Il cliente si lamenta, il negoziante lo picchia e minaccia di accoltellarlo
C’è chi prende le critiche al proprio lavoro con umiltà e chi non le tollera. E poi c’è chi trascende, arrivando alla violenza. È questo il caso di Mohammed K., proprietario di negozi di accessori per shisha e riparazioni di cellulari a Berlino, attualmente sotto processo con l’accusa di aver orchestrato un’aggressione violenta contro un cliente insoddisfatto, Badie H., il 9 maggio 2022.
Il cliente voleva un rimborso, il negoziante lo ha picchiato insieme a dei complici
La disputa è nata quando H. si è recato in uno dei negozi di K. a Spandau, per contestare la riparazione del cellulare del fratello. Nonostante avesse pagato 80 euro per un nuovo display, dichiarava, il dispositivo continuava a non funzionare correttamente. H. ha richiesto una riparazione gratuita o un rimborso completo, mentre K. avrebbe insistito per un ulteriore pagamento di 150 euro.
Secondo l’accusa, K. avrebbe suggerito a H. di ritornare in serata per ritirare il telefono, ma al suo ritorno, H. si sarebbe trovato, di fatto, in una trappola. K., apparentemente motivato da un desiderio di “vendicare” un presunto insulto alla sua dignità professionale, avrebbe aggredito fisicamente H. con l’aiuto di complici.
La difesa: la minaccia di accoltellamento era uno scherzo
Durante l’udienza, H. ha testimoniato di essere stato colpito ripetutamente da K. e di aver sentito K. ordinare a un complice di accoltellarlo, anche se non ha visto alcun coltello durante l’aggressione. H. ha riportato contusioni al viso, al cranio e al torso, oltre a sviluppare un disturbo d’ansia post-traumatico.
Il processo a carico di K. è iniziato martedì presso il tribunale distrettuale.
Durante l’udienza, K. ha ammesso di aver voluto “dare una lezione” a H., ma ha sostenuto che l’intenzione di usare violenza e l’ordine di accoltellarlo fossero solo parte di una messa in scena, un tentativo di intimidazione. Ha descritto l’episodio come un’eccezione nella sua attività, affermando che solitamente non si verificano problemi gravi nei suoi negozi, noti per affidabilità e servizio clienti.
L’imputato si è scusato pubblicamente per l’accaduto e ha offerto un risarcimento di 3.000 euro per danni morali, nella speranza di risolvere la questione in modo pacifico. Tuttavia, il processo proseguirà venerdì, con ulteriori testimonianze e prove che potrebbero influenzare l’esito del caso.