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Artemis 2.0? Il comune contro la costruzione di un nuovo bordello a Berlino

I proprietari dell’Artemis, il noto bordello berlinese, nonché la più grande struttura di questo genere a Berlinio, hanno avviato un’azione legale contro il Land di Berlino per ottenere i permessi necessari alla costruzione di una nuova struttura. La vicenda è stata discussa già lunedì presso il tribunale amministrativo della capitale tedesca, dove si deciderà il futuro del progetto di espansione dell’Artemis.

I gestori vogliono riconvertire una struttura vicino all’Artemis, il comune nega i permessi necessari

Il progetto prevede l’apertura di un secondo grande bordello a Halensee, in un capannone industriale precedentemente adibito a enoteca, situato nelle immediate vicinanze dell’attuale Artemis. I fratelli Hakim e Kenan Ş., gestori dell’attività, avevano presentato la richiesta di autorizzazione edilizia nel 2019 al distretto di Charlottenburg-Wilmersdorf, ma il progetto è stato bloccato per motivi non specificati.

L’Artemis, aperto nel 2005, è attualmente uno dei più grandi bordelli d’Europa, con una superficie di 3.000 metri quadrati. Funziona come un club per nudisti e sauna, dove i clienti pagano un biglietto d’ingresso e lavoratrici del sesso pagano lo spazio, dopo di che le due parti possono concordare liberamente prestazioni sessuali. Le sex worker operano in regime di lavoro autonomo, gestendo in modo indipendente i loro affari all’interno del club, stabilendo tariffe e orari di lavoro in base alle proprie esigenze.

Non è la prima volta che il bordello fa causa al comune

Nel 2016, l’Artemis è stato oggetto di una vasta operazione di polizia basata su accuse di evasione fiscale, successivamente cadute in tribunale. Le accuse includevano anche sospetti di traffico di esseri umani e sfruttamento della prostituzione, ma queste non hanno trovato riscontro nelle indagini. Nel 2018, il Tribunale regionale di Berlino ha respinto il caso dell’accusa, dichiarando che non vi erano prove sufficienti. I gestori hanno quindi intrapreso un’azione legale contro lo Stato di Berlino, ottenendo un risarcimento di 250.000 euro e delle scuse ufficiali per i danni subiti – cifra che è stata poi donata in beneficenza.

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