berlino
La comunità degli italiani a Berlino sa sorprenderci e affascinarci ogni giorno, perché è composta da persone creative, intraprendenti, che si reinventano, che tentano sempre nuove strade. Per questo ci piace raccontare le loro storie: perché sono storie di successo, ma anche storie di sfide. D’altra parte, il fatto stesso di scommettere su una vita diversa, in un altro Paese, è indice di coraggio e curiosità. Quando raccontiamo una storia, poi, ci piace sapere come continua, anche dopo essere passata sulle nostre pagine. Oggi, per esempio, torniamo a parlare di un’italiana a Berlino che, ormai sette anni fa, ha iniziato a vendere cashmere in una gelateria. Ci siamo ritrovati per una chiacchierata, a distanza di qualche anno, con Cristina Dezza o, come ormai tutti la conoscono nel quartiere di Schöneberg, per la cordialità e la qualità dei suoi capi Frau Kashmir.
Sono ormai 7 anni che hai avviato un’attività commerciale a Berlino e hai fatto tutto secondo le “tue” regole: hai iniziato con un pop-up shop che condivideva lo spazio con una gelateria. Ti va di raccontarci come si è evoluta questa avventura?
Nel 2018 ho visto l’annuncio sulla vetrina di Vanille Marille, con molta emozione e un po’ di apprensione ho deciso di cominciare questa avventura. È andata bene e ogni anno si vende un pochino di più. Avere il negozio tutto l’anno diventa difficile, con un prodotto prettamente stagionale, anche a Berlino, ma da quest’anno si sono liberate due stanze nel retro del negozio, e quindi i miei clienti potranno trovarmi tutto l’anno, con la collezione estiva e il cashmere care, lavaggio ( solo dei miei golf) e riparazione dei danni da tarme. In negozio ho anche la canfora che è indispensabile per proteggere i golf da marzo a ottobre.
Da dove viene il nome Frau Kashmir?
Frau Kashmir era il nome che trovavo spesso sui sacchetti dei golf che mi portavano da riparare o per i cambi dei regali. Perfiloepersegno, il nome precedente dell’attività, era troppo difficile da ricordare per i tedeschi. Lo sapevo, ma ero inconsciamente legata al meraviglioso concept store che ho avuto a Bergamo per quasi 10 anni. Quest’anno mi sono detta che era il momento di cambiare e lasciando il logo, che ancora amo, ho cambiato solo il nome.
Quest’anno, però, chi viene da te non troverà solo maglioni e sciarpe: che novità ci sono?
Sto pensando, piano piano, di trasformare il negozio in un concept store anche in virtù della stabilità che mi offre il retro, ci sarà un‘insegna e i clienti potranno contare su orari stabiliti oppure prendere un appuntamento. Mi piacerebbe, in particolare, includere prodotti di altro genere, soprattutto oggetti di design e complementi d’arredo. Amo l’estetica per la casa, gli accessori, tutto ciò che è decorazione e stile. Sono già in contatto con diversi fornitori, con alcuni dei quali ho già lavorato a Bergamo, e spero di poter portare presto altri splendidi esempi di stile italiano a Berlino.
I tuoi clienti sono più italiani o tedeschi? E che differenze riscontri nell’interazione con gli uni e con gli altri?
Direi più tedeschi, però qualche italiano innamorato del mio cashmere c’è! E tornano tutti, sempre.
Hai deciso di lanciarti da poco in un’attività che non ha nulla a che vedere con la moda né con la vendita: ti va di raccontarci come è nata?
Quest‘anno è successo il miracolo! Ho trovato una casa meravigliosa , dopo 5 anni in una casa provvisoria, dopo aver perso la casa in cui ho abitato dal 2013 al 2019 a causa di un incendio. Questo nuovo appartamento si presta ad un’attività che ho sempre svolto con molto piacere: avere spesso tanti amici a cena!
Così ho pensato che sarebbe potuto diventare un lavoro, inizialmente pensavo di cucinare io, proprio come facevano le nostre mamme, il pranzo della domenica. Ma poi, siccome non amo improvvisarmi, ho deciso di avvalermi della collaborazione di cuochi diversi. Per cominciare, italiani: un cuoco che vive a Berlino e un cuoco che viene direttamente dalla mia amata Bergamo. Le prime cene, previste per il 10, l’11 e il 12 gennaio, avranno un menu tipicamente bergamasco. Anche i vini vengono da una piccola cantina sui colli, Pietramatta. Piccola, ma di altissimo livello. È una prova, ci sono molte realtà simili nel mondo e addirittura una piattaforma, ma a Berlino non è così usuale , nonostante l‘estensione della città.
Amo le ceramiche, le porcellane, la posateria, le tovaglie, tutto quello che concerne la tavola. Comincerò con cene per un minimo di 6 e un massimo di 12 persone, ma mi piacerebbe anche sperimentare con più gente, con cene a buffet. Sono molto aperta ad ogni richiesta. Per esempio, si potrebbero organizzare cene d’affari, in cui ci sarà molta privacy per gli ospiti, silenzio e cucina italiana – che, si sa, piace a tutti. Anche questa volta inizio con grande emozione e mi affido a cuochi esperti.
In 7 anni la tua attività si è evoluta ed è cresciuta: qual è la cosa più importante che hai imparato sul lavorare in questa città? E cosa pensi che succederà nei prossimi 7 anni?
Berlino mi ha insegnato ad essere duttile, resiliente, flessibile. Sembra un paradosso, visto che la Germania è considerata rigida e con regole ferree, ma si sa, questa città è la meno tedesca in assoluto. La multiculturalità è una delle caratteristiche principali della capitale. I tedeschi ci amano e ci apprezzano, adorano l‘Italia e tutto quello che viene dalla nostra patria. Mi sono sentita sempre molto apprezzata, sia lavorativamente che come italiana. Nei prossimi 7 anni non ho idea di cosa possa succedere, la vita ci sorprende sempre. Io non perdo mai l’ottimismo, la positività e l’entusiasmo, che, nonostante quest‘anno abbia spento 60 candeline ( incredibile), rimangono le mie qualità principali, insieme alla forza e alla tenacia. Spero che il ristorante funzioni e mi permetta di conoscere altre persone, che spesso da clienti diventano poi amici. E l’amicizia è la cosa più importante in assoluto, per me, insieme alla famiglia.