Intervista a Teho Teardo & Blixa Bargeld, a Berlino il 10 dicembre
di Davide Rosa
Abbiamo intervistato Blixa Bargeld e Teho Teardo durante il tour europeo di presentazione del loro terzo disco, “Christian & Mauro” (Specula/Audioglobe). Il duo si esibirà a Berlino stasera, 10 dicembre 2024, salendo sul palco del Festsaal Kreuzberg. L’inizio è previsto alle ore 20:00.
Christian & Mauro. Mi chiedevo se ci fosse ancora qualcuno tra i vostri cari che vi chiama con i vostri veri nomi.
B.B.: No, se qualcuno mi chiamasse Christian probabilmente neanche mi girerei. Mia moglie ha cambiato cognome negli Stati Uniti ed anche lei e mio figlio Lukas si chiamano Bargeld.
T.T.: Neanche nel mio caso. Solo mio figlio quando vuole prendermi in giro mi chiama Mauro, talvolta Maestro Mauro che è addirittura peggio. È l’unica persona a cui è concesso chiamarmi così.
La prima volta ci siamo incontrati in occasione del vostro album di debutto, undici anni fa. Avreste mai immaginato allora che la vostra collaborazione potesse essere così longeva?
B.B.: Non lo so. Generalmente quando inizio un progetto non penso alla sua longevità né tantomeno alla sua fine, piuttosto mi concentro sulla sua possibile perpetuità.
Nel frattempo il vostro pubblico è notevolmente aumentato, avete di recente vinto il Premio Ciampi e vi aspetta un tour internazionale con ben diciotto date nell’arco di sole tre settimane.
T.T.: Si, alle spalle abbiamo mesi lavorativi molto densi e tanti progetti interessanti. Sarà un autunno pieno, iniziato con due concerti al buio al MAXXI di Roma e che proseguirà con la tournée.
B.B.: Esatto, io invece ho da poco terminato un lungo tour con gli Einstürzende Neubauten. È quasi come se dopo la pandemia ci fossimo ritrovati circondati da montagne di lavoro gigantesche da scalare. È passato molto tempo dall’ultima volta che io e Teho abbiamo fatto un tour insieme.
Che effetto ha avuto la pandemia sulla vostra collaborazione che, ricordiamolo, si divide tra Roma e Berlino?
B.B.: Abbiamo iniziato questo album nel 2018 e chiaramente durante la pandemia abbiamo dovuto bloccare i lavori.
T.T.: Questo perché noi due lavoriamo solo di persona e nella stessa stanza. Non ci inviamo alcun file.
B.B.: Si, l’aspetto personale gioca un grande ruolo tra di noi. Molti colleghi nello stesso periodo hanno iniziato collaborazioni a distanza mandandosi del materiale, ma non funziona nel nostro caso. Non abbiamo mai lavorato così ed è il motivo per cui abbiamo impiegato ben otto anni a concludere questo lavoro. Ci sono pezzi composti prima, durante e dopo la pandemia.
Devo dirvi con molta sincerità che lo considero uno dei migliori album pubblicati nel 2024. È un lavoro che investiga una dimensione quasi interscalare, sia sul piano degli argomenti trattati che su quello temporale.
T.T.: Concordo, lo è!
B.B.: Anche io sono d’accordo, è il migliore album dell’anno. Va notato che i primi pezzi che abbiamo composto, come ad esempio “Starkregen”, che dal 2018 non è cambiato quasi per niente, è molto differente da quanto scritto durante il 2020. Il materiale prodotto durante il lockdown presenta molte fratture, mentre quello più recente ha un’indole più cantabile. C’è quindi sicuramente una relazione di tipo temporale. Ricordo ancora che nel 2018 pensavo che la Brexit fosse la cosa peggiore che potesse succedere.
Non avremmo mai potuto immaginare le proporzioni delle disgrazie arrivate successivamente in effetti.
B.B.: Direi proprio di no. Dal Covid-19 all’Ucraina, fino ad arrivare alla situazione odierna. Siamo chiamati quotidianamente a confrontarci con una reale possibilità di dover affrontare una guerra. La vicinanza dei conflitti non è solo geografica, ricorre persino nelle conversazioni e sembra quasi normale ormai dover parlare di armi o strategie. Non avrei mai immaginato di assistere a qualcosa di simile nella mia vita.
T.T.: Direi che è meglio tornare a parlare del disco piuttosto.
Volentieri. Saltiamo allora da un tema all’altro, così come voi saltate dalle torte alla teoria dell’universo dodecaedrico nel brano “Dear Carlo”
B.B.: (ride) Beh, questo perché Teho mi ha detto che Carlo Rovelli fa delle ottime torte.
T.T.: Lo so perché io e Carlo abbiamo un amico filosofo in comune. Insegnano nella stessa Università e sapendo che io e Blixa apprezziamo molto i suoi libri ha deciso di presentarcelo.
B.B.: L’idea iniziale era quella di farlo partecipare al pezzo “Dear Carlo” con la sua stessa voce. In un primo momento, però, ha preferito rifiutare per ragioni personali.
T.T.: Solo dopo aver ascoltato l’album ci ha invitato le sue congratulazioni ed ha deciso di registrare delle parti audio che utilizzeremo durante i nostri concerti.
B.B.: Inoltre vorrei aggiungere che, nella stesura del testo, mi sono avvalso dell’uso di Googlies, da cui ho tratto le diverse citazioni e descrizioni dell’universo. A tal proposito, oltre alle congratulazioni, Carlo ha voluto inviarci una bellissima citazione dell’astronomo statutintense Carl Sagan:
“If you wish to make an apple pie from scratch, you must first invent the universe.”
T.T.: Una citazione perfetta per il nostro caso, insomma, ma di un altro Carlo ancora! (ridiamo)
Un altro esempio di quanto riusciate a fare dei salti temporali enormi è “Bisogna Morire”. Dal diciassettesimo secolo passate alla contemporaneità del virtuale e al suo interno c’è addirittura un frammento di “Bella Ciao”
T.T.: Il frammento di “Bella Ciao” in realtà non è da intendere come la volontà di citare quella canzone. Devi immaginarci piuttosto come due archeologi che, scavando nella struttura di “Passacaglia della vita”, hanno trovato la stessa composizione armonica di “Bella Ciao”. Era praticamente già lì e non abbiamo saputo resistere: dovevamo necessariamente farla emergere. Spero di non risultare arrogante nell’affermare che suona davvero in maniera perfetta. Non è qualcosa che abbiamo dovuto incollare su un’altra composizione. Era proprio lì.
B.B.: Durante la pandemia io e la mia famiglia abbiamo lasciato Berlino e abbiamo vissuto in Portogallo, in campagna. In questo periodo ho scoperto “Passacaglia della vita” e l’ho inserita in una cartella di canzoni su cui poter lavorare un domani. Tra il nostro primo e il secondo album abbiamo trascorso un periodo con le nostre due famiglie, in una villa in Sicilia, abbiamo ascoltato le canzoni di quella stessa cartella ed abbiamo scelto “The empty boat”, ad esempio. La “Passacaglia” era uno di quei pezzi che ci perseguitavano da un po’.
T.T.: Quasi come un’ossessione. La coincidenze interessante è che quando Blixa me l’ha fatta ascoltare, mi sono ricordato del fatto che Ennio Morricone mi ha sempre detto che avrei dovuto comporre una passacaglia. Quando gli chiesi come mai fosse così insistente a riguardo, mi disse che la passacaglia non invecchia perché non conosce il tempo. La trovo una ragione validissima.
B.B.: Inoltre una passacaglia è potenzialmente senza fine. Teoricamente si potrebbe continuare ad aggiungere versi all’infinito perché non ha un climax. La cosa divertente è stata aggiungere versi in tedesco e trovare le rime con quelli in Italiano. Un qualsiasi altro tentativo di traduzione sarebbe stato debole, per cui abbiamo deciso di procedere cosi.
T.T.: Ricordo ancora quando abbiamo scelto come primo verso quello sul Tiktok-Dancer e quanto abbiamo riso formulando il resto delle scelte.
B.B.: Abbiamo riso soprattutto nel citare addirittura il più famoso degli Schlager tedeschi degli ultimi vent’anni, una canzone di Helene Fischer:
“Start-Up CEO’s durch die Nacht und atemlos – Ich zitiere, Ich zitiere – Bisogna Morire”
Anche io ho ascoltato “Passacaglia della vita” per la prima volta in una villa in Sicilia, ricordo una splendida esibizione della soprano Anna Maria Sarra e del pianista Dario Tondelli
B.B.: Si, ho ben presente. Conosco la loro versione.
Ascoltando la vostra versione mi sono chiesto di quanti neologismi legati al mondo dei social media ci sbarazzeremo e con che velocità. Forse bisognerà riascoltarla tra venti o trent’anni. Credete che la velocità evolutiva del linguaggio odierno potrà anche liberarci da determinate strutture mentali?
T.T.: Non credo che dovremo aspettare così tanto per vedere molti termini scomparire del tutto. Nel 2018 abbiamo scrtitto la canzone “Starkregen” ed inizialmente abbiamo ragionato anche sull’espressione italiana “Bomba d’acqua”, che già ora è in disuso quando si parla dei nuovi fenomeni meteorologici estremi.
B.B.: Il problema che hai posto è di natura prettamente linguistica, ci sono due scuole di pensiero che si scontrano proprio su questo punto, con posizioni molto discordanti.
Durante il tour sarete accompagnati da altri musicisti ed un quartetto d’archi. Come avviene la preparazione a distanza del vostro spettacolo?
T.T.: Qui sto già facendo le prove con la cellista Laura Bisceglie ed il clarinettista Gabriele Coen, le parti di Blixa verranno provate ed inserite in seguito, non appena saremo tutti insieme.
B.B.: Inoltre il quartetto d’archi non è lo stesso per tutta la durata del tour, cambierà a seconda delle date. Teho e gli archi avranno di volta in volta un paio di ore per le prove, prima del vero e proprio soundcheck. Sono tempistiche intense.
Allora non ci resta che augurarvi buon lavoro, ci vediamo alla Festaal Kreuzberg
T.T.B.B.: Grazie mille, ci vediamo a Berlino.